Wythersake «Antiquity» [2021]
Recensione
Poteva essere un gran bel capolavoro il disco di debutto dei Wythersake da Washington, che si chiama “Antiquity”, e che ci propone 54 minuti e mezzo di un black metal sinfonico spesse volte barocco, altre volte death metal dopo solo 6 singoli. Non proprio il nulla discografico, ma neanche chissà che.
Purtroppo però “Antiquity” si rivela essere un disco che non va oltre un certo status “di nicchia”, per colpa di due difetti che ammantano questo disco e che ne sabotano la riuscita complessiva. A parte infatti il fatto che che i Wythersake sembrano avere un po’ di difficoltà a conferire all’album una struttura da full length e non da brani messi là che insistono sempre su un certo stile rendendo la tracklist di fatto intercambiabile, il vero problema grave è dato da quella stra-maledetta qualità sonora, che mette in primo piano la voce, le tastiere e la batteria triggerata, con un doppio pedale troppo alto e assordante, e tutto il resto a meno che non va in fase di solista, è ridotto nel sottofondo a un grumo di rumore indistinto, che funziona quando i Wythersake vanno più sull’atmosfera, ma fallisce miseramente quando serve più impatto e il muro sonoro.
Ed è un vero peccato, perché sin dalla title track si intuisce che i Wythersake ci sanno fare, e le buone premesse sono rispettate nella eccellente parte centrale di “The advent”, anche se i capolavori del disco sono dati da “From a serpent spoken”, che va a citare in maniera egregia la grandeur sinfonica di nientemeno che “Puritanical euphoric…” e anche “Spiritual black dimensions” in versione un po’ meno oscura, ma senza le fastidiose parti catchy, mentre “Iniquity” ci dimostra cosa sanno fare i nostri ragazzi su sonorità più lineari e meno d’impatto, dove il muro sonoro non è così importante.
Questo è lo spreco di “Antiquity”: un disco che doveva avere una qualità sonora migliore, e che invece così com’è richiede molto impegno per farsi ascoltare, tra suoni troppo compressi e equalizzati malissimo, dove devi impegnarti a capire che c’entra quell’assolo col resto del brano o quella voce pulita, o quel cambio di atmosfere e di bpm, e a volte perfino dove sta andando a parare il brano. Può essere che tra di voi c’è chi riuscirà a digerire questo sound e ad apprezzare l’album così com’è, ma per me richiede troppo impegno. Con un suono migliore il voto sarebbe stato ben più alto.
Track by Track
- Prediluvian - Intro S.V.
- Antiquity 70
- The advent 75
- From a serpent spoken 85
- Iniquity 80
- Through ritual we manifest 70
- Lamentations - Intermezzo S.V.
- Feast upon the seraph within 70
- Unto light 70
- My profane goddess 70
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 30
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 75
- Tecnica: 75
Giudizio Finale
73Recensione di Snarl pubblicata il 03.07.2021. Articolo letto 878 volte.
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