Turbodiesel «Petrolhead» [2019]
Turbodiesel
Titolo:
Petrolhead
Nazione:
Italia
Formazione:
Federico Balboni :: Bass, Vox
Riccardo Billi :: Guitars
Matteo Govoni :: Keyboards
Lorenzo Prezosi :: Drums
Genere:
Rock
Durata:
31' 30"
Formato:
EP
2019
Etichetta:
Autoproduzione
Distribuzione:
---
Agenzia di Promozione:
---
Recensione
Ci sono casi in cui dei debuttanti che fanno un Ep di debutto ti lasciano completamente freddo, e ci sono per fortuna casi come i Turbodiesel da Bologna che invece pur mostrando evidenti limiti dovuti all’acerbità della band inevitabile, riescono in qualche modo a lasciarti con buone speranze e qualche buona idea che ti lascia un sorriso.
Intendiamoci: “Petrolhead” dei Turbodiesel non è un capolavoro: è un compendio di canzoni rock carine ma non molto di più, penalizzate da una voce che suona bene e col giusto volume, ma che suona abbastanza confusa nel mix finale e poco nitida, dove si fa fatica a capire cosa stia cantando Federico. Non solo: l’ispirazione dei brani va e viene e varia anche da brano a brano, con certe canzoni tipo “A thousand miles” fin troppo influenzate da “The unforgiven” dei Metallica, mentre il ritornello di “Unholy hero” rovina quanto di buono fatto nella strofa, e anche gli arrangiamenti ritmici possono migliorare, i quanto un po’ statici e poco curati, specialmente nei fills. Detto questo, i Turbodiesel azzeccano invece altre idee, come la buona “Nuke ‘em all”, o come il brano più metal di tutti “Brotherhood of steel” abbastanza stradaiolo o l’andamento un po’ troppo che va sul sicuro ma comunque godibile della title track, o anche il riff iniziale di “Unholy hero”, che va a ricordarmi addirittura i Litfiba anni 90, e che non sentiamo più da un po’ di tempo.
Tante idee un po’ messe là senza troppa continuità di songwriting, tante ombre e luci, ma le luci riescono a brillare e a farmi sperare in bene per una band che non ha difetti gravi, se non quello di suonare osando poco, abbottonata e ancora con qualche problemino di gioventù ovvio. Per il futuro mi auspico una maggiore definizione del sound e cesellatura dei dettagli, ma per ora il debutto dei Turbodiesel mi è piaciuto perché è tanto onesto quanto sincero e fatto col cuore, e senza scimmiottare. Al lavoro, dunque, che in un periodo come questo dove gli Imagine Dragons sono considerati rock un bel disco più rock che metal da questi ragazzi è ciò che ci serve.
Track by Track
- Petrolhead 65
- Unholy hero 65
- Nuke em all 65
- A thousand miles 55
- Walkin on fire 60
- Juliet 65
- Brotherhood of steel 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 65
- Qualità Artwork: 60
- Originalità: 65
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
63Recensione di Snarl pubblicata il 15.12.2019. Articolo letto 566 volte.
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