Damn City «Gold Kids» [2019]
Recensione
Dalla città del rapper Inoki, cioè Bologna, arrivano i Damn City al loro terzo album, chiamato “Gold Kings”. Un disco Rap/hardcore, come è scritto sulla loro pagina facebook con influenze rock e punk. Cioè Nu Metal, direte voi? Ni: è chiaro che i Damn City sono una band che suona i propri brani e che unisce quelle influenze riconducendo a grandi linee a quel genere, ma è anche vero che qui un terzo delle tracce è puro rap con una base suonata, e che c’è anche spazio per il punk più moderno, il metalcore in “Smokers” e il rock (invero un po’ banalotto) in “Karmageddon”.
Il risultato, pressato in circa 34 minuti, è tutto sommato non male. Un po’ scollato come influenze, visto che i DC saltano da un genere all’altro tra brano e brano, ma a grandi linee riesce a suonare ben fatto, assolutamente poco innovatore ma graziato da anni di esperienza che hanno fatto di questi ragazzi una band che sa come far saltare e cantare il pubblico, grazie anche ad un lavoro di produzione abbastanza buono. Per questo vi troverete ad apprezzare una opener “Double dragon” che si concede perfino accelerazioni hardcore e assoli di chitarra, o tentazioni jungle e industrial in “Bangarang”, oppure una “Lords of dogtown” che è il tipico Nu Metal/HC già sentito tante volte in passato, ma che comunque riesce a fare il suo porco lavoro e a farti divertire. Tuttavia, proseguendo l’ascolto del disco appaiono anche brani meno riusciti che rendono i DC una band che arriva a passare la mezz’ora di durata col fiatone, proponendoci due brani abbastanza incolori come “The great dunk” che tra l’altro sfuma nel momento sbagliato, nonché l’anonima “Monster in my pocket”. Conclude una divertente (ma anche un po’ trash) “Fresh prince”, campionamento suonato in versione rap/HC/rock della sigla di “Willy il principe di Bel Air”, non male e che funge da inno, ma che a dire la verità non aggiunge molto a quanto già detto.
“Gold Kings” dei Damn City è un album frutto di una band con esperienza, il cui voto finale rispecchia un disco discreto ma comunque di nicchia per l’estrema eterogeneità dei generi musicali, nonché per una resa altalenante di questa band nei vari generi, ma che comunque riesce a farsi apprezzare dai fans dell’hardcore ed ha il proprio pubblico proprio là. Certo, non credo proprio che sarà questo disco a riavviare il nu metal, ma comunque almeno a differenza di chi si ostina a fare solo Nu Metal non suonano troppo monodirezionali o che non aggiungono nulla di nuovo.
Track by Track
- Double Dragon 70
- Karmageddon 60
- Bangarang 70
- Lords of dogtown 70
- Metal slug 65
- The great dunk 60
- Monster in my pocket 60
- Smokers 60
- Fresh prince 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 60
- Tecnica: 75
Giudizio Finale
65Recensione di Snarl pubblicata il 28.11.2019. Articolo letto 1332 volte.
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