Bleed Someone Dry «PostMortem | Veritas» (2015)
Recensione
Moderno, possente e dinamico si presenta questo rocciosissimo Death Core forgiato dai toscani Bleed Someone Dry che in questa terza personale impresa intitolata “Postmortem | Veritas” riescono senza mezzi termini a scatenare un incredibile concentrato di tecnicismo perfettamente riuscito. In effetti, lo stile della band che richiama in molti aspetti profili riconducibili a band quali Meshuggah riesce brillantemente a personalizzarne le andature così apportando tutti quegli elementi, in alcuni casi anche al limite del progressive, in grado di rendere questo lavoro accattivante. Le sonorità sono possenti, i riff duri e le ritmiche riescono brillantemente a coadiuvarsi; non è raro imbattersi nel corso dell’ascolto in simmetrie che si alternano brillantemente tra la musicalità e l’ambient che spesso va ad uniformarsi con la parte cantata che, seppur proposta già efficacemente in un affascinante growl, in alcuni casi, assume profili clean ottimamente eseguiti. Dei dodici brani pressati in questo incredibile full lenght vale la pena menzionarli praticamente tutti anche in considerazione della magnificenza realizzata musicalmente in un genere come questo che per molti aspetti prende spunto anche su andature death metal estremizzate efficaci e d’impatto nello stesso tempo. Dopo l’ intro “Haeretica Infans” un acustico con una voce al femminile effettata, parte collegato d’impatto il primo brano “A Violent Awakening” dove subito si mette in mostra l’ottima performance vocale supportata da un’andatura inizialmente modertata che poi prende subito il via grazie ad un riff ritmato e supportato da un’eccellente andatura che ricorda a tratti lo stile degli svedesi Meshuggah; anche il successivo “Damnetur Misericordia” si propone subito con un’andatura mista tra metal core e death metal dove a prendere il sopravvento è l’inserimento degli innumerevoli armonici. Uno dei migliori brani del platter è senza dubbio “The Sacrifice” brano dalle mille sfaccettature sia ritmiche che armoniche ma soprattutto vocali; degno di note elogiative è anche il pacato “Let Me In” brano lento che stacca l’incredibile aggressività musicale su cui siamo stati sin ora concentrati; il brano termina allacciandosi all’irruenta partenza del seguente “Devil in Me” brano che non abbassa in ogni caso la creatività sin ora mostrata dal quartetto; il successivo “Our Martyrdom” vede come guest Cj Mc Mahon cantante dei Thy Art is Murder che complessivamente giova all’importanza del brano sino ad un certo punto; le andature rimangono sorprendenti in ogni caso e la creatività che ancora una volta dimostra elementi e proposizioni caratteristiche che possono ricondursi ad progressive; il successivo “Your Name Their Plague” offre un’introduzione moderata ma strumentalmente efficace grazie alla compattezza del sound che si propaga nelle sue abnormi sfaccettature per tutto il brano; “Doom and Gloom” andatura non troppo movimentata ma dall’effetto granitico della chitarra; sensazionale ancora una volta l’ottima realise canora; anche i successivi “Justice before Utopia” e “Cycle of Decay” non sconfessano minimamente le ritmiche sin ora ascoltate che rivelano costanti mutamenti ed andature in controtempo sensazionali; chiude il disco “Ora pro Nobis” con la partecipazione in guest di Luca T. May degli Zu e Mombu dall’inaspettata esecuzione nell’intermezzo; il disco, con le sue numerose variabili, rappresenta un ottimo esempio di death core che consiglio a tutti gli appassionati del genere.
Track by Track
- Haeretica Infans 70
- A Violent Awakening 80
- Damnetur Misericordia 80
- The Sacrifice 85
- Let Me In 75
- Devil in Me 70
- Our Martyrdom 75
- Your Name Their Plague 80
- Doom and Gloom 80
- Justice before Utopia 85
- Cycle of Decay 80
- Ora pro Nobis 80
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 85
- Qualità Artwork: 85
- Originalità: 85
- Tecnica: 85
Giudizio Finale
80Recensione di Wolverine » pubblicata il 26.11.2015. Articolo letto 2255 volte.
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