Turbodiesel «Petrolhead» [2019]

Turbodiesel «Petrolhead» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
15.12.2019

 

Visualizzazioni:
566

 

Band:
Turbodiesel
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Titolo:
Petrolhead

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Federico Balboni :: Bass, Vox
Riccardo Billi :: Guitars
Matteo Govoni :: Keyboards
Lorenzo Prezosi :: Drums

 

Genere:
Rock

 

Durata:
31' 30"

 

Formato:
EP

 

Data di Uscita:
2019

 

Etichetta:
Autoproduzione

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Ci sono casi in cui dei debuttanti che fanno un Ep di debutto ti lasciano completamente freddo, e ci sono per fortuna casi come i Turbodiesel da Bologna che invece pur mostrando evidenti limiti dovuti all’acerbità della band inevitabile, riescono in qualche modo a lasciarti con buone speranze e qualche buona idea che ti lascia un sorriso.
Intendiamoci: “Petrolhead” dei Turbodiesel non è un capolavoro: è un compendio di canzoni rock carine ma non molto di più, penalizzate da una voce che suona bene e col giusto volume, ma che suona abbastanza confusa nel mix finale e poco nitida, dove si fa fatica a capire cosa stia cantando Federico. Non solo: l’ispirazione dei brani va e viene e varia anche da brano a brano, con certe canzoni tipo “A thousand miles” fin troppo influenzate da “The unforgiven” dei Metallica, mentre il ritornello di “Unholy hero” rovina quanto di buono fatto nella strofa, e anche gli arrangiamenti ritmici possono migliorare, i quanto un po’ statici e poco curati, specialmente nei fills. Detto questo, i Turbodiesel azzeccano invece altre idee, come la buona “Nuke ‘em all”, o come il brano più metal di tutti “Brotherhood of steel” abbastanza stradaiolo o l’andamento un po’ troppo che va sul sicuro ma comunque godibile della title track, o anche il riff iniziale di “Unholy hero”, che va a ricordarmi addirittura i Litfiba anni 90, e che non sentiamo più da un po’ di tempo.
Tante idee un po’ messe là senza troppa continuità di songwriting, tante ombre e luci, ma le luci riescono a brillare e a farmi sperare in bene per una band che non ha difetti gravi, se non quello di suonare osando poco, abbottonata e ancora con qualche problemino di gioventù ovvio. Per il futuro mi auspico una maggiore definizione del sound e cesellatura dei dettagli, ma per ora il debutto dei Turbodiesel mi è piaciuto perché è tanto onesto quanto sincero e fatto col cuore, e senza scimmiottare. Al lavoro, dunque, che in un periodo come questo dove gli Imagine Dragons sono considerati rock un bel disco più rock che metal da questi ragazzi è ciò che ci serve.

Track by Track
  1. Petrolhead 65
  2. Unholy hero 65
  3. Nuke em all 65
  4. A thousand miles 55
  5. Walkin on fire 60
  6. Juliet 65
  7. Brotherhood of steel 65
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 65
  • Qualità Artwork: 60
  • Originalità: 65
  • Tecnica: 70
Giudizio Finale
63

 

Recensione di Snarl pubblicata il 15.12.2019. Articolo letto 566 volte.

 

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