Intervista: Adimiron

Nessuna Descrizione Freschi di pubblicazione del terzo album, e lasciatisi appena alle spalle un tour europeo, gli adimiron sono sicuramente una dell più esaltanti promesse del panorama estremo italiano, una band che non ha mai lesinato in sforzi per farsi conoscere all'estero e per creare una musica all'avanguardia e personale. abbiamo raggiunto il bassista maurizio villeato, che ci ha raccontato qualcosa di più su questa travolgente realtà metal tutta italiana!

 

Ciao, benvenuti su MetalWave.it! Che ne dite di raccontare la vostra storia ai pochi che ancora non sanno nulla di voi?

Gli Adimiron nascono tra il ’99 e il 2000 a Brindisi, città natale del fondatore chitarrista Alessandro Castelli. Dopo dieci anni dalla loro nascita, gli Adimiron hanno all’ attivo tre studio album “Burning Souls” (2004), “When Reality Wakes Up” (2009) e “K2” (2011), e numerose date live e tour con tanti grandi gruppi della scena metal, come Annihilator, Meshuggah, e Gorgoroth, giusto per citare i primi tre che mi vengono in mente.

La musica che suonate deriva dal Thrash, ma voi lo fate evolvere in una maniera personale e sicuramente più violenta, negativa se mi passate il termine, di quello che la vecchia scuola americana ci ha abituati. Quale è secondo voi l’interessante nel suonare questo genere di musica? Cosa vi sentite di esprimere?

Chi segue gli Adimiron dagli albori sa che con gli ultimi due album la band si è orientata verso un nuovo approccio, molto differente rispetto al debutto,più orientato a un death metal di stampo melodico. Probabilmente cio è dovuto al massiccio cambio di line-up che avvenne dal 2006 quando io, Andrea Spinelli e Federico Maragoni entrammo nella band per prendere parte alla composizione e alle registrazioni di “ When Reality Wakes Up”. Questo è il genere che prediligiamo come musicisti, ci consente di esprimerci al massimo, di poter inserire elementi e influenze personali per cercare di aggiungere sempre qualcosa di nuovo. Non so sinceramente se riusciremmo a fare ciò suonando uno stile differente, è certo pero che la musica che facciamo ci esce in modo naturale.

In questo periodo il post-thrash sembra godere di una seconda giovinezza: molte sono infatti le band che stanno riscoprendo sonorità di band estreme e difficilmente catalogabili, Meshuggah in primis, tant’è che alcuni hanno già inventato un nuovo nome per tale genere, cioè “djent”. Vi sentite rappresentati da questa definizione? Ve la sentireste di dire che siete parte di un nuovo movimento, che negli anni a venire potrebbe diventare una realtà concreta, come lo è stato per esempio il Metalcore in questi anni?

Non ci piacciono troppo le etichette, cerchiamo di guardare oltre queste cose. In parte la corrente djent potrebbe rappresentarci, ma di certo questo nuovo termine non può descrivere o contenere al suo interno tutti gli elementi del nostro sound. Ci piace saper prendere spunti da tante cose e da tanti elementi diversi, sia di matrice estrema che di altra natura. Ci consideriamo semplicemente una band estrema, senza limiti o confini di sorta.

Parliamo del vostro nuovo album: cosa rappresenta per voi il K2? Di cosa si parla nelle canzoni?

K2 ha rappresentato una sfida nel passato, e una vittoria nel presente. Decidere di scrivere, comporre e registrare un disco come questo è stato come mettersi nei panni di uno scalatore che decide di affrontare questa maestosa montagna da solo. Le prime ottime recensioni, e il consenso dei nostri numerosi supporters ci danno la consapevolezza che pian piano questa montagna la stiamo scalando con nel modo giusto,con la giusta attitudine, ma la strada per la cima è ancora lunga; e il senso delle canzoni è proprio questo, un viaggio fisico e metafisico di un uomo che sceglie di staccarsi definitivamente dal mondo come lo conosciamo noi e di seguire un viaggio per ritrovare se stesso, in viaggio che, come accennavo poco fa, è anche interiore. Il protagonista si trovera davanti a molte situazioni, alcune paradossali, ma sta a voi scoprire come e se finirà questo lungo viaggio.

Un terzo album in studio è un bel traguardo. Come siete cresciuti dal vostro debut, cosa è cambiato in casa Adimiron?

Essendo entrato nella band al secondo album posso darti una riposta relativa al mio punto di vista. Le cose sono cambiate in meglio a partire dal massiccio cambio di line up di cui prima ti accennavo, si suona molto di più dal vivo, c'è una lavoro su base quotidiana e la costanza nel fare quello che facciamo ci premia. Inoltre c'è un ottima empatia e scambio per quanto riguarda la composizione. La crescita è costante, e il tutto può solo migliorare ancora.

Avete avuto modo di condividere il palco con molti mostri sacri della musica pesante: avete qualche commento a proposito, aneddoti interessanti, o solo qualche sensazione provata e che volete condividere con i nostri lettori?

Nonostante siano tutti mostri sacri, come ben dici, devo dire che fin ora ci siamo imbattuti sempre in persone fantastiche e professionisti serissimi, molto disponibili e tutt'ora rimaniamo in contatto con molti di loro, Come aneddoto ora non saprei veramente cosa scegliere,ce ne sono troppi, e tutti indimenticabili, ma forse i complimenti di Thomas Hakke ricevuti dopo lo show a supporto di Meshuggah a Torino sono stati per me il gradino più alto di questo percorso, soprattutto perche è stato lui che è venuto a cercare noi.

Com’è nata la collaborazione con Dave Padden? Come vi siete conosciuti?

Ci siamo incontrati durante il Total Annihilation Tour del 2010. C' è stato subito feeling e la scelta di chiedergli di cantare un pezzo per noi è stata naturale. Ha svolto un ottimo lavoro, ha interpretato alla perfezione il pezzo. Siamo molto soddisfati. Ora un mio sogno nel cassetto è poter suonare questo pezzo con Dave live magari durante un festival o un un'altra occasione in cui ci si incontra, e mi sento di dire che un giorno succederà.

Ecco una domanda che non mi stufo mai di fare: com’è essere una band che suona la vostra musica in Italia? So che avete avuto modo di farvi notare anche all’estero, lì il consenso è maggiore?

Non voglio fare la parte di quello che si piange addosso, anche perche la nostra attivita live e discografica è piu attiva che mai, ma la nostra nazionalità non ci aiuta molto; spesso vengono spinti gruppi solo perche provengono da paesi in cui il metal è piu seguito, ma ciò non toglie che bisogna sempre lavorare, e dare il massimo. I risultati che abbiamo raggiunto non ci sono capitati tra le mani casualmente, ognuno di noi ogni giorno da la vita per questo gruppo, e se si lavora bene, si va avanti. E se la nostra nazionalità ci condiziona, l’unica cosa che possiamo fare è lavorare ancora di piu. All’estero il consenso è maggiore, ma dobbiamo ancora fare strada, ma ogni volta che teniamo uno show fuori dai nostri confini i risultati si vedono.

Quando avremo modo di vedere un concerto degli Adimiron?

Quando volete, siamo sempre on the road! Proprio in questo momento siamo in tour con Vader e Gorgoroth,abbiamo toccato l'Italia da pochissimo e ora siamo ala volta di Spagna e Portogallo. Per chi avesse mancato questi appuntamenti consiglio di tenersi aggiornato sulle nostre piattaforme, essendo in piena promozione ci saranno senz'altro altre date e altri tour e l'Italia non sarà di certo trascurata.

Siamo alla fine. Avete qualche ultima parola per i nostri lettori?

Grazie per lo spazio che ci concedete e per il vostro supporto, aspettiamo di vedervi sotto al palco, a sudare e divertirvi con noi. A presto!

Intervista di Zoro Articolo letto 2703 volte.

 


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