Aborym «Hostile» [2021]

Aborym «Hostile» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
29.05.2021

 

Visualizzazioni:
1323

 

Band:
Aborym
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Titolo:
Hostile

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Fabrizio Giannese :: vocals, bass, keyboards, synths, effects, programming
Tomas Aurizzi :: guitar
Gianluca Catalani :: drums

 

Genere:
Industrial Black Metal

 

Durata:
1h 6' 13"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
12.02.2021

 

Etichetta:
Dead Seed Productions
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Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
Nee-Cee Agency
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Recensione

“Hostile” è il secondo album dei nuovi Aborym, ed è un disco che ancor di più si addentra nell’industrial. In altre parole, è meglio specificarlo, se vi aspettate black metal da questo disco, cambiate recensione da leggere, ché qui Fabban e soci se ne distaccano ancor più di quanto si sentiva in “Shifting. Negative”. E proprio “Shifting…” era per me un album introduttivo a questo nuovo corso, il frutto di una band che, essendo ripartita da zero senza praticamente altri parametri di riferimento passati, poteva essere più che altro recensito in sé e per sé e basta, e per descrivere questo nuovo corso serviva altro materiale, che finalmente abbiamo.
Il risultato di questo “Hostile” consiste in una band che certamente ha affinato le lezioni impartite da Nine Inch Nails, Manson, andando a suonare primaditutto industrial, mischiato con vari tipi di rock, un sound più atmosferico a volte, dark rock a tratti, e tutto ciò che ci sta mezzo, più altre influenze del tutto sui generis, come la pianistica solare di “The end of a world”. E il risultato è in verità abbastanza ad alti e bassi, con una prima parte del disco francamente eccellente, una centrale meno riuscita, e una conclusione a metà tra i due standard qualitativi. Il mood oscuro e onirico di “Disruption” è infatti un incipit eccellente, ma poi si cambia e si va a finire in un brano come “Proper use…” molto stile Manson di metà carriera ma con parti oniriche alternate, passando per la bella “Horizon ignited”, che sembra formare il trademark dei nuovi Aborym, ovvero questo sound lento e melodico ma tormentato e inquieto tipo “Precarious”, solo che qui sembra di sentire qualcosa dei Porcupine Tree tipo “Sleep together”. A questo si susseguono un brano più chitarroso e mansoniano, uno più solare e sfacciatamente in maggiore, e la minacciosa “Wake up rehab”, industrial grunge. Forse.
Finora il disco spacca alquanto, non c’è che dire. È un saliscendi di mood profondi e variabili ben amalgamati, che rendono l’ascolto un vero piacere, ma da qui in poi arrivano alcune battute a vuoto, come una “Lava bed sahara” che era buona nelle intenzioni ma non colpisce più di tanto, una “Radiophobia” che non sembra andare di preciso da nessuna parte e una solo discreta “Sleep”. Da qui in poi gli Aborym si riprendono, con una “Nearly incomplete” davvero folle, che sembra Frank Zappa rifatto dagli Aborym su robe jungle, ma la ripresa è a luci alterne, con una “The pursuit…” carina ma dal ritornello un po’ scollegato, due successivi brani non male, e una conclusione che fa da sfogo, per voce e tastiera.
Il tutto per un risultato non male. Non storico come i primi Aborym (il cui sound era riconoscibilissimo), ma comunque non male, ma forse ancora in via di miglioramento, con alcune cose che per me suonano un po’ come dei fronzoli e che appesantiscono il risultato, forse una certa pretenziosità che si può eliminare, e volendo potrei anche aggiungere che nonostante sono stati fatti dei singoli, un episodio più easy listening e esplicativo del sound degli Aborym si può ora richiedere, per evitare che la band vada a suonare troppo astratta.
Giudicare quest’album dipende molto da voi e da quanto gli Aborym sono una band che sentite dentro di voi. Personalmente, ho adorato la prima parte perché l’ho trovata una buona continuazione di tutta la discografia degli Aborym, dove nonostante il cambio di genere sento comunque la logica e la personalità, ma la seconda parte mi è suonata a volte meno riuscita o con meno senso, e altre volte pur buona, ma non da paura come all’inizio. Il voto finale rispecchia questo, nonché un disco che va giudicato come prosecuzione del discorso degli Aborym, più che paragonato ad altri dischi o nomi celebri dell’industrial. Avanti così, con criterio. Per il resto, non fatevi illusioni: se li amavate, li amerete ancora. Se li odiavate li odierete ancora di più, ma forse è proprio questo ciò che vogliono gli Aborym.

Track by Track
  1. Disruption 80
  2. Proper use of myself 80
  3. Horizon ignited 80
  4. Stigmatized (Robotripping) 80
  5. The end of a world 75
  6. Wake up. Rehab. 80
  7. Lava bed sahara 70
  8. Radiophobia 65
  9. Sleep 65
  10. Nearly incomplete 75
  11. The pursuit of happiness 65
  12. Harsh and educational 70
  13. Solve et coagula 75
  14. Magical smoke screen 70
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 75
  • Qualità Artwork: 75
  • Originalità: 70
  • Tecnica: 75
Giudizio Finale
74

 

Recensione di Snarl pubblicata il 29.05.2021. Articolo letto 1323 volte.

 

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