Skov «Skov» [2019]
Recensione
Non usano certamente mezzi termini i polacchi Skov, band formatasi solamente nel 2017, che dà alla luce questo omonimo album di matrice black punk, cattivo all’ennesima potenza e risolutivo di dieci brani tutt’altro che scontati ma energici e potenti. Il combo, pur trattandosi di un’autoproduzione, offre in verità un buon risultato compositivo sia sotto il profilo strutturale, da cui si rilevano intense ritmiche affiancate da ottime soluzioni su riff che per quanto attiene il profilo della resa in generale. I brani scorrono tra variazioni ritmiche di rilievo affiancati costantemente da un rabbioso scream tutt’altro che banale ma sinergico propagantesi per l’intero lavoro. Non mancano nel corso dell’ascolto interessanti proposte più melodiche rispetto ad altre che riescono ben facilmente a memorizzarsi nella testa dell’ascoltatore sin dal primo momento. Molto acida l’apertura riservata per “ Release The Barabash”, brano dinamico e allo stesso tempo melodico, meno intenso forse del successivo “Blood And Bones”, una vera carica esplosiva vecchio punk anni ’80 coinvolgente sin dal primo istante; apertura più soft per “Mud”, brano melodico di particolare bellezza sotto il profilo compositivo; si procede poi con “ Discoball” e “Wind” due tracce nuovamente ben strutturate tra ottimi riff e annessa componente ritmica; ottima l’espressività dello scream dal sapore acido ma intenso allo stesso tempo. Ipnotica l’apertura di “Dust” tra note effettate e grinta alla massima potenza; la band non tende un solo momento a rallentare la propria infinita carica energetica e ce lo dimostra con l’eccentrica “Universal Code” un brano dalle fattezze miste, almeno in apertura tra un isterico punk ed un più sdolcinato ska, poi di seguito assorbito da una potente ritmica e da una ennesima dose di energia; punkettone per “Hollow Bricks” tirato a dovere capace di non perdere minimamente la propria fantasia tra stacchi diretti ad assetti più melodici e riflessivi; nuovo punk isterico anche per “Social Worship” e per la conclusiva “Burden Of Crowd” che ci confermano lo spessore ed il livello compositivo di questa band. Ragazzi se questa è la vostra intensità per un d’esordio, siete già sulla cresta dell’onda. Ottimo lavoro.
Track by Track
- Release To Barabash 80
- Blood And Bones 85
- Mud 80
- Discoball 80
- Wind 85
- Dust 85
- Universal Code 80
- Hollow Bricks 85
- Social Worship 85
- Burden Of Crowd 80
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 80
- Qualità Artwork: 80
- Originalità: 80
- Tecnica: 85
Giudizio Finale
82Recensione di Wolverine pubblicata il 16.09.2019. Articolo letto 1540 volte.
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