Hadal «December» [2020]
Recensione
Il quintetto Triestino degli Hadal ci presenta il secondo disco della propria carriera intitolato “December”, un disco di non semplice assimilazione dovuta da una estenuante lentezza all’interno della quale doom e gothic metal, nella loro corposità, rilevano lo spirito più oscuro di questa band. Malinconia e decadenza sono gli ingredienti principali, supportati da una buona dose miscelata da un doom con tratti quasi gotici tali in definitiva da offrire un buon effetto alle nove tracce del disco dove ritmi decisamente pesanti unificati a intensi distorti, fanno tutto il resto. Le linee compositive di questo “December”, rimangono sostanzialmente in direzione con la precedente uscita della band pur offrendo di tanto in tanto qualche inedita sfuriata che ben alza l’emotività del lavoro al punto da ingenerare una certa convinzione nei confronti di chi ascolta. Tra i brani, l’opener “December” rileva subito il lato più malinconico del combo offrendo come si accennava sopra, una potenza ritmica ancora più incisiva nella sua seconda parte; “My River” invece offre una maggiore propensione al gothic per la sofferenza e l’annessa angoscia che emerge dai riff e dalle ritmiche; arpeggi lenti caratterizzano e focalizzano I contenuti di “Red Again” brano dai contenuti assai intensi e penetrante per la propria struttura e resa offerta soprattutto dal caldo clean e dal grintoso growl; anche la successive “Dark Water” aggiunto qualche effetto diverso in apertura si mantiene sulla stessa linea compositiva della precedente dando di tanto in tanto qualche impulsiva reazione ritmica maggiormente graffiante; quanto alle successive “The Obscure I”, brano nuovamente triste e malinconico e “Nothing Here” con le sue iniziative più rabbiose invita al suo inaspettato finale minaccioso e propositivo; molto metal invece l’apertura di “Without Word” successivamente orientata con I suoi tristi e lenti arpeggi; non male “Cold Lake” dura e pesante come un macigno nuovamente strutturata con I suoi arpeggio e con iniziative tutt’altro che scontate che ci conduce alla conclusive “ Stormcrow” con il suo graffiante riff in apertura che offre sempre la giusta adrenalina e impatto nei confronti dell’ascoltatore. Un buon disco che in ogni caso cederà il passo, si auspica, al salto di qualità che la band sicuramente ci offrirà con il suo prossimo lavoro.
Track by Track
- December 80
- My River 80
- Red Again 75
- Dark Water 75
- The Obscure I 75
- Without A World 80
- Nothing Here 80
- Cold Lake 75
- Stormcrow 80
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 75
- Qualità Artwork: 80
- Originalità: 70
- Tecnica: 75
Giudizio Finale
77Recensione di Wolverine pubblicata il 31.12.2020. Articolo letto 1774 volte.
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