Intervista: Deathless Legacy

Nessuna Descrizione È stato un interesse diluito nel tempo per me con i Deathless Legacy: ero molto scettico su di loro dal punto di vista musicale all’inizio della loro discografia. Da allora i Deathless Legacy sono andati perfezionandosi, ostinandosi su ciò che sanno fare di più e limando e ottimizzando le varie imperfezioni formali che affliggevano la loro musica. È Steva La Cinghiala, cantante dei Deathless Legacy, a sottoporsi alle nostre domande. Una persona in realtà non molto loquace ma decisa e che dalle risposte a noi date mostra una buona sete di ambizione e di convinzione del proprio gruppo musicale. Buona lettura.

 

Ciao ai Deathless legacy, vi andrebbe innanzitutto di raccontarci la storia della band dalle origini in assoluto passando per il vostro periodo da cover band fino al primo album?

Ciao a te Snarl e a tutti i lettori di Metalwave. Siamo nati nel 2006 come tribute band dei Death SS, ma sin da subito i nostri demoni interiori hanno scalciato affinché ci decidessimo a lasciarli andare, componendo brani nostri. A poco a poco ci siamo messi d’impegno a produrre un nostro repertorio, tuttavia, per i continui cambi di line-up che ci hanno “colpiti” nel primo periodo, siamo riusciti a dare alla luce il disco d’esordio “Rise From The Grave” solo nel 2014.

Presentate il vostro nuovo quarto album, “Rituals of black magic”, e parlateci dei traguardi raggiunti con i vostri precedenti full lengths.

Come accennavo nella risposta precedente, il primo album ha impiegato davvero troppo tempo a uscire. Non appena abbiamo trovato una buona stabilità, ci siamo gettati subito a capo fitto nella produzione, lanciando tre album in tre anni. Il 2016 è stato l’anno di “The Gathering”, il 2017 di “Dance With Devils” e il 2018 è l’anno di “Rituals of Black Magic”. Per questo quarto full-lenght abbiamo deciso di optare per un concept. Come indica il nome stesso, parla di un grimorio di rituali di magia nera salvato dall’oblio e dalla polvere. Ogni traccia descrive e racconta, sia dal punto di vista lirico che musicale, un rituale. Per completare l’esperienza, io e Frater Orion abbiamo scritto il libro “Rituali di Magia Nera” che spiega dettagliatamente e pericolosamente come compiere gli stessi rituali che compaiono nel disco.

Come saprete, trovo “Rituals of black magic” il vostro miglior album della discografia. Non ancora perfetto, ma comunque in deciso miglioramento. In particolare, trovo la vostra musica finalmente definita, ma anche ancora non del tutto scevra da alcuni difetti, come ho commentato in fase di recensione. È come se i Deathless Legacy a volte a furia di strafare e infarcire i loro brani, finiscono per appesantirli e mettere troppi fronzoli. Commentate questa mia osservazione.

“Le persone perfette non combattono, non mentono, non commettono errori e non esistono” diceva il caro Aristotele. E come dargli torto? Posso affermare di aver trovato la nostra strada, pur rimanendo aperti a qualsiasi ispirazione. In particolare per ROBM ogni singola traccia in esso contenuta e ogni singolo riff hanno un loro perché, quantomeno dal punto di vista esoterico

Come sappiamo, i Deathless Legacy fanno Horror Metal. Siete praticamente delle mosche bianche in Italia, visto che questo genere è forse rappresentato solo da voi, e visto che i Death SS ormai appartengono a un’altra categoria e non sono proprio lo stesso genere. Qual è il pubblico dei Deathless Legacy e come si può far esplodere questo genere in Italia?

Abbiamo un pubblico molto ampio ed estremamente variegato. Per quanto in questo campo si tenda a categorizzare tutto, devo ammettere che, vedendo i background musicali di coloro che ci seguono e coi quali ho avuto modo di scambiare due chiacchiere (o instaurare vere e proprie amicizie, in alcuni casi), non è tutto così categorico. Stiamo ricevendo dei feedback estremamente positivi e ne siamo orgogliosi, probabilmente il modo migliore per coinvolgere il pubblico a 360° è avere le idee ben chiare e curarle da ogni punto di vista possibile.

In formazione avete perfino una performer, come i Death SS. Non temete che il pubblico possa ricordarvi più per la performer che per la musica, e che quindi questo possa traviare la vostra musica?

La nostra performer Anfitrite completa l’esperienza del nostro show con la sua presenza scenica. Racconta, con i suoi movimenti e la sua versatilità, lo spirito di ogni traccia, interpretandola da un punto di vista teatrale, anziché musicale. Ciò va a creare un mix che il buon vecchio e caro Alejandro Jodorowski ha debitamente definito come teatro panico, perché Anfitrite sconvolge lo spettatore lanciandolo in un mix di emozioni contrastanti, che spaziano dalla sensualità all’orrore più assoluto.

L’horror, si sa, è un genere affascinante, ma è come i film: complicato da fare in maniera credibile e ci vuole un attimo a farlo diventare trash. Qual è la linea di confine tra horror music (o film) e trash?

È una linea molto sottile che è difficile non valicare. Tuttavia, confrontando ROBM con gli album passati, abbiamo cercato di fare il passo “in avanti”: ci siamo sempre presentati in maniera piuttosto grottesca – basti pensare a Frater Orion che esce in veste di diavolo dal calderone nel video di “Witches’ Brew” –, à la Rob Zombie, ma questa volta abbiamo cercato di tenerci su espressioni più serie, drammatiche e potenti. L’unico modo per non superare quel confine è studiando bene le performance e le “mosse” da compiere sul palco e in studio, cosa che, nella fase preparativa dei nostri show, richiede moltissimo tempo e attenzioni.

La Horror Music, benché molto grafica e scioccante, è ormai ben poco comune, e anche gli stessi numi tutelari del genere (Death SS e Mercyful Fate ad esempio) stanno un po’ nell’ombra e non vengono ricordati o menzionati indipendentemente dal fatto se i loro dischi piacciano o no. Secondo voi perché?

Per quanto io ritenga Death SS e Mercyful Fate/King Diamond due pietre miliari della mia formazione musicale, penso che il problema stia proprio qui: il nuovo modo di accogliere la musica è molto differente da come lo era tempo fa. Oggi, tra servizi come Spotify e YouTube, è possibile avere un ventaglio di conoscenze musicali molto più ampio ed estremamente variegato. Prima eri praticamente costretto ad acquistare il disco e a finirlo a forza di ascoltartelo; oggi questa cultura, specialmente nei più giovani, temo inizi a mancare. Se da un lato apprezzo molto l’apertura mentale nei confronti del metal che non bada più troppo al sottogenere, ma che porta ad ascoltarlo un po’ tutto in generale, ciò comporta, necessariamente, che il pubblico si concentri in maniera molto meno incisiva su chi ha fatto la storia – in questo caso – dell’horror metal.

Quali sono i prossimi piani e i prossimi impegni da live dei Deathless Legacy?

Nei prossimi mesi porteremo avanti il nostro “Rituals of Black Magic Tour 2018” un po’ per tutta l’Italia e chissà, forse anche al di fuori della Penisola. Invitiamo tutti quanti a tenere sotto controllo la nostra Pagina Facebook per restare aggiornati sui prossimi eventi.

Ultime parole famose…

INFERUS DENIQUE

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