Hellblade «The Equilibrium Of Chaos» [2019]
Recensione
Debutto assoluto per gli Hellblade da Pistoia, che con questo “The equilibrium of chaos” saltano tutta la trafila degli Ep e ci propongono direttamente tre quarti d’ora di musica per 8 tracce più intro e outro di heavy metal classico. Una mossa rischiosa e che trae in inganno moltissime band, che finiscono per fare il passo più lungo della gamba.
E diciamolo sin da subito: “The equilibrium of chaos” è uno di questi casi, dove gli Hellblade suonano in realtà non male e anche riuscendo ad inanellare alcuni brani positivi, come il buon terzo brano o la positiva parte centrale, ma dove si sente che mancano alcune cose che avrebbero reso quest’album più rifinito e completo. In particolare, “The equilibrium…” suona endemicamente influenzato da qualcun altro, e per quanto i nostri riescono comunque a non suonare come dei cloni, il feeling di derivativo è chiaramente ascoltabile in brani come “Freedom on your chains” che sembra un B side degli Strana Officina, o con “Last prayer”, il cui inizio va a suonare come l’inizio di brani degli Iron Maiden come “Murder in the rue morgue” o “Children of the damned”, mentre le parti più speed vanno puntualmente a suonare troppo simili a quanto fatto dagli Accept o da U.D.O., specialmente nella pur buona “Speed more death”, e non mancano alcuni errori compositivi, come un songwriting che potrebbe suonare più vivace e che invece si arena a volte su tempi medi e con riff troppo semplici, nonché una presenza di tecniche compositive alla Iron Maiden che non va mai davvero via. Completa il quadro una qualità sonora apprezzabile, ma che sembra troppo orientata a suoni più pesanti e che non fa risaltare a dovere chitarra ritmica e basso.
Insomma: tanti pregi, ma anche difetti e alcuni errori di inesperienza (come una front cover davvero anonima e certo inglese dei titoli maccheronico), ma ciò non toglie che comunque il risultato è abbastanza positivo per gli Hellblade, che nonostante errori perlopiù formali o di gioventù riescono a mostrarci le loro potenzialità, nonché a darci qualche buon brano, senza contare che da live, con un sound più analogico e meno freddo come questo, le composizioni potrebbero esaltarsi di più e rendere meglio il valore della band. Disco di passaggio ma comunque raccomandabile a chi ama certe sonorità alla Maiden e non è troppo fissato con lo speed metal. Il prossimo album comunque dovrà colmare le lacune finora viste.
Track by Track
- Intro S.V.
- Dirty water 65
- Clouds more fast than a breath 65
- Freedom on your chains 65
- Last prayer 70
- Zombie dust 70
- Speed more death 70
- It's a good day to die 70
- See you some day 60
- Outro S.V.
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 65
- Qualità Artwork: 55
- Originalità: 65
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
65Recensione di Snarl pubblicata il 05.04.2020. Articolo letto 1360 volte.
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