Dobermann «Shaken to the core» [2021]

Dobermann «Shaken To The Core» | MetalWave.it Recensioni Autore:
reira »

 

Recensione Pubblicata il:
30.03.2022

 

Visualizzazioni:
1255

 

Band:
Dobermann
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Titolo:
Shaken to the core

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Paul Del Bello – bass & vocals
Valerio ‘Mohicano’ Ricciardi – guitars
Antonio Burzotta – drums

 

Genere:
Rock and Roll

 

Durata:
42' 0"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
11.06.2021

 

Etichetta:
Wild Mondays Music
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Distribuzione:
Horus Music
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Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

I Dobermann nascono nel novembre 2011 grazie alla mente di Paul Del Bello ( basso e voce della band ), insieme al chitarrista Dario Orlando e al batterista Andrea Boeti.
Da subito l’attività live si fa decisiva portando il gruppo a suonare oltre 250 concerti soltanto in due anni in Italia, Francia, Germania e Svizzera, aprendo anche per Blaze Bayley, Gilby Clarke, Eva Poles, Marky Ramone e Rhino Bucket.

Nell'aprile 2012 arriva il primo album omonimo con otto tracce in italiano, un brano in inglese dal titolo 'Night Rider' e una versione (più video) in italiano di Antisocial, classico della heavy metal band francese Trust.
Nel 2013 si ha un cambio di line up con Boeti che lascia il posto al batterista Antonio Burzotta, ma questo non rallenta la band, la quale effettua il suo primo tour in Spagna.
A seguire Testarossa (EP), in cui vengono proposte alcune loro precedenti songs in inglese e Vita da Cani; altro cambio di formazione nel 2014 con Orlando che viene sostituito dal chitarrista Valerio Ricciardi e finalmente arriva il debutto nel Regno Unito per un tour di ben dieci date.
Dopo un ulteriore periodo di molteplici concerti, nel 2016 i Dobermann entrano in studio insieme al produttore Fabio Trentini per la registrazione di Pure breed (Horus Music), spostandosi su sonorità rock.
Inutile dire che la loro presenza sul palco è stata massiccia e costante anche in questa occasione.
Arriviamo così a Shaken to the core del 2021 e alla sua simpatica cover autocelebrativa.

Si parte da subito con una bella dose di energia orecchiabile attraverso le note di Shaken to the core; Staring at the black road possiede un tiro quasi tendente al funky con uno stile più canzonatorio e allegro, senza che la tecnica comunque venga meno o banalizzata.
Si continua sulla scia di un hard rock ben calibrato e melodico, Stiff upper lip, ma che mostra anche passione e talento, difficile credere siano solo in tre a lavorare in modo così completo.
Dropping like flies e Rolling with the times sono accattivanti e presentano elementi rock da capogiro che dal vivo scalderanno la folla a pieno regime; Over the top mi ha stranamente ricordato i Red Hot Chili Peppers, soprattutto nel ritornello, forse per quel suo sapore inizio anni novanta.
Talk to the dust è originale e un pò in stile Guns’n roses per intenderci, apparentemente tranquilla, ma il chorus è decisamente catchy e rimane in testa sin dal primo ascolto.
Summer devil è una perla e nel suo essere è pressoché perfetta: bella l’interpretazione vocale, i coretti, i riff, insomma una canzone rock completa e ben studiata.
Giro di basso che da il via a Rock steady, pezzo che ha nuovamente quella punta di funky che la rende divertente anche nel suo ritornello.
A questo punto non me la sarei aspettata, ma Last man standing è la ballad del disco: piano e voce creano un’atmosfera intima e malinconica.
Infine, Run for shade: qui c’è poco dire, la velocità la fa da padrona e non riesco a immaginarmi questo brano se non suonato con potenza dal vivo, magari con un bel pogo e scuotimento di testa.
Riassumendo, credo che i Dobermann abbiano fatto realmente centro con questo disco e i motivi sono vari.
Prima di tutto, ripeto, sono solo in tre ma trasmettono l’energia di mille, inoltre la loro musica è con chiare influenze anni ottanta e novanta, ma riescono a risultare moderni e, a loro modo, sperimentali.
Il loro stile fa l’occhiolino al glam, ma senza esagerare e senza dimenticarsi dell’importanza di proporre un rock valido e genuino, di quelli che ti rallegra un pò l’anima.
Sicuramente ascoltati su un disco la resa non è ottimale, ma solo perché credo che i ragazzi possano essere tranquillamente “mostri” da palcoscenico.
Shaken to the core, come dice il titolo, ti scuote dall’interno, dal centro e quest’opera la consiglio veramente agli appassionati del genere e a tutti coloro che hanno bisogno di una carica positiva.

Track by Track
  1. Shaken to the core 70
  2. Staring at the black road 70
  3. Stiff upper lip 70
  4. Dropping like flies 70
  5. Over the top 70
  6. Talk to the dust 70
  7. Rolling with the times 70
  8. Summer devil 75
  9. Rock steady 70
  10. Last man standing 70
  11. Run for shade 70
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 75
  • Qualità Artwork: 70
  • Originalità: 70
  • Tecnica: 75
Giudizio Finale
71

 

Recensione di reira pubblicata il 30.03.2022. Articolo letto 1255 volte.

 

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