MROH «The Story» [2020]
Recensione
Tutt’altro che scontato questo debutto dei sovietici MROH un disco ad undici tracce autoprodotto e forte di un efficiente black depressive metal dove la band riesce ad esprimere al meglio tutto il marciume che ha dentro di sé. Al di là di una buona produzione che rende il tutto assai nitido, il trio non lascia spazi a falde o a ciò che possa in qualche modo condizionare negativamente il proprio operato: ed infatti le ritmiche dirette e schiette, tipiche del genere, vengono inebriate da passaggi tenui, acustici con sporadici sottofondi in synth. Acerbo e grintoso è il growl che spesso cede a qualche puntata più scream ottimizzando al meglio la propria portata. Ritmicamente il disco è ben fatto, andature potenti e riff taglienti offrono un esempio di capacità e propensione al genere. Dopo una breve intro, nefasta e terribile il giusto ma che comunque si stende anche sulla seconda traccia “Creation” parte il primo grandioso “Apparence” una vera onnipotenza del genere composta dal trio nella miglior tradizione dell’atmosferic, depressive black metal; ritmiche serrate e tanta oscurità caratterizzano gli ottimi refrain che si sviluppano attraverso un angosciante growl scream; prosegue l’ascolto poi con le successive “Formation”, dove alcune note in apertura celebrano quello che può essere un momento di stacco tra il mondo reale da quello dell’aldilà, “Treachery”, una vera mattanza ritmica nitida secca diretta e malvagia; un riff ronzante celebra invece le sorti di “Trepass” pronta poi a staccarsi in favore della successiva “Despair”, un brano in mid tempo strumentale e moderato incentrato in maniera ottimale sul miglior assetto depressive della band; la ritmica assai oscura di “Repentance” offre una inedita versione del brano incentrato sulla moderazione in cui il potente growl detta legge a seconda della propria intensità sulla disposizione ritmica in alternanza tra mid tempo e moderazione; è poi la volta della profonda “Redemption” brano più lungo della tracklist decisamente potente nelle sue oscure note che celebra al meglio l’innata sinergia tra il mondo del bene con quello del male; concludono il tutto “Death” dove regna sovrano un acustico atmosferico black alternato con distorti e la conclusiva “Oblivion” altro malinconico acustico che si sviluppa in una incredibile simultaneità di ritmiche e distorti tutti da assaporare. Un disco eccellente che celebra al meglio la congiunzione tra depressive e atmosferic black metal.
Track by Track
- Void S.V.
- Creation S.V.
- Appearance 90
- Formation 90
- Treachery 85
- Trespass 85
- Despair S.V.
- Repentace 85
- Redemption 90
- Death 85
- Oblivion 85
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 85
- Qualità Artwork: 85
- Originalità: 85
- Tecnica: 90
Giudizio Finale
87Recensione di Wolverine pubblicata il 28.06.2020. Articolo letto 890 volte.
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