Mary Brain «Light After Dark» [2018]
Recensione
I Mary Brain, band modenese agli esordi, si presenta con un disco veramente inedito, Light After Dark, dalle chiare influenze classic prog, ma con intriganti e per nulla scontate sfumature. Il disco sfoggia peculiarità ed effetti speciali in ogni traccia, a partire dagli intro. Primo e lampante il grunge che apre "Anamnesis"che sfocia in un epico doom per dare seguito allo scandirsi di un prog molto intenso e persistente. "Devastation", dal netto profumo thrash che, riesumando chiaramente lo spirito Megadeth, impatta fin da subito e che sprigiona qualche nota più power sui ritornelli acuti e l'evoluzione del brano. Con la terza traccia, "Tower of Babel", si inciampa inequivocabilmente in un sound pulito ma deciso: dall'intro fino alla fine il filone resta esattamente lo stesso, rievocando la metodica e scandita melodia filo Jag Panzer, dove, soprattutto gli assoli, ne rivelano la pienezza. Diversa è la faccenda per "The Ogre" che apre le danze con un misterioso sound tribale dove la calda vibrazione del sitar la fa da padrona, per poi sviluppare la potenza tipica del Classic Power degna della nomea di una celebrazione maideniana alla Virtual XI. Dolci e sinuose, ma non meno incisive, le note di "Letter to Heaven" che accompagnano i pensieri verso la sonorità, ritmicità e tecnicità tipiche del sound progressive, che per carattere ed armonia ne rievocano le emozioni. Si procede con "Sentenced to Death", e la vena prog ne impartisce totalmente la struttura fin dalla fase embrionale, caratterizzata da un intro speach alla "Vincent Price" che annuncia la profezia aprendo contestualmente il destino sonoro e significativo del brano, che si traduce dapprima con lo svilupparsi e con un adagiarsi armonioso e temperato. "Buried Alive" si rivela essere un'altra razione di sano prog con ascendente Power, che celebra palesemente influenze maideniane, senza però cadere nella scontatezza, esordendo infatti con una scenografia più marcata ed incisa e con una epicità dal carattere veramente intenso. Con "Holy War"si apre un canovaccio prog tenace ed ostinato, illuminato ad intermittenza da sfumature orientali che si miscelano perfettamente con quello che comunque risulta essere il main theme, fedelissimo per tutta la durata del brano. "Gethsename", dall' intro quasi completamente acustico, sboccia presto in maniera sferzante con ondate ed acuti molto coinvolgenti per poi, sul finale, ricongiungersi e dissolversi nuovamente con la delicatezza dell'inizio. Colpo di scena per "U.D.T.Q."che propone un sound rivisitato ma fedelissimo al classico stile heavy anni '80, con rimandi epici sugli assoli, i cori e gli acuti per tutta la durata. E, last but not least, "Light After Dark", traccia che da nome all'album, che contrasta immediatamente col rintocco delle campane, come preludio di un imminente miracolo che viene sonoramente decifrato da una melodia sempre più incalzante e dalla ritmicità sorprendentemente alternata tra battere e levare, ma sempre ligia all'anima prog. Insomma, che dire, un bel mix di sonorità veramente valido sia per i timpani più eruditi che per coloro che si stanno approcciando al metarock!
Track by Track
- Anamnesis 80
- Devastation 85
- Tower of Babel 75
- The Ogre 80
- Letter to Heaven 75
- Sentenced to Death 85
- Buried Alive 80
- Holy War 75
- Gethsemane 70
- U.D.T.Q. 80
- Light After Dark 90
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 75
- Qualità Artwork: 80
- Originalità: 85
- Tecnica: 80
Giudizio Finale
80Recensione di Nirupana pubblicata il 10.01.2020. Articolo letto 1501 volte.
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