Intervista: Deflore

Nessuna Descrizione Moro mou intervista i Deflore, aka Christian Ceccarelli e Emiliano Di Lodovico, duo electro-industrial di Roma con già dieci anni di carriera alle spalle. Tra atmosfere cinematografiche, session psichedeliche e libertà di espressione senza fronzoli, leggiamo cosa raccontano di loro dalla voce di Christian Ceccarelli.

 

Benvenuti su Metalwave! Volendo fare una presentazione dei Deflore per chi non li conosce, quali sarebbero le tappe fondamentali della vita della band e le scelte musicali ad esse legate? Parliamo delle vostre passate esperienze e dello stato attuale della vostra carriera.

Christian :: I Deflore nascono ormai dieci anni fa, da una sessione di improvvisazione organizzata per passare un week-end tra amici. Nato un po’ per gioco e voglia di suonare, siamo partiti con un solo punto fermo, fare musica elettronica e metal/noise, senza ricorrere ad elementi esterni come un batterista o una voce. Dopo aver prodotto il nostro primo (e a mio avviso stupendo) demo “Superkings” nel 2000, abbiamo preso coscienza del nostro sound e gradualmente delle nostre possibilità come musicisti. Dopo qualche anno e diversi live, siamo venuti in contatto con, al tempo, la nascente Subsound Records, che ci ha proposto di firmare per la produzione di due album. Tra il 2005 ed il 2006 abbiamo realizzato “Human Indu[B]strial” il nostro primo album, che raccoglieva parte del materiale composto dal 2000 al 2005. L’album ha avuto un’ottima risonanza in tutta Europa, con varie recensioni ed interviste da parte della stampa e delle webzines. Nel 2007 l’etichetta statunitense KVBNI ci ha proposto di ristampare “Human Indu[B]strial” in doppio vinile per il mercato americano; per l’occasione siamo tornati in studio per incidere due brani inediti da inserire in questa release da “collezionisti”. Il 2008 è stato l’anno del nostro secondo album “Egodrive”, il nostro album più frenetico, Durante la sua realizzazione abbiamo avuto la possibilità di collaborare con Erol Unala (già chitarrista fondatore di band come Celtic Frost ed Apollyon Sun) per il brano “Argento 930”. “2 Degrees Of Separation” è il nostro ultimo sforzo compositivo, realizzato totalmente in analogico e, a nostro avviso, il più riuscito a livello di sound, siamo finalmente riusciti a trovare un’alchimia per trasporre il nostro suono live su supporto digitale.

Com’è nato “2 Degrees Of separation” e quali riscontri di pubblico e critica avete avuto quanto alle aspettative di partenza? Ma soprattutto, che peso hanno i riscontri (positivi e negativi) nel vostro lavoro?

Christian :: “2 Degrees Of Separation” è nato dall’elaborazione dei nostri primi due album, possiamo definirlo come una somma delle nostre esperienze come musicisti, un album a metà strada tra “Human Indu[B]strial” ed “Egodrive”. I riscontri della critica verso i nostri lavori sono sempre simili; ogni album è stato elogiato dalla stampa e le webzines, tanto quanto è stato denigrato da altri recensori; lo stesso album prende voti come 10 o 1. Pensiamo che i giudizi che vengono dati alla nostra musica derivino principalmente dal grado di apertura mentale e dalla cultura musicale della persona che lo recensisce. Detto questo, non ci è mai importato molto delle critiche positive o negative che siano, anzi diciamo che non ce ne frega niente. Noi suoniamo e facciamo dischi solamente per il gusto di farlo, amiamo la musica, la nostra musica e il giudizio degli altri non c’entra nulla con questo. Nessuna band dovrebbe preoccuparsi o cambiare il loro essere in base alle critiche di persone che nell’80% dei casi non ha mai avuto a che fare in prima persona con la musica o non sa nulla di cosa vuol dire oggi essere un musicista indipendente e produrre un album tra sforzi economici e sacrifici personali.

Il potere evocativo delle immagini è senza dubbio qualcosa di molto forte. E questo aspetto sembra particolarmente sentito in “2 Degrees Of Separation”, nel quale si avvicendano voci che rimandano a gestualità ed estratti da film (ricordiamo l’eccezionale “Old Boy”) per creare determinati stati d’animo e atmosfere. Quanto siete influenzati e ispirati dal cinema in particolare? In generale, cosa vi ispira e appassiona di più?

Christian :: Siamo appassionati di cinema e spesso le atmosfere di determinate pellicole influenzano in maniera molto forte le nostre tracce. Per quanto riguarda il nostro ultimo album, il campione tratto da “Old Boy” ha fortemente determinato l’andamento del brano “Trilogy Of Gas”, siamo partiti dalle sensazioni che quel film aveva suscitato in noi e siamo andati avanti cercando di interpretare la visione del regista in chiave Deflore. Tutti o quasi tutti i samples che si possono trovare nei nostri album sono stati tratti da film che hanno significato qualcosa per noi. Adoriamo il cinema di David Lynch e il suo modo di rappresentare stati d’animo come ansia, angoscia e paura. Ci sentiamo molto vicino a questo modo di creare immagini, ma cerchiamo di farlo in musica. Stiamo lavorando alla sonorizzazione di un suo famoso film, la cosa ancora è da definire, ma ci piacerebbe molto, partendo da questa esperienza, riuscire un giorno a realizzare una colonna sonora per un film originale.

A proposito di ispirazione, il video de “La Guerra Degli Orsi” è stato appena estratto dal vostro ultimo lavoro. Da dove è nata l’idea e quali messaggi vi piace che arrivino tramite le immagini? Nel vostro caso si tratta di un ulteriore mezzo di espressione e/o ricerca o di devozione ai tempi e alla “civiltà dell’immagine” con i suoi pregi e difetti?

Christian :: A dire la verità il video de “La Guerra Degli Orsi “ è stato curato quasi esclusivamente da Alessandro Le Rose (il regista) e Simone Pietrini (montatore), che hanno messo insieme le forze e hanno ideato e prodotto il video. Noi abbiamo suonato e assistito alle riprese, niente più di questo, quindi non vorrei esprimermi in merito all’ispirazione che ha portato a tale sceneggiatura. Comunque pensiamo che un video oggi sia indispensabile per una band, è il mezzo più semplice per arrivare ad un pubblico numeroso e che spesso “ascolta anche con gli occhi”.

In “2 Degrees Of Separation” la componente elettronica è molto forte. Parlaci del vostro approccio compositivo e delle scelte che seguite in maniera più favorevole. Dietro la vostra tecnica c’è un immaginario tecnologico più industrial o più elettronico?

Christian :: Come detto in precedenza, suoniamo per il gusto di farlo, nè per soldi, nè tantomeno per gloria. Non c’è un immaginario definito dietro alla nostra musica o quantomeno non è volutamente riconducibile a una scena o all’altra. La nostra musica nasce principalmente dall’improvvisazione. Siamo soliti perderci in lunghissime session psichedeliche, registriamo tutto quello che facciamo e in un secondo momento riascoltiamo e salviamo il salvabile, fatto questo si ricomincia ad improvvisare sulle idee prese dalla prima improvvisazione e così via. Solo in un secondo momento definiamo il brano aggiungendo o meno arrangiamenti elettronici o se preferite industrial.

Adesso sbirciamo un po’ nella vita reale dei due musicisti. Chi sono i Deflore e come funziona la loro collaborazione all’interno della band? Quanto la compenetrazione arte-vita si realizza nelle loro rispettive vite private?

Christian :: Ci conosciamo dai tempi dell’università e suoniamo insieme ormai da dieci anni, possiamo definirlo ormai un sodalizio musicale. Tutto o quasi tutto ciò che riguarda i Deflore lo facciamo insieme, grafiche e decisioni incluse. Ci vediamo molto spesso per suonare o comporre e quindi non rimane molto tempo per le attività “extra-Deflore”, stiamo così tanto insieme che ci basta per il resto della settimana.

Qual è la dimensione preferita dai Deflore? Quella live delle energie liberate o quella creativa/visionaria della composizione?

Christian :: Ci piacciono entrambe! Non potremmo mai fare a meno dell’una o dell’altra. I nostri live sono molto impegnativi e richiedono locali con determinati requisiti tecnici per poter ospitare uno spettacolo Deflore completo (impianto adeguato, possibilità di mandare video proiezioni, ecc). Questo purtroppo limita il numero delle nostre esibizioni live. Ci dispiace non poter fare molti concerti, ma siamo comunque contenti di avere tempo per dedicarci alla composizione ed alla nostra personale ricerca sonora. Ci piace comunque moltissimo la “vita da studio”; passare ore su un singolo passaggio o ambiente, cercare e provare mille soluzioni diverse per i nostri brani, nella tranquillità di casa mia! Da un paio d’anni siamo iper-produttivi, abbiamo composto ed arrangiato circa tredici nuovi brani Deflore (sei di questi su “2 Degrees Of Separation”) e dodici brani per il nostro progetto parallelo, di prossima uscita, Monte Meccano.

Quali sono i progetti per il futuro ed i prossimi impegni della band?

Christian :: Stiamo preparando alcune date per il nuovo anno con i Deflore, stiamo costruendo il nostro nuovo studio (dove rinchiuderci per i prossimi dieci anni e dove pre-produrre i nostri prossimi album) e siamo in procinto di preparare il live per Monte Meccano con la collaborazione di altri artisti dell’underground romano.

Come trovate la scena industrial/elettronica nel vostro ambiente locale (Roma nello specifico) e in generale? Questa è una domanda di denuncia: siete liberi di dire tutto ciò che va e non va nella musica oggi, in Italia e all’estero...

Christian :: Quale scena industrial/elettronica italiana? Non mi sembra che ci siano realtà di rilievo per quanto riguarda l’industrial o simili nel nostro paese.

L’ultimo spazio lo dedichiamo a qualcosa che avete semplicemente avete il piacere di dire e, naturalmente, ai saluti previsti dal copione...

Christian :: Consigliamo a tutti gli amanti della musica “non convenzionale” di non smettere mai di cercare e di sperimentare, così come noi facciamo con la nostra musica. Il meglio si trova sempre nel fondo...Play loud!

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Intervista di MORO MOU Articolo letto 3181 volte.

 


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