Satyrus «Rites» [2020]
Recensione
I Satyrus debuttano proponendoci le cinque tracce di questo “Rites”, un vero e proprio rituale doom occult attraverso cui la stessa band servendosi di lente andature e di sonorità non troppo nitide, incentra la propria attenzione generando ritmiche piuttosto costanti e ambientazioni lugubre. Ciò che un po’ salta all’orecchio è sin da subito una produzione non brillante oltre al fatto che la band su qualche passaggio tende un po’ a ristagnare nelle andature generando qualche piccola falda che vieppiù tende ad emergere nel corso dell’ascolto. La musica abbraccia in ogni caso anche richiami allo stoner con inserimento di groove, sempre assolutamente lenti, incentrati come sopra già accennato in un clima funereo e oscuro. L’idea che ci si fa è quella di ascoltare una band che, seppur generando anche discreti lead solo e fregiandosi di una voce decisamente buona nella proposta, necessita di qualche miglioria per quanto attiene la struttura dei brani che, se proposti con qualche iniziativa di tanto in tanto maggiormente spiritata, avrebbero indubbiamente offerto uno spettacolo ancor più interessante e coinvolgente. In ogni caso ciò che si ravvisa al di là di tutto, è la volontà di fare e non quella di mostrarsi, elemento questo fondamentale per il quale la band in breve tempo, riuscirà a darci prova che sotto sotto ha del buon potenziale.
Track by Track
- Black Satyrus 65
- Shovel 60
- Swirl 65
- Stigmata 60
- Trailblazer 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 65
- Qualità Artwork: 60
- Originalità: 60
- Tecnica: 65
Giudizio Finale
62Recensione di Wolverine pubblicata il 05.05.2020. Articolo letto 874 volte.
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