Ottone Pesante «...and the Black Bells Rang» [2022]

Ottone Pesante «...and The Black Bells Rang» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
13.03.2022

 

Visualizzazioni:
765

 

Band:
Ottone Pesante
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Titolo:
...and the Black Bells Rang

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Francesco Bucci :: Trombone, Tuba
Paolo Raineri :: Trumpet, Flugelhorn
Beppe Mondini :: Drums

 

Genere:
Metal / Jazz / Brass / Avant-Garde

 

Durata:
19' 52"

 

Formato:
EP

 

Data di Uscita:
04.03.2022

 

Etichetta:
Aural Music
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Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
Nee-Cee Agency
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Recensione

Nuovo Ep per gli Ottone Pesante, una band che, come ormai è abbastanza noto nonché deducibile dal nome della band e dalla formazione, tenta un approccio sperimentale al metal estremo mischiandolo col jazz. Dopo le prime due releases da me abbastanza snobbate in quanto poco più che una curiosità anche interessante, ma il cui interesse svanisce dopo poco, gli Ottone Pesante sembravano aver trovato una loro dimensione sonora con qualcosa già sentita in “DoomooD”, che invece preferiva un sound più doom e cacofonico, dove i fiati riuscivano a suonare più spettrali e convincente, con risultati nettamente migliori di quando provano a rileggere il metal. In questo Ep, però, gli Ottone Pesante non vanno nella direzione che auspicavo: personalizzano ancora di più il sound, rendendo gli strumenti effettivamente più corposi e il sound non suona più tipo “banda di paese che fa un metal generico”.
Il tutto per un risultato, purtroppo, riuscito ancora solo in parte, e tutto è evidente nella prima “Black bells of destruction”, un brano che prova e riprova a convincerci che i fiati con suoni oscurati (diciamo così) e i blastbeats possono suonare interessanti se mischiati, ma il risultato funziona solo fino a un certo punto proprio perché alla fin fine non c’è molto di diverso che in passato. “Carne marcia” insiste su questo stile, ma da metà brano in poi il risultato va a perdere consistenza, a suonarmi anonimo e a finire, francamente, anche un po’ nel nulla, così come la conclusiva “Scrolls of war” tenta la carta di un groove tumultuoso che in realtà non è male, ma che lascia anche il tempo che trova. Solo il terzo brano va a piacermi, ma proprio perché non cerca di fare metal, e con una serie di echi ai suoni all’inizio va a suonare molto funebre.
In altre parole, “And the black bells rang” migliora un po’ nei suoni un po’ più spettrali e oscuri, ma resta il fatto che secondo me questa dicotomia tra fiati e batteria in blastbeats non funziona più di tanto, suona un po’ pretenziosa, e i risultati eccellono proprio quando gli Ottone Pesante non fanno metal. Sarebbe bello sentire un sound tipo la colonna sonora di “Guerre stellari” rivista da loro, oppure dei brani dove invece della batteria metal si usano percussioni diverse, ma così non è, e devo accontentarmi di poco meno di 20 minuti invero anche interessanti, ma che non mi distolgono ancora dall’idea che gli Ottone Pesante puntano solo sulla singolarità della proposta musicale. Il voto finale rispecchia una band in realtà interessante, ma che secondo me spreca molto del suo potenziale ostinandosi a voler fare metal estremo.

Track by Track
  1. Black bells of destruction 60
  2. Carne marcia 60
  3. Die ewige wiederkunft des gleichen 70
  4. Scrolls of war 65
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 70
  • Qualità Artwork: 70
  • Originalità: 60
  • Tecnica: 65
Giudizio Finale
65

 

Recensione di Snarl pubblicata il 13.03.2022. Articolo letto 765 volte.

 

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