Intervista: Fake Idols
Allora Ivo intanto grazie per averci concesso questa intervista; prima di addentrarci nel Vs. Witness raccontaci un po’ come sono nati i Fake Idols e quali sono le origini del vostro nome?
I Fake Idols nascono nel 2013 dallo scioglimento di tre band: Raintime, Slowmotion Apocalypse e Jar of Bones. Facevamo generi diversi: i primi, da cui provengono Claudio (voce) ed Enrico (batteria), swedish metal, i secondi (dove suonavamo Ivan, chitarra, ed io, basso) metalcore e gli ultimi, dove militava Cristian, erano un gruppo grunge. Ci conoscevamo tutti perché avevamo condiviso palchi e birre e, trovandoci tutti e cinque “orfani” delle nostre precedenti band, abbiamo deciso di impostare un progetto con sonorità diverse dalle nostre esperienze precedenti. Il nome, metafora di questi anni ambigui e di mancanza di veri ideali, è il titolo di una canzone dei Raintime, e tra i tanti che avevamo vagliato si rivelò il più efficace per rappresentarci.
L’artcover del nuovo lavoro racchiude anche il Vs. “marchio” di fabbrica, se così vogliamo chiamarlo, come è nata l’idea di fare un logo del genere che in apparenza potrebbe dare l’impressione di quello di una fuoriserie sportiva.
La scelta grafica dell'ultimo album è stata molto travagliata: abbiamo visionato varie proposte, molto eterogenee tra loro, ma nessuna ci convinceva completamente. Abbiamo quindi deciso di usare semplicemente il nostro logo. Ognuno poi ci trova qualcosa: a te richiama una fuoriserie sportiva, ad alcuni un graffito su muro, ad altri i colori “ambigui” ricordano dittature del secolo scorso che riconducono al nome Fake Idols. Sono tutte impressioni diverse che sapevamo di ottenere e siamo soddisfatti che la copertina desti interesse e sia spunto di riflessione.
Come avrete potuto vedere ho recensito personalmente questo lavoro trovandolo al contempo moderno nei contenuti oltre che energico sotto il profilo musicale, vuoi dirci come avete reso così speciali i brani e soprattutto come nasce un brano realizzato dai Fake Idols?
Grazie per definire speciali i nostri pezzi! Effettivamente ci impegniamo molto per curare gli arrangiamenti delle nostre canzoni. Siamo una band che in una prova scrive un pezzo in sala ma poi passa due mesi a rifinirlo davanti al pc, scomponendolo, rimaneggiandolo, registrando diverse parti vocali, il tutto magari per tornare alla soluzione iniziale riprovandolo dal vivo! È un lavoro a volte snervante, ma fa parte del “non accontentarci della prima idea” che caratterizza tutto il nostro modus operandi. Siamo contro la musica usa e getta e la deriva da ascolto da telefonino...Veniamo da varie esperienze diverse e abbiamo maturato la convinzione che, se la musica ti piace, la fai al di là del ritorno mediatico e ancor più economico!
Cosa ha maggiormente ispirato la band nella realizzazione dei brani e soprattutto vuoi meglio dirci di cosa parlano e ma soprattutto chi è il Witness della situazione?
Non abbiamo un punto di riferimento ben preciso o un elemento ispiratore. Si parte da un riff o da un'idea di canzone e poi si prova prova prova...i testi arrivano dopo, anche se la linea melodica è già stata definita da Claudio. E i testi, soprattutto in questo secondo nostro lavoro, sono molto eterogenei. Abbiamo voluto creare immagini sia sonore che visive diverse, più o meno intense e veloci, concludendo con la titletrack con un tema impegnativo e purtroppo quotidiano come la guerra, parlandone in maniera molto più seria ed esplicita.
Come state promuovendo questo lavoro, state effettuando live oppure avete qualche altro sistema per farvi conoscere meglio?
Suonare live è una cosa che ci piace tantissimo e reputiamo che sia il miglior contesto per valutare la qualità e la personalità di una band. Inoltre abbiamo iniziato recentemente la collaborazione con Jack Rock Agency e quindi a breve ci saranno ulteriori news. Inevitabile poi è l'utilizzo dei social, anche se questo fattore è, purtroppo, diventato più importante dell'aspetto musicale. Saremo “antichi”, ma preferiamo stare con uno strumento in mano piuttosto che con uno smartphone...
Avete pensato di girare qualche videoclip ufficiale anche per promuovere maggiormente il disco?
Certo! Il primo video che abbiamo girato per promuovere “Witness” è “Mad Fall”, canzone che vede come guest (sia su album che su video) Phil Campell dei compianti Motörhead: ci sembrava giusto ringraziare in questa maniera un artista così disponibile nei nostri confronti. Per rendervi l'idea dello spessore umano del personaggio, Phil, rimasto colpito dalla qualità della band (“ I cranked it at the studio today …it was smockin’ big time !! Talented fuckers !! “, questo letteralmente il suo primo commento), non ha voluto alcun compenso per la sua partecipazione all’album, se non che facessimo una donazione a qualche associazione di volontariato italiana, poiché lui è italiano da parte di madre...La nostra scelta è quindi ricaduta sul Centro Assistenza per Bambini Sordi e Sordociechi Onlus. Come seconda uscita video abbiamo pensato di utilizzare la nostra cover di “Go”, pezzo dei Chemical Brothers...giusto per passare da un'icona metal ad un gruppo simbolo dell'elettronica dell'ultimo decennio!
Parlami un po’ del sound di questo disco che personalmente ho ritenuto molto potente anche sotto il profilo ritmico; che tipo di strumentazione usate sia durate la fase di registrazione che nel corso dei live; è sempre la stessa o cambiate qualcosa?
Questo album l'abbiamo voluto registrare in maniera più fedele possibile a quello che un nostro ascoltatore potrebbe vedere live: quindi stessa strumentazione per le chitarre (Gibson Les Paul + Marshall per Ivan e Cristian e Fender Precision + Orange/Ampeg per il basso) e un approccio al suono della batteria il più vero e acustico possibile. Inoltre, rispetto al nostro debut album omonimo di due anni fa, abbiamo limitato l'utilizzo di arrangiamenti elettronici/sovraincisioni/campionamenti per rendere più potente ma al contempo immediato il sound.
L’ascolto del disco mi ha dato quell’impressione della perfetta simbiosi che esiste in una band, quanto tempo avete impiegato per organizzare la preparazione dei brani e come si sono sviluppate le registrazioni; avete fatto alla vecchia maniera oppure tramite i programmi digitali e quant’altro?
Siamo molto scrupolosi nel prepararci alla registrazione di un album e il tempo che ci impieghiamo è di circa un anno tra live, ripensamenti, rimaneggiamenti e cestinature di pezzi, arrivando con quasi tutto pronto e preprodotto. Questa volta abbiamo cercato di lasciare un po' di parti indefinite (alcuni arrangiamenti di chitarre, alcune soluzioni vocali, lo sviluppo della cover dei Chemical Brothers) per confrontarci più liberamente e provare cose nuove assieme al nostro produttore Matteo “Ciube” Tabacco del Raptor Recording Studio di Vicenza.
Che tipo di messaggio vogliono darci I Fake Idols con questo lavoro?
Desideravamo fare un album diverso dal primo, che era più festaiolo e rock oriented, mostrando un lato più introverso, facendo convivere riff da headbanging con parti più soft e riflessive. Dalle recensioni sembra che ci siamo riusciti e che il risultato piaccia!
Sotto il profilo personale quali sono state le vostre principali influenze musicali e quali sono gli artisti che secondo voi sono migliori nella scena hard rock sia nazionali che ovviamente internazionali?
La lista sarebbe infinita! Abbiamo tutti gusti diversi, ci sono i mostri sacri storici che continuano a sfornare dischi interessanti nonostante l'età e quelli recenti, che spesso cercano sonorità nuove, a volte forse troppo timidamente... Singolarmente ognuno nel gruppo ha i propri ascolti, che spesso non si limitano ad un solo genere, ma spaziano molto, dal pop al grind, con tutto quello che ci va in mezzo!
Quali sono i pro e i contro della musica qui in Italia; credi che i musicisti vengano sufficientemente tutelati nell’ambito artistico musicale soprattutto per farsi meglio conoscere e per concretizzare al meglio i propri sogni?
Diciamo che i problemi in Italia per i musicisti sono notevoli. La musica è un'attività che viene sempre considerata un non-lavoro, quasi un hobby, per cui difficilmente si riesce a campare solo con quella. Aggiungiamo la moria di locali e le difficoltà che si trovano per suonare nei posti rimanenti…In più c'è anche il fattore pubblico, che è diventato sempre più pigro e casalingo, che esce solo per andare allo stadio a vedere il solito megagruppo di sessantenni ed ha poca voglia di scoprire cose nuove, pur essendoci un'offerta di novità notevole. Infine, in questo panorama desolante non solo italiano, aggiungiamo che internet non aiuta, fornendo una realtà distorta, dove a comandare sono i like su Facebook e non la qualità della musica prodotta, permettendoti di avere in diretta qualsiasi performance ed annullando l'emozione e la sorpresa di vedere dei musicisti su un palco vero e non di pixel. Per quanto riguarda i pro...beh, l'Italia è un bellissimo paese, e girare in furgone ti permette di conoscerlo al meglio!!!
Cosa hai provato la prima volta che hai suonato live dinanzi ad una platea che fomentava la vostra esibizione e si animava all’ascolto del vostro buon hard rock?
È sempre curioso salire su un palco: per quanto tu l'abbia fatto centinaia di volte c'è sempre una parte di sorpresa. Non sai mai come andrà a finire e l'adrenalina, che tu stia suonando in un piccolo locale di fronte a dieci persone o tu faccia da opener a qualche festival con migliaia di spettatori è sempre la stessa: tanta!
Quali sono i prossimi appuntamenti che vedranno i Fake Idols impegnati anche fuori nazione?
Stiamo programmando le date per il 2017 e grazie anche alla nostra nuova agenzia speriamo di vederci presto in qualche locale, in Italia o all'estero. Magari al bancone con una birra in mano! Stay Fake!
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