Ultimatium «Virtuality» [2020]
Ultimatium
Titolo:
Virtuality
Nazione:
Finlandia
Formazione:
Matti Pulkkinen :: Keyboards
Harri Niskanen :: Guitars
Tomi Viiltola :: Vocals
Matti Auerkallio :: Drums, Vocals
Emily Leone, Peter James Goodman, Jukka Nummi-Yucca and Petteri Gullsteen :: Guest Vocalists
Genere:
ProgPower Metal
Durata:
1h 11' 0"
Formato:
CD
Recensione
Va detto sin da subito che “Virtuality” dei finlandesi Ultimatium non è un disco per chi ama le cose minimaliste: è un disco Power/Symphonic Metal fortemente influenzato dal Progressive e pieno zeppo di note di ogni strumento e voce, con un risultato sopra le righe anche nella durata, che oltrepassa i 70 minuti, per cui definiamo sin da subito di cosa parliamo. Se non vi piace questo stile musicale, lasciate perdere “Virtuality”, e anche chi lo ama deve approcciarsi a questo disco e allacciare le cinture, perché è un lungo viaggio che può provocare crisi di rigetto per quanta carne al fuoco c’è.
L’esempio perfetto è dato dalla opener “Vengeance”, un brano chiaramente symphonic con voce molto stile Bruce Dickinson, che inizia canonico. Niente di più sbagliato, visto che poi il brano diventa molto più prog, rifugge la forma canzone e c’è perfino un blastbeat mentre il brano è e rimane Symphonic. E da qui in poi il leit motif si conferma, con “Hall of heroes” dove gli Ultimatium si perdono nei controtempi e nello stile dei Dream Theater più complessi, per arrivare ai quasi 12 minuti di “Mindcaptives” dove gli Ultimatium vanno di Symphonic su tempo molto spesso dispari. Poi nella parte centrale di questo brano c’è un momento dove l’atmosfera di questo brano si fa sentire molto e per questo il minutaggio poderoso viene giustificato. Ci sono anche passaggi ben più diretti e per metalhead, come in “The seer”, e momenti come le parti più metal sono alternate a parti più complesse, come in “Dark cold day” o “Remorse”, forse il brano che insieme a “Ghost of yesterday” riassumono al meglio il sound corposo degli Ultimatium, con tanto di ballad acustica per niente melensa come “(Don’t) fear the silence”, alternata sempre a brani over the top come “Digital tower”, forse il più progressive e dove parti melodiche senz’altro riuscite si alternano a una miriade d’influenze, come addirittura un cantato drammatico alla HIM, nientemeno.
Insomma: “Virtuality” è un disco con crisi di grandezza, enorme in tutto, e che però in qualche modo ce la fa. Certo, la parte finale sinceramente (gli ultimi 2 brani ad essere precisi) era evitabile, il sound è un po’ strano e ti ci devi un po’ abituare (normale vista la mole di tracce utilizzate per registrare il disco), ma personalmente lodo la dinamicità del sound degli Ultimatium, alcune parti decisamente azzeccate e in generale una eterogeneità del sound notevole, che conferisce al disco un elevato spessore di credibilità, anche a costo di una piccola sfumatura di “trying too hard” che in effetti a volte affiora. Se il symphonic più prog oriented è il genere che volete sentire e siete stanchi di certi rip offs dei Nightwish, questo disco dev’essere vostro, specie se amate il sound zeppo di note e irrequieto tipo “The Gallery” dei Dark Tranquillity. Disco settoriale, ma anche il metal di una volta era così.
Track by Track
- Vengeance 75
- Run like the wind 75
- Hall of heroes 80
- Mindcaptives 80
- The seer 75
- Dark cold day 80
- Remorse 80
- (Don't) fear the silence 80
- Digital tower 80
- Ghost of yesterday 80
- Scream 70
- Together 70
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 90
- Tecnica: 90
Giudizio Finale
78Recensione di Snarl pubblicata il 25.07.2021. Articolo letto 686 volte.
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