Gli Alberi «Reinhold» (2022)

Gli Alberi «Reinhold» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
28.03.2024

 

Visualizzazioni:
196

 

Band:
Gli Alberi
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Titolo:
Reinhold

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Arianna Prette :: vox
Matteo Candeliere :: guitars
Davide Quinto :: bass, vox
Giovanni Bersani :: keyboards, guitars, drums

 

Genere:
Dark Metal

 

Durata:
51' 9"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
01.12.2022

 

Etichetta:
Broken Bones Records

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
Broken Bones Promotion
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Recensione

Solo discreto e nulla più il secondo (credo) album dei Torinesi Gli Alberi, una band che si definisce cautamente come qualcosa di semplicemente metal con inclusi elementi black, doom, cose atmosferiche, ambientali etc. Bene: niente di tutto questo; i Gli Alberi suonano un mix tra Post e Progressive Rock vagamente ripreso da certi Porcupine Tree, e con il black metal trascurabile, visto che è relegato a qualche evitabilissima voce urlata e un blast beat molto breve in tutto l’album.
Ora, la pittoresca e evocativa idea dietro al disco “Reinhold” è quella di raccontare della scalata di Reinhold Messner del monte Nanga Parbat, dove il fratello Gunther Steiner perse purtroppo la vita, ma purtroppo una personalità musicale invero scomposta mina la riuscita di questo disco, che lo rende un po’ pretenzioso. Infatti, già dall’ascolto dell’opener “Babele” Gli Alberi propongono una struttura musicale strana, a metà tra il post e il prog che sembra strumentale, ma la voce compare invece da 2/3 del brano senza che questo abbia una forma canzone, e non aggiunge granché al brano, così come non capisco cosa c’entra la voce screaming in un brano che di black non ha assolutamente nulla come “La danza pallida”, e dove gli strumenti vanno benino, ma non fanno niente di particolare e lascia il brano troppo spoglio. La verità tuttavia è rivelata dai due brani di metà disco, ovvero “Sulla vetta” e “Aspettami”, dove la componente Post/doom va molto bene a livello strumentale, ma l’intervento della voce della pur brava Arianna non migliora il brano, e le parti prog non sono ben coese con quelle doom che vanno così a risultare fuori contesto; c’è anche un blastbeat breve e un po’ di screaming, ma risultano anche questi fuori contesto e soprattutto totalmente evitabili. Il mood del brano cambia poco da qui alla fine del disco, e sostanzialmente non sale in quanto a qualità.
“Reinhold” è dunque un album non ben congiunto a livello di influenze: va molto bene quando fa Post/doom, va così così quando subentra la voce che a parte darci vocalizzi gradevoli non ci comunica molto, e suona mediocre nelle parti progressive, per un risultato a volte molto riuscito, ma dalla personalità musicale alquanto confusa che disorienta l’ascoltatore e rende il disco altalenante in quanto a qualità, relegandolo a disco non da disprezzare, ma di nicchia. La prova che le diverse influenze musicali non sempre sono un bene: o le si amalgama in maniera naturale, oppure funzionano come il proverbiale cavolo a merenda.

Track by Track
  1. Nanga Parbat I - Intro S.V.
  2. Babele 60
  3. La danza pallida 55
  4. Noialtri - Intermezzo S.V.
  5. Sulla vetta 60
  6. Aspettami 60
  7. Sindrome del terzo uomo 60
  8. Hiems 65
  9. Vuoto alle spalle 65
  10. Nanga Parbat II 60
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 60
  • Qualità Artwork: 70
  • Originalità: 55
  • Tecnica: 60
Giudizio Finale
62

 

Recensione di Snarl » pubblicata il 28.03.2024. Articolo letto 196 volte.

 

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