Intervista: Amantyde
Ciao Nicky, benvenuta su Metalwave.it! Che ne dici di iniziare presentando la band ai nostri lettori?
Ciao, e grazie mille innanzitutto, per lo spazio che ci state dedicando. Noi siamo gli Amantyde, io sono Nicky, voce e portavoce della band. Veniamo dal ricco nord-est, precisamente da Treviso-Venezia, e siamo una band attiva dal 2006. Facciamo, o meglio, tentiamo di fare un rock metal che sta tra il thrash, il groove, lo sludge, l’alternative, e potrei dilungarmi in definizioni per ore senza riuscire a spiegare niente, quindi è meglio se mi fermo qui, ehehe... Il resto della band è composto da Dario alla chitarra, Andrea al basso e screaming, e Gere alla batteria.
So che il nome della band ha un origine molto curiosa...
Ahaha, sì, beh, è curioso il fatto che di per se non significa niente.
La mantide è un piccolo insetto a cui mi hanno sempre associata a causa dei miei trascorsi sentimentali in gioventù, e quindi mi sarebbe piaciuto lanciare una piccola provocazione nella scelta del nome della band. Solo che Mantis, (che è la corretta traduzione in inglese) non ci ispirava, e dalle nostre parti tutti han sempre pensato che mantide si dicesse “amantide”, quindi un pomeriggio,mentre eravamo seduti per terra a fissare il cielo con qualche birra in corpo, pronunciando nomi a caso è nato “Amantyde”. Ma non vuol dire niente. Tutto il significato di “A man tied” e cose del genere me lo sono inventato dopo per dare un senso alla faccenda.
Tra il vostro ultimo album e il precedente c’è stato un drastico cambio di line-up, tutto ciò ha portato a ripercussioni sulla vostra musica?
Decisamente si, ma sono state positive, almeno dal nostro punto di vista.
Il cambio di formazione è stato causato soprattutto da divergenze artistiche, quindi l’ingresso nella band di una nuova chitarra e una nuova batteria ci ha permesso di incidere un album più vicino ai nostri obiettivi attuali.
Potremmo parlare subito del vostro nuovo album, Madchen. Leggo che è un album arrabbiato, arrabbiato verso un mondo che ci opprime e ci fa del male. Ce ne parli?
Penso che l’arte in genere sia un enorme mezzo di denuncia sociale e un’ottima terapia contro le turbe mentali. E quindi finalizzare l’arte al bisogno di esternare il proprio disappunto, o il proprio disgusto nei confronti di quello che ci circonda, sia il fine supremo dell’arte stessa. Alla fine siamo tutti qui per difenderci dal dolore, c’è chi si compra una barca, chi si fa di crack, chi si fa una famiglia…noi facciamo musica perche siamo più altruisti e vogliamo condividere il nostro male di vivere con il prossimo, ehehe...
Tornando alla domanda di prima, il simbolo di questa umanità oppressa è una ragazza, figura a quanto pare ricorrente nella vostra discografia. Ce ne parlate?
La donna secondo me rappresenta perfettamente l’eterno secondo dell’umanità. Dico questo non perche sia femminista, ma essendo femmina me ne rendo conto più facilmente. La donna, ancora oggi nel mondo viene bistrattata in molti modi, viene umiliata, comprata, venduta, anche se porta dentro di se il dono più grande che la vita fa a se stessa, ovvero la capacità di rinnovarsi. Le donne hanno l’arduo compito di prendersi cura dei propri compagni e dei propri figli, e il più delle volte vengono ripagate solo con la solitudine ed il disprezzo. Gli uomini faciloni dicono che è più facile essere donna, perche basta aprire le gambe per vedere realizzati i propri sogni. Come se aprire le gambe e rinunciare alla propria dignità fosse una cosa da poco. Ma del resto la prostituzione è alla base della nostra struttura sociale, a prescindere dal sesso, ed è proprio questo tipo di corruzione che marcisce le fondamenta dell’animo umano, che sto cercando di denunciare attraverso la nostra musica.
Per questo l’immagine della donna è un tema ricorrente negli Amantyde, come quello dell’infanzia.
A livello musicale invece, a che band vi sentite vicini?
Eh…Potremmo stare ore ad elencare i musicisti che ci hanno ispirati finora!
Per citarne alcuni: Metallica, Pantera, Black Label Society, In Flames, Exilia, Katatonia.
Come è stata la produzione dell’album, è andato tutto liscio? Che esperienza è produrre un album indipendente?
Si, per la prima volta dopo tre esperienze in studio, è andato tutto liscio, anzi, è stata un’esperienza fantastica. I ragazzi del Flame Out Studio sono dei veri professionisti, perche sono dei musicisti come noi, che provengono dal nostro stesso background, per questo abbiamo deciso di lavorare con loro. E’ stata sicuramente un’esperienza piu rilassante e creativa rispetto a quella dell’album precedente, in cui eravamo soggetti ai diktat della produzione. Il vantaggio di auto prodursi consiste nell’avere completa libertà di scelta sia nella composizione, che nella produzione, mix e mastering. Ovviamente il sogno di tutte le bands è di essere prodotte da qualcuno, ma di questi tempi essere prodotti da un’etichetta indie significa dover tirar fuori soldi di tasca propria comunque, quindi a meno che non si finisca sotto una major, se posso permettermi un consiglio, credo che l’autoproduzione sia sempre la scelta migliore.
Come vedete la scena underground in Italia? E dalle vostre parti, in Veneto?
La scena è molto fertile. Ci sono un sacco di bands a livello medio-alto nell’underground che sono veramente meritevoli di ascolto, dalle nostre parti ci sono diversi gruppi con cui è un piacere condividere i palchi, perche, a prescindere dai vari generi suonati, hanno la giusta attitudine e ci mettono un sacco di impegno. Il problema, dalle nostre parti, sta nel provincialismo con cui ci si approccia a questo lavoro, che purtroppo ha contagiato un sacco di musicisti, semplicemente perche quello è il modo in cui sono stati educati come persone. Quando vedo che si spreca un sacco di tempo a parlar male l’uno dell’altro e a boicottarsi fra bands, quando bisognerebbe semplicemente preoccuparsi di suonare e di fare bene quello che amiamo, provo una certa delusione, perche abbiamo per le mani la possibilità di migliorarci e di migliorare l’ambiente che ci circonda, e invece come al solito scegliamo di portare avanti una serie di comportamenti distruttivi dettati dall’invidia e dalla pigrizia, che non conducono da nessuna parte.
Quali sono le soddisfazioni che finora vi ha regalato la vostra carriera, e che vi fanno andare avanti?
In primis il calore e l’affetto del nostro pubblico. Ci sono persone che ci seguono dagli inizi, e che ci hanno sempre supportato, ed è solo per loro, e per l’amore che proviamo per la musica, che andiamo avanti. Le soddisfazioni vengono anche dai grandi live, dalla risposta della critica, dal sapere che c’è gente che lavora per noi e lavora bene, perche crede quanto noi in questo progetto.
Ma quello che ti ripaga dei sacrifici è vedere la gente che canta le tue canzoni, sapere che le ragazzine scrivono i tuoi testi sul diario, sapere che la nostra musica ha ispirato altri artisti. Il resto, gli ingressi, le vendite, i guadagni, sono solo numeri, e le emozioni invece non possono essere quantificate.
L’intervista termina qui, vi lascio carta bianca per qualche ultima parola ai nostri lettori!
Cari lettori, se siete arrivati fino a qui per leggere quello che abbiamo da dire evidentemente non avete di meglio da fare, e quindi sono molto orgogliosa che abbiate condiviso il vostro fancazzismo con me.
Scherzi a parte, raga, ascoltate gli Amantyde, scaricate il loro cd da Torrent, se vi piace, ma soprattutto cercate di vivere il più rock’n’roll possibile. Tutto il resto al di fuori di questo è solo tempo che passa in attesa della morte. E quindi corna al cielo, e rock’n’fucking roll.
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Intervista di Zoro Articolo letto 3462 volte.
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