Intervista: Caelestis
Com'è avvenuto, nel tuo percorso musicale di ricerca, il passaggio dall'ambient alla sperimentazione post black metal?
Salve a tutti, è un piacere e un onore per me tornare ancora una volta sulle pagine di MetalWave, ma passiamo al sodo:
l'evoluzione del progetto Caelestis è stata quanto di più naturale si possa immaginare. Non mi sono mai fermato per chiedermi se fosse il caso di mischiare le carte in tavola, o se qualcosa non andasse nella mia musica. E' sempre uscita dal cuore, e tanto è bastato per non farmela toccare. Eppure, dalle note più leggere del pianeta sono passato a produrre quelle più pesanti... Perché, mi chiedete voi? Semplicemente perché il mondo, le persone attorno a me e ultimo ma non ultimo il mio livello percettivo sono cambiati, e Caelestis è lo specchio della mia vita.
Come nasce una composizione musicale di Caelestis?
Di sicuro da un'emozione. Come ho scritto già in passato, ho bisogno di essere in un particolare stato mentale per scrivere una canzone meritevole di entrare in un album targato Caelestis. Ma al di fuori di ciò, non ho regole precise. Posso partire da un testo, da un giro di accordi, persino dal ritmo di batteria… se l'ispirazione c'è, l'emozione continuerà a riversarsi inesorabilmente all'esterno, fino ad esaurirsi. E' capitato, talvolta, che io dimenticassi ispirazioni particolarmente importanti, e che poi queste si siano ripalesate al ripetersi delle mie condizioni psichiche al momento dell'idea originale.
Nell'album "When the moon dreams" lo strumento principale che hai adoperato è il pianoforte con distorsioni e inserti di synth: originali risultano anche le sperimentazioni ritmiche con i piatti di batteria. Com'è avvenuta questa scelta?
Come scrivevo prima, qualunque scelta in Caelestis avviene nella massima naturalezza e spontaneità, anche in maniera irrazionale. Volendo dare una risposta a tutti i costi, posso scrivere che WTMD è, con la sua carica di dolce nervosismo, una sorta di preludio all'abisso oscuro e freddo del Nimbo, album suo successore.
Le dimensioni raccontate da Caelestis sono prettamente oniriche o raccontano di mondi paralleli di cui supponi l'esistenza?
Cinquanta e cinquanta, in verità. L'onirico è una (ir)realtà che reputo necessaria, vitale all'essere umano, per evadere dal mondo terreno, spesso nauseabondo, odioso e inospitale. Ma dei sogni è inutile parlare: come dissero i Weakling un bel po' di annetti fa "i sogni sono morti". Ciò che reputo davvero interessante invece è parlare di questi mondi paralleli a cui accennate… innanzitutto non suppongo la loro esistenza, ma la affermo. Non ho mai avuto esperienze ultraterrene nel senso comunemente inteso, perché io non parlo di mondi altri, locati in chissà quale meandro sperduto di chissà quale universo. I mondi di cui parlo in Caelestis sono qui, sovrapposti a quello dei cinque sensi. A sostegno della mia tesi, il fatto che qualunque persona dotata di sensibilità acuta e perciò capace di trascendere e superare le percezioni comuni possa accedervi. Chiamatele vibrazioni cosmiche, chiamatele spettri… le incarnazioni della poesia, dall'alba dei tempi, hanno preso le forme più diverse, ma le radici sono rimaste le stesse. La pulsazione della vita in ogni singola cosa, le ombre degli alberi che si allungano sanguinanti al tramonto, la luna, le malinconie così forti da mettere su gambe e camminare in giro. Per chi sa fruire, la musica del progetto Caelestis è una potenziale chiave per accedere a questi sub-strati di realtà, per quanto talvolta essi possano superare, in marciume e odio, persino i loro corrispettivi terreni.
Quali sono, se ci sono, i principi filosofico-escatologici o religiosi di Caelestis?
Non mi sento di includere la religione nei motivi d'essere di Caelestis, anche perché personalmente mi trovo in posizione d'agnosticismo e non credo nell'esistenza di esseri superiori. Per quanto riguarda l'aspetto filosofico, vi rimando alla mia risposta precedente.
Nell'ultimo album "Nel suo perduto Nimbo" si evince la tua evoluzione stilistica verso nuove sperimentazioni musicali in cui aggiungi versi recitati di poesie, partendo dall'opera di Giuseppe Ungaretti: cosa ti ha affascinato maggiormente di questo poeta? Nell'ultimo album "Nel suo perduto Nimbo" si evince la tua evoluzione stilistica verso nuove sperimentazioni musicali in cui aggiungi versi recitati di poesie, partendo dall'opera di Giuseppe Ungaretti: cosa ti ha affascinato maggiormente di questo poeta?
Molto semplicemente, di Ungaretti ho apprezzato la vicinanza al mio immaginario. Malinconia a palate, lo spettro della morte sempre appollaiato su una spalla, e la ferma convinzione che, in futuro, sarà possibile vivere in superiori livelli d'esistenza, ricchi di luce, felicità, e tendenti alla perfezione. Di certo non posso permettermi di paragonarmi tecnicamente a questo poeta, che nella realizzazione delle sue composizioni è semplicemente immenso, ma ribadisco che il nostro pensiero è così vicino da avermi messo i brividi più volte. Poi, più recentemente, una persona mi ha fatto scoprire Neruda, e in lui ho scoperto, per quanto lo ritenessi impossibile, un' ulteriore realtà di comunione mentale extratemporale. Chissà che in futuro io non decida di musicare una o più poesie di questo meraviglioso autore.
Cosa simboleggia per te il "Perduto Nimbo"?
In un'altra intervista, ho usato queste precise parole: "Vi basti sapere che il Nimbo del titolo esiste davvero. Ha un connotato fisico, una forma, degli attributi… Non so se esistano davvero esperienze terrene che trascendano i cinque sensi, ma di sicuro esistono sensi che trascendono le esperienze terrene". Si tratta, tra l'altro, di una dimensione a metà tra buio cosmico e luce divina, ma qualunque parola io cerchi di utilizzare per spiegare cosa il Suo perduto nimbo sia non fa altro che sminuire la cosa. E' a questo punto che entrano in gioco le note, vero insostituibile veicolo di comunicazione per argomenti di questa caratura.
Come nasce la collaborazione con la cantante metal Vera Clinco, che ha recitato la poesia di Ungaretti "Nel suo perduto Nimbo" nel tuo disco?
Ho conosciuto Vera un anno fa circa quando, per coincidenza, ci siamo ritrovati a condividere lo stesso gruppo di amici. Ero in pieno songwriting al tempo e, iniziando io ad avere un bel po' di materiale da registrare, mi sono reso conto che al mio nuovo album serviva una marcia in più, un elemento che lo impreziosisse e lo completasse. Non passò molto tempo prima che io scoprissi che Vera cantava già da un pezzo in una cover band locale. Di lì a proporle una collaborazione il passo è stato breve, perché a me piaceva la sua voce e lei amava la mia musica. La Clinco è una ragazza dalla forte sensibilità artistica, capace non solo di farsi coinvolgere profondamente dalla musica che l'avvolge, ma anche di capire la mia opera in toto, il che ha creato un'alchimia che ha a sua volta dato vita a "Dove La Luce", attualmente una delle mie canzoni più apprezzate. Credo molto nelle potenzialità di Vera, al punto che ho deciso di affidarle tutte le voci del prossimo album, attualmente in fase di songwriting.
Ho conosciuto Vera un anno fa circa quando, per coincidenza, ci siamo ritrovati a condividere lo stesso gruppo di amici. Ero in pieno songwriting al tempo e, iniziando io ad avere un bel po' di materiale da registrare, mi sono reso conto che al mio nuovo album serviva una marcia in più, un elemento che lo impreziosisse e lo completasse. Non passò molto tempo prima che io scoprissi che Vera cantava già da un pezzo in una cover band locale. Di lì a proporle una collaborazione il passo è stato breve, perché a me piaceva la sua voce e lei amava la mia musica. La Clinco è una ragazza dalla forte sensibilità artistica, capace non solo di farsi coinvolgere profondamente dalla musica che l'avvolge, ma anche di capire la mia opera in toto, il che ha creato un'alchimia che ha a sua volta dato vita a "Dove La Luce", attualmente una delle mie canzoni più apprezzate. Credo molto nelle potenzialità di Vera, al punto che ho deciso di affidarle tutte le voci del prossimo album, attualmente in fase di songwriting.
In questo tuo ultimo album si avverte l'influenza di Ligeti: cosa ti affascina delle composizioni del Maestro in particolare? E, oltre ai Pax Cecilia, quali sono le tue influenze musicali di riferimento?
Sarò franco, di Ligeti conoscevo e tuttora conosco poco e niente. Avendo io studiato all'accademia di belle arti mi è giunto talvolta alle orecchie il suo nome parlando di colonne sonore storiche destinate al cinema (avevo un prof che il nome di Kubrick l'ha praticamente consumato), ma davvero niente di più. Il fatto che voi mi paragoniate a lui è una mera coincidenza, giacchè non posso logicamente trarre spunto da qualcosa che non conosco, ma al tempo stesso sono tremendamente lusingato per essere stato accostato a un maestro di tale levatura, ragion per cui vi ringrazio. Per quel che riguarda le influenze, vi faccio una veloce carrellata di nomi: Burzum (la recitazione in scream distorto), Lantlos eWolves in the throne room potrebbero essere i maggiori ispiratori di "Nel Suo Perduto Nimbo", e in quest'ultimo 2012 ho avuto modo di arricchirmi culturalmente, così che nel prossimo album saranno palesi le influenze più disparate. Alcest, Agalloch, Amesoeurs, Mortifera, Kate Havnevik, Joyless, Lìam, Pink Floyd, Sigur Ròs e (udite udite) addirittura qualche sprazzo di Green Day.
"Turchese e amaranto" è una delle tue più belle poesie che hai musicato. Come nascono i versi di Caelestis?
Le liriche di NSPN sono state le prime che io abbia mai scritto, ed essendo le une indipendenti dalle altre, ho utilizzato la tecnica del flusso di coscienza: consiste, per chi non lo sapesse, nel gettare su carta tutto ciò che attraversa il pensiero, senza alcuna esclusione. Ciò permette, in brevissimo tempo, di avere molto materiale grezzo su cui poi lavorare, e da cui estrarre il meglio. Entrare in flusso di coscienza in un momento di particolare ispirazione è un'esperienza semplicemente pazzesca, che può addirittura permettere di entrare in contatto con parti di sé che non si conoscevano o che non si è mai avuto il coraggio di confessarsi. Segue a questa fase un momento più lungo e laborioso, in cui decido le metriche, eventuali rime e, in generale, la struttura della poesia. La tecnica di scrittura delle liriche del prossimo album è invece molto, molto diversa, ma non mi aprirò maggiormente per non rovinare l'effetto sorpresa.Le liriche di NSPN sono state le prime che io abbia mai scritto, ed essendo le une indipendenti dalle altre, ho utilizzato la tecnica del flusso di coscienza: consiste, per chi non lo sapesse, nel gettare su carta tutto ciò che attraversa il pensiero, senza alcuna esclusione. Ciò permette, in brevissimo tempo, di avere molto materiale grezzo su cui poi lavorare, e da cui estrarre il meglio. Entrare in flusso di coscienza in un momento di particolare ispirazione è un'esperienza semplicemente pazzesca, che può addirittura permettere di entrare in contatto con parti di sé che non si conoscevano o che non si è mai avuto il coraggio di confessarsi. Segue a questa fase un momento più lungo e laborioso, in cui decido le metriche, eventuali rime e, in generale, la struttura della poesia. La tecnica di scrittura delle liriche del prossimo album è invece molto, molto diversa, ma non mi aprirò maggiormente per non rovinare l'effetto sorpresa.
Come è avvenuta e che significa il nome d'arte di Cataldo Cappiello, ossia Caelestis?
"Caelestis" è una parola che ho preso di peso dal vocabolario della lingua latina e che, tradotta in italiano, significa ben poco sorprendentemente "celeste".
E' però d'uopo una precisazione: con "celeste" non mi riferisco al colore ceruleo, bensì voglio dire "dal cielo". Per i motivi che ho finora illustrato, la musica di questo progetto è volta a un'elevazione spirituale, che stacchi nettamente il corpo da questo mondo sopra al quale, per l'appunto, c'è solo la volta celeste.
Su quali nuovi progetti stai lavorando?
Mi sto dedicando in esclusiva al progetto Caelestis, ed è proprio per questo che in esso sto impiegando anima e corpo.
E' presto per fare dichiarazioni ufficiali, ma posso già anticipare qualcosa del prossimo album.
La novità principale è che Caelestis non è più un progetto singolo, e vanta ora una line-up di tutto rispetto, all'interno della quale fa capolino la Vera Clinco di cui sopra in veste di cantante. Inoltre farò passi avanti nel sound, cercando di dar vita a una summa di quanto prodotto finora, dai tempi dell'ormai vetusto self-titled a NSPN.
Detto ciò, credo sia giunta l'ora dei saluti, e per questo ringrazio MetalWave per l'interessante intervista e chiunque mi abbia letto finora.
Spero che "Nel Suo Perduto Nimbo" sia piaciuto ai più, e che ci vogliate seguire numerosi in attesa del prossimo album, previsto per il 2013.
Lascio di seguito i miei contatti, e con essi vi saluto.
http://www.caelestismusic.org
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caelestismusic@hotmail.it
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Intervista di Susie Ramone Articolo letto 2347 volte.
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