Self Disgrace «Fetus in Fetu» [2020]

Self Disgrace «Fetus In Fetu» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
24.07.2020

 

Visualizzazioni:
1216

 

Band:
Self Disgrace
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Titolo:
Fetus in Fetu

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Dielle Green :: Vocals
Isa Brutal Fronzoni :: Guitar, Vocals
Overteo Businaro :: Bass, Vocals
Remo Monforte :: Drums

 

Genere:
Thrash / Death Metal

 

Durata:
29' 11"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
07.03.2020

 

Etichetta:
Malevolence Records
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Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Avevo già recensito il disco precedente dei Self Disgrace, e lo trovai mediocre per motivi che non starò a ripetere. Ora i quattro Milanesi ritornano col loro terzo album da poco meno di mezz’ora, questo “Fetus in fetu”, e per fortuna il risultato migliora. Non di molto, ma già siamo a livelli più accettabili.
Cos’è cambiato? In realtà non molto: i Self Disgrace semplicemente affilano un po’ di più le armi, e il risultato si vede, con una cantante finalmente integrata nel contesto, e riffs che pur non suonando molto diversi da quanto fatto in passato, perlomeno non soffrono più di cadute di stile, il tutto per un risultato non certo death/thrash come i SD dicono, e che io invece definirei molto più orientato verso certo death old school mischiato con certo groove. Trovo questo evidente nell’approccio basilare ma arcigno dei primi due brani, o nel groove di “In the name of lies”, che tra l’altro sono anche i brani migliori dell’album.
Tuttavia, ci sono ancora margini di miglioramento: se infatti i SD hanno rodato meglio la macchina, il songwriting resta un po’ fragile negli equilibri e francamente ci serve più velocità, mentre altre volte la personalità cala drammaticamente, come all’inizio di “War”, che praticamente fa il verso a “Back in black” degli AC/DC in versione scala minore, o nelle lungaggini di “In chains” o nella troppa melodia e lentezza della conclusiva “Cruel tribulation”. A questo si unisca il fatto che anche il bilanciamento delle influenze va a variare, suonando a volte atmosferico, come nella pur buona “Deliverance”, altre volte più che altro death old school (“Never Born”) e altre volte come in “The mansion” a volte si rasenta il death incrociato con lo sludge, dando la prova che ai SD serve di definire un po’ di più il sound e non mescolare senza troppa cognizione di causa.
Insomma: non siamo certo al top, ma almeno qui siamo a livelli presentabili, a differenza di “Partner in crime”. Ai Self Disgrace chiedo più violenza, aggressività e un bel “di meno” a tempi medi e orpelli vari. Nel frattempo, se vi piace il death underground dai contorni sfumati di bands seminali come ad esempio i Caustic, “Fetus in fetu” potrebbe fare al caso vostro.

Track by Track
  1. Deliverance 70
  2. Never born 70
  3. The mansion 65
  4. In the name of lies 70
  5. War 55
  6. In chains 65
  7. Cruel tribulation 60
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 65
  • Qualità Artwork: 70
  • Originalità: 65
  • Tecnica: 70
Giudizio Finale
66

 

Recensione di Snarl pubblicata il 24.07.2020. Articolo letto 1216 volte.

 

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