Damn Freaks «Love in Stereo» [2020]
Recensione
OK.
Non siamo più negli anni ’80, e neanche negli anni ’90, eppure lo sleaze Rock, l’Hair Metal, oppure semplicemente, l’Hard Rock sembra essere ancora vivo.
Ne è la dimostrazione questo ultimo disco dei Damn Freaks, una proposta che va a “rubare” a man bassa le soluzioni adottate dai vari Guns ’N Roses, Skid Row, Poison e compagnia bella, passando per un po’ di shred nel soloing (davvero valido a tratti) e una voce ben intonata, sicuramente la caratterista migliore del disco.
La produzione è buona, ma non ottima: la batteria infatti risulta spenta e con poca “botta” rispetto ai dischi di un altro gruppo simile qualsiasi quali i vari Hardcore Superstar (eccezionale band, piccola parentesi), per citarne una contemporanea, mentre le chitarre a tratti avrebbero necessitato di più gain sopratutto negli assoli, molto ben suonati, mentre FINALMENTE il basso risulta udibile, e ben gestito (e ben plettrato come da tradizione).
Avrei lavorato di più sulle dinamiche generali dei pezzi, a livello di mixing, mentre a livello artistico potremmo bocciare completamente il disco come elogiarlo all’infinito, dipendentemente dai nostri gusti: “Love in the Stereo” è l’esempio eclatante di cosa significhi suonare sleaze e Hard Rock generalmente, con tutti i pregi e difetti del caso; accordi arpeggiati semi distorti? Yes. Assoli al fulmicotone? Yes. Voci semi urlate e molto melodiche? Yes. Pentatoniche blueseggianti? Yes. Atmosfera reckless da Party che andrà a finire in sbronze senza fine? Yes.
C’è tutto insomma: se siete fan di questo tipo di sonorità, avrete pane per i vostri denti.
Il sottoscritto però, amanti sì delle sonorità del genere ma in salsa più moderna, non può vedere la situazione da una prospettiva differente: ha ancora un senso fare un disco così nel 2020 senza essere tacciati di anacronismo?
Non lo so.
Guardiamo il lato positivo: la band suona decisamente bene e le canzoni filano liscio senza intoppi, ma neanche senza alcun volo pindarico di sorta.
Un disco sicuramente godibile, ma relegato ad un sound e a un’epoca forse ormai troppo distante da ciò che la modernità richiede, perfino in questo genere.
Track by Track
- Love under Fire 70
- I'm Not your Enemy 70
- Bullets for You 70
- Requiem 70
- Scream & Shout 70
- Life's too short to Feel Old 70
- Game Over 70
- Cry for Love 70
- Austin, Texas 70
- Kiss my Ass 70
- Stranger to Your Touch 70
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 75
- Qualità Artwork: 75
- Originalità: 60
- Tecnica: 85
Giudizio Finale
71Recensione di Ozymandias pubblicata il 15.12.2020. Articolo letto 1190 volte.
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