Recensione

Deka’dentsa è il nome di una band salernitana al debutto con “Universo 25”, un disco che racchiude in appena mezz’ora sette tracce di sludge e post rock. Il progetto, nato sotto la pandemia, estrapola la rabbia e l’isolamento che ci ha condizionato e parametrato ad una specie di esperimento da laboratorio, ispirando proprio il titolo dell’album ad alcune operazioni tenute dall’etologo John Clhoun. Hanno inoltre collaborato per la realizzazione del disco anche artisti appartenenti a band come i Postvorta e gli In A Glass House. Le tracce, tutte rigorosamente cantate con un clean melodico ed in lingua madre, amalgamano i testi rispetto ad un contesto sonoro dai tratti anch’esso nitidi ma, allo stesso tempo, oscuri e malinconici, tutt’altro che caotici. Il vortice generato dal sound semi dissonante conduce l’ascoltatore spesso su atmosfere stratificate e desolanti come nel caso di “Hikikomori” il cui clean rende il contesto quasi drammatico; ma indubbiamente il brano di maggiore impatto è “Pandemica”, dal sapore più metal il cui testo copre appieno la drammaticità del contesto vissuto, anche in lingua inglese, seppur ogni tanto sbilanciandosi parzialmente. Indubbiamente immaginavo diversi i contenuti del lavoro rispetto a come di solito si presentano i dischi di questo genere; la band è stata una vera rilevazione in questo progetto che, indubbiamente, pur avendo qualcosa da rivedere, non trova alcun tipo di ostacolo per emozionarci ulteriormente.

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• 12 Mag. 2021 DEKADENTSA: l'album d'esordio ''Universo 25''»

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