Intervista Flash: Silver Lake

Immagine di Silver Lake Silver Lake è il nome di un nuovo progetto che va ad inserirsi nella multiforme e tumultuosa scena metal italiana. Jerico ha intervistato per voi i ragazzi del gruppo: sentiamo cosa hanno da dire!

 

Visto che siete alla prima intervista in questo sito, perché non presentate ai nostri lettori quando ed in che modo avete iniziato il vostro percorso nel mondo underground?

Innanzitutto un saluto a tutto lo staff e ai lettori di Metal Wave.rnBeh, il nostro percorso, a dirla tutta, è un po’ quello di molti altri gruppi musicali. Abbiamo iniziato come cover band, all’epoca con un altro nome e una line-up differente da quella attuale (basti pensare che alla voce c’era una ragazza). Ad ogni modo, dopo diversi anni passati a suonare canzoni di altri abbiamo iniziato a comporre roba nostra. Il nome Silver Lake lo abbiamo scelto nel momento in cui abbiamo ufficialmente smesso di suonare cover e deciso di registrare il primo disco. Era il 2009, e dopo un anno ci siamo trovati al Fear Studio di Alfonsine e al Milu’s Lab di Reggio Emilia per incidere, rispettivamente, strumenti e voce. Quella prima esperienza ci ha dato un coraggio immenso che ci ha portato, con entusiasmo e gomitate, fino ad oggi. Cavolo, son quasi 10 anni.rn

Da quali generi e bands è influenzato il gruppo?

Ognuno di noi ha i suoi gusti e le sue influenze, ad esempio abbiamo un batterista che impazzisce per Van Halen e Pantera, un cantante che adora Ozzy Osbourne, Mötley Crüe e Deep Purple, un chitarrista che alza lo stereo a palla quando la radio passa i Kiss e un bassista che proviene dal mondo dei Symphony X, Blind Guardian e Stratovarius. Ma tutti abbiamo in comune una carnale passione per il prog, in particolare per i Dream Theater, i Pain of Salvation e i già citati Symphony X.

So che potrebbe non essere facile farlo, ma potreste commentare il vostro ultimo lavoro?

Il paragone con i precedenti album è d’obbligo: questo è il primo disco senza un brano strumentale, il primo con Gianluca Fattori al basso e anche il primo che ci ha impegnato per così tanto tempo nella fase di composizione, più o meno tre anni (va detto, però, che non abbiamo mai avuto alcuna fretta…). Lo abbiamo fortemente voluto differente dagli altri, perché pensiamo che ripetere un disco identico al precedente non abbia senso, almeno per chi suona prog (sarebbe un vero controsenso). Abbiamo dunque cercato di scrivere canzoni più brevi rispetto al passato, un po’ per rendere il disco più veloce, un po’ perché di canzoni oltre i 6 minuti ne abbiamo scritte abbastanza in questi anni. Ma oltre a questo, “The Master of Lightning” è pesante, cupo e pieno di iniezioni elettroniche. I suoi testi parlano di un mondo senza speranza, e infatti molti di essi raccontano degli ultimi giorni di vita di Nikola Tesla, uno che non ha fatto una bella fine.rnAnche la canzone a cui siamo più affezionati, “Plastic Rain”, non lascia stimoli positivi e non promette un lieto fine. La vita è una bestia. A volte brutale. E il lieto fine non sempre accade. E non per tutti. Ecco, le sonorità del disco sono un po’ così, con quel senso che qualcosa di felice potrebbe accadere ma poi, chissà perché, non accade. Anche questo è prog.rn

La scena metal underground è indubbiamente inflazionata da tantissmi gruppi, per cui (spesso) risulta necessario presentare delle composizioni che si facciano notare nel marasma delle varie scene musicali. Ritenete che le vostre canzoni abbiano da dire qualcosa in più o di diverso da quello che è già stato detto nell'affollatissimo mondo metal?

Questa è la domanda che ogni band dovrebbe porsi prima di scrivere un album, ma ovviamente non tutti lo fanno, a discapito della creatività. Purtroppo. Dal canto nostro, riteniamo che non si possa e non si debba piacere a tutti. Si può e si deve, piuttosto, piacere alle persone a cui ci si rivolge. Nel nostro caso, dedichiamo la nostra musica alle persone che, oltre ad amare il prog e l’heavy metal, non si lasciano incantare da un lieto fine. Se cerchi il testo che finisce bene, noi non siamo la band che fa per te. Se cerchi la canzone che si conclude come immagini già dal primo ritornello, nemmeno. Se sei affezionato alla sequenza “strofa, ritornello, strofa, ritornello, assolo, ritornello e acuto finale”, neppure. Dire che ci distinguiamo in questo forse è un po’ troppo, però ci proviamo.

Cosa pensate del panorama underground nazionale?

C’è tanta creatività in giro. Dal rock più leggero al metal più estremo, abbiamo ascoltato la musica di band che hanno davvero qualcosa da dire. Poi magari si perdono nelle pieghe della vita, vai a capire il motivo. Ma noi italiani, nel mondo underground, abbiamo un sacco di cose da dire. Di sicuro non è facile emergere, anzi, è un casino. E penso sia sbagliato volerlo fare a tutti i costi. Tra le tante sfighe del nostro paese, molte delle quali tagliano le ali agli artisti, abbiamo dalla nostra un pubblico incredibile, diviso in tante piccole tribù di appassionati disposti a girare l’intero stivale pur di ascoltare la musica della band preferita. Anche a costo di capitare in uno squallido locale con un impianto audio da scuola elementare. Credo che le band underground debbano ascoltare le loro tribù più dei consigli dei produttori che ti spiegano come scrivere la hit radiofonica. D’altronde, quasi tutti i grandi che sono cresciuti nell’underground, non amano ascoltare chi mette dei paletti alla loro creatività.

La carriera di un gruppo musicale (pur breve che possa essere) è sempre costellata di avvenimenti più o meno positivi. Cosa vorreste cancellare e cosa ricorderete per sempre della vostra esperienza di gruppo, dagli inizi inizi sino ad ora?

Molti dei ricordi a cui siamo più affezionati sono legati al primo disco, forse perché c’era la magia della prima volta. Tra i tanti, di sicuro aver avuto Michele Luppi e Simone Mularoni come guest star è una delle gratificazioni più grandi. rnFortunatamente, al momento non abbiamo mai affrontato momenti particolarmente negativi (mi sto toccando), anche se non nego che qualche cambio di line-up non è stato semplice da affrontare, anche se, con il senno di poi, oggi siamo davvero felici dell’attuale formazione. Detto questo, gli unici momenti che vorremmo cancellare sono quelli in cui ce la siamo presi comoda. Nel senso: c’è stato un periodo precedente alla stesura del terzo album, in cui ci saremmo potuti impegnare un po’ di più nelle fasi di composizione. Non so dirti con certezza che il risultato sarebbe stato migliore, ma io sono uno che crede nell’impegno e nella meritocrazia, quindi forse alcune cose le avremmo potute affrontare con più calma e facilità. Ma è forse è nel nostro DNA accorgerci che hey, dobbiamo entrare in studio tra poche settimane.rn

Come giudicate il veicolo Internet per la promozione della scena musicale?

In questo periodo storico è essenziale, soprattutto per le band che non hanno il badget dei Guns N’ Roses. Il digitale, in particolare, ha permesso alla nostra musica di arrivare in posti in cui i dischi fisici hanno davvero poche chance di arrivare: abbiamo fan in Sud America e in Asia che, se non fosse per canali come iTunes o Spotify, non riuscirebbero ad ascoltarci con così facilmente. Purtroppo, quando la distribuzione di un disco non copre proprio tutto il globo, non è così scontato raggiungere le persone che magari aspettano proprio la tua musica. E come dicevo, non siamo i Guns N’ Roses.

Visto che ne stiamo parlando.... quanti CD originali acquistate ogni mese? E quanti ne ascoltate?

Oh, questa è una domanda bellissima. Perché io, in particolare, vado fiero della mia collezioni di CD, quelli fisici, eh. Ammetto che negli ultimi anni ho perso lo smacco di un tempo, ma da inizio 2019 ad oggi, 9 maggio, ne ho comprati 7. Non so dirti con precisione quanti ne comprino gli altri ragazzi della band, perché oggi tra album digitali, album fisici e playlist di Spotify non si capisce più niente. rnAd ogni modo, ho una mia teoria sulla differenza che c’è tra l’acquistare un disco e l’ascoltarlo su un canale di streaming. Non si tratta solo dell’oggetto materiale, si tratta, piuttosto, del tipo di esperienza. Quando avevo 15 anni e non avevo un soldo bucato, se compravo un disco lo ascoltavo fino alla nausea, anche se non mi piaceva. Avevo pochi dischi e quindi li ascoltavo più che potevo. Insomma, le risorse erano ridicole rispetto alle librerie e alle playlist a cui abbiamo accesso, oggi, con un costo ridicolo. Questo crea, a mio avviso, un ascolto più superficiale che rischia di far finire nel dimenticatoio album che avrebbero richiesto (e meritato) un ascolto in più. rnE questa cosa non è per forza negativa, è un semplice cambiamento culturale e sociale.rnQuindi, per rispondere alla tua domanda, ascolto dall’inizio alla fine ogni disco che compro. E ascolto con meno passione quelli che trovo, per caso o curiosità, su Spotify o altri canali simili.rn

Cosa vuole fare il vostro gruppo da grande?

Andare in un locale qualunque ad ascoltare una tribute band dei Silver Lake.

Ok, ragazzi! Lo spazio a nostra disposizione sta per terminare, ma voglio lasciarvi carta bianca per l'ultimo messaggio. A voi la parola, siete liberi di esprimervi!

I ringraziamenti possono sembrare scontati, ma per noi sono importanti. In fondo, realtà come Metal Wave sono la benzina della musica underground, ecco perché vi ringraziamo di cuore per il tempo e lo spazio che ci avete dedicato. Grazie a voi e a tutti i lettori.

Intervista di Jerico Articolo letto 970 volte.

 


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