Delirant Chaotic Sound «Thàlassa» [2020]
Recensione
Interessante, ma non così originale come sembra questo disco di debutto sulla lunga distanza per i Delirant Chaotic Sound da Monza, che con questo Thalassa ci propongono una musica sommariamente definibile come alternative rock/deathcore, per 8 brani che sfiorano i 47 minuti di durata.
È infatti presente una doppia anima nel sound dei DCS, e nei primi secondi dell’ascolto del disco è facile pensare che ci abbiano dato il disco sbagliato, visto che Embrase this relief” in realtà comincia veloce e estrema, ma col passare dei minuti si sente che questa è solo una delle due componenti del loro songwriting, e peraltro anche la meno rilevante: in Thalassa infatti prevale infatti la componente con voce femminile e un sound per l’appunto più alternative rock/metal, che si rifà a grandi linee a certi Lacuna Coil, anche se la voce urlata del cantante Marco aggiunge molto più melodeath del gruppo capitanato da Cristina Scabbia.
E a dire la verità, questo non è tanto un sound così originale, visto che molti l’hanno provato e hanno toppato o sono finito nel “carino ma già sentito”, ma va detto che i DCS comunque riescono a darci dei buoni brani, dove il sound melodico e dalla voce pulita di Alice non suona languido o fiacco ma anzi è capace di buone trame melodiche in “Ropes I hold”, dove i chitarristi svolgono un lavoro oculato coi riffs e con gli arrangiamenti in “Steal my sight away”, che è un brano che sa essere una ballad che si alterna tra il tipico sound alternative rock e qualcosa di più tipicamente metal, mentre altre volte la fantasia dei chitarristi, di nuovo, si fa notare, come nel bel riff su mid tempo di “Annihilation” (che però comincia ben più brutale), e nel tiro schietto di “Washed ashore”, un po’ più mossa e che ci dimostra che i DCS sanno suonare atmosferici e suggestivi anche senza andare piano.
Ne consegue un disco dunque invero gradevole, graziato da una buona produzione oculata ma non sovrabbondante, da una ispirazione musicale tangibile, e specialmente da un buon tiro complessivo, che a volte diventa molto buono. Se proprio devo trovare un difetto ai DCS, direi di tagliare le parti metal estreme con solo voce maschile, perché francamente raramente sono gli highlights del brano. Certo, i DCS non fanno blasts casuali di 5 secondi e poi tornano come prima, non fanno finta di fare metal estremo e poi suonano diversi (“Stick stickly” di quel disastro discografico chiamato Attack Attack) e le due componenti musicali non suonano scollegate, ma ciò non toglie che trovo che la loro anima compositiva sia orientata molto più verso il melodico e il tempo medio che verso certi upbeat credibili ma anche dei quali se ne può fare a meno.
Nonostante questo difetto, Thalassa è comunque un buon disco. Se il melodeath è il genere che fa per voi ma non volete sentire l’ennesimo clone tipo At the Gates nelle strofe e emo nei ritornelli, provate a dare una chance d’acquisto a questi ragazzi monzesi.
Track by Track
- Embrace this relief 70
- Empty shell 70
- Ropes I hold 75
- Steal my sight away 75
- Annihilation 70
- Washed ashore 75
- Thalassa 75
- A new breath 70
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 75
- Qualità Artwork: 75
- Originalità: 65
- Tecnica: 75
Giudizio Finale
73Recensione di Snarl pubblicata il 11.07.2021. Articolo letto 679 volte.
Articoli Correlati
Recensioni
- Spiacenti! Non sono disponibili Recensioni correlate.
Interviste
- Spiacenti! Non sono disponibili Interviste correlate.
Live Reports
- Spiacenti! Non sono disponibili Live Reports correlati.
Concerti
- Spiacenti! Non sono disponibili concerti correlati.