Intervista: Godyva
Salve ragazzi! Prima di tutto vi do’ il mio personale benvenuto a METALWAVE. I nostri lettori saranno sicuramente interessati nel conoscere qualcosa di più su di voi, quindi, senza tanti indugi, potreste aprire questa intervista illustrandoci il progetto Godyva da ‘come’ e ‘perché’ è nato e chi sono gli attuali componenti?
LADY GODYVA: ciao e grazie per l’accoglienza. Il progetto Godyva è nato nel 2000 nella mia testa e sono stata molto fortunata nell’aver potuto realizzarlo concretamente con Nick, Enyo e Botys. Era il mio primo anno universitario da fuori sede e non avevo assolutamente intenzione di studiare e basta, diciamolo chiaramente! Avevo già da qualche tempo intenzione di metter su una band tanto ero persa per i The Gathering ed il loro Mandylion all’epoca, così misi qualche annuncio all’università e in giro per la città ed il primo a rispondere fu proprio il buon Barah. Fu lui a presentarmi Frahn, il nostro primo chitarrista ed Enyo. Enyo a sua volta mi presentò Botys. Fu una conoscenza concatenata e da lì a poco formammo la nostra band chiamata GODYVA. Nel 2002 uscimmo con la nostra prima demo intitolata ADVENT e poi nel 2006 con il nostro primo full lenght IN GOOD & EVIL, nel 2008 con PLANETARIUM ed ora con ALIEN HEART. Questi album sono tutti stati intervallati da esperienze live e collaborazioni entusiasmanti, pian piano ci siam fatti strada nell’uderground italiano e estero ed eccoci qui: 5 componenti, una line up vecchia ma anche nuova, in quanto oltre a noi ora c’è Mr GIGI GOHM, entrato nei GODYVA nel 2011.
La vostra musica ha avuto un’evoluzione del tutto particolare nel corso degli anni, sino a giungere al particolare sound gothic a tinte elettroniche del vostro ultimo album, dimostrando in tal senso che questo genere, il quale viene da molto lontano (ed è stato proposto già in tante salse!) non è ancora del tutto saturo ma ha ancora molto da dire. A vostro avviso, pensate che questa sorta di esplorazione possa fungere da spunto per nuove sperimentazioni nell’immediato futuro?
G.G.GOHM: personalmente credo che una buona band debba nascere con l’intento di suonare la propria musica come più gli piace e senza obbligatori legami ad etichette stilistiche particolari, poi ovviamente è inevitabile che i gusti personali e gli ascolti di ogni elemento influiscano sul prodotto finale e che questo venga in seguito accostato dagli utenti ad uno a ad un altro genere o sottogenere di musica. I Godyva nacquero diversi anni fa e certamente fu facile inquadrarli nel cosiddetto genere “Gothic Metal” per via delle caratteristiche intrinseche delle loro composizioni. Tuttavia, come tu stesso hai sottolineato, il loro sound ha avuto una chiara evoluzione di disco in disco e oggi, se pur conservando gli elementi che hanno sempre contraddistinto la band, i Godyva si presentano come una band più poliedrica e completa. Non a caso è stato possibile inserire nel loro contesto il sottoscritto che, fino a prima di questa esperienza, non aveva mai lavorato con una band “gothic”, ma che piuttosto ha un background musicale più vicino alle sonorità classiche dell’Heavy Metal e dell’Hard Rock! Credo che il nuovo disco “Alien Heart”, proprio per questi motivi, sia un disco che possa abbracciare i gusti di un pubblico molto più vasto rispetto ai precedenti lavori e che, considerato il nostro entusiasmo e la nostra soddisfazione per come le cose stanno evolvendo, sarà questa una caratteristica sempre più evidente nei prossimi lavori della band.
Potreste gentilmente esporre ai lettori di cosa tratta il vostro ultimo lavoro studio "Alien Heart"? Quali tematiche vengono trattate al suo interno e soprattutto cosa volete trasmettere a chi lo ascolta?
LADY GODYVA: per quanto diversi tra loro siano i brani, la componente comune sono proprio i testi e la loro tematica principale. Posso affermare che sono stata parecchio influenzata da questa apocalisse pronostica nel 2012, ma non pervenuta, ahimè. Speravo con tutto il cuore in una rivelazione, in un evento di impatto esagerato, volevo assistere ad una di quelle meraviglie della natura che mi sconvolgono e mi affascinano al contempo, ed invece… un bel niente. Guardando la copertina dell’album si può leggere un testo come APOCALYPSE FIRE o ALIEN HEART, quest’apocalisse di fuoco, meteoriti ad alta velocità pronti all’impatto, ed un cuore di cristallo e puro, alieno alla nostra natura, purtroppo spesso malvagia (la storia racconta). Con queste immagini, questo mare calmo che raffigura la serenità della quotidianità, prima che un evento qualsiasi scateni disordine e caos nella nostra vita, si può immaginare l’intero album come un’immagine stoppata di un film, ma basta un semplice secondo per poterlo far ripartire. Volevo dunque fermare quel momento per dare a noi, esseri umani, una speranza. È davvero tutto finito? Sentimenti contrastanti come amore e odio, decadenza e rinascita, fine e nuovo inizio sono alla base di questo nostro nuovo lavoro.
Rimanendo sempre sul vostro lavoro, nella mia personalissima recensione ho potuto constatare una estrema maturità a livello compositivo e tecnico, donando al disco un certo “equilibrio” inteso in termini di proporzioni (lunghezza delle introduzioni, assoli, suoni, ecc.), aspetto molto sottovalutato ma di vitale importanza per un lavoro di qualità. Qual è secondo voi il pezzo più riuscito e che vi ha dato più soddisfazioni nell’ascolto post mastering tra gli undici proposti?
G.G.GOHM: Sono d’accordo con te riguardo l’importanza del dare un giusto “equilibrio” ad ogni brano e sul fatto che ogni canzone deve avere la struttura e l’evoluzione che più le si addice relativamente ai contenuti musicali e lirici. Il punto è però che nella maggior parte dei casi non credo si tratti di sottovalutare questi elementi, ma piuttosto della difficoltà di inquadrarli e realizzarli… penso sia un po’ come un pittore davanti al suo quadro che magari è affascinato da un particolare colore e trova molto difficile smettere di usarlo anche quando il quadro ne è saturo… lo stesso vale per un musicista, magari adora una particolare melodia o un particolare riff che fa parte di un brano ma spesso deve evitare di ripeterlo troppo spesso per rendere la composizione più fluida e assimilabile… Nel processo compositivo di “Alien Heart” abbiamo tenuto moltissimo conto del punto di vista dell’ascoltatore e alla fine per tutti noi è stato possibile entrare appieno nella giusta “forma mentis” e strutturare i nostri brani nella maniera più corretta e godibile.
Per gli stessi motivi non è facile per me inquadrare un brano in particolare che più mi aggrada rispetto ad un altro; per esempio “Apocalypse Fire” mi esalta per il riffing pesante e trascinante, “Alien Heart” lo adoro perché mi piace molto L’assolo di chitarra che ho scritto per quel brano, “In Your Eyes” perché mi emoziona profondamente in determinati momenti intimi… e così via.
LADY GODYVA: non c’è niente di più emozionante che cantare una canzone scritta da te ed emozionarti mentre lo fai, e quando siamo alle prove ed arriva il momento IN YOUR EYES vedere i ragazzi che si mettono lì ad ascoltare e diventano riflessivi, beh, devo dire che mi fa uno strano effetto, hehehe. Se questo è quello che trasmettiamo a noi stessi con le nostre canzoni, sappiamo che possiamo arrivare al cuore della gente, perché cantare non è un meccanismo, ma è espressione di sè e quando si canta si deve per forza esprimere un sentimento nella voce e nel corpo. Per questo adoro l’Opera!
Da dove è scaturita l'idea del brano "I Feel You (Ti Sento)"? A parte il filo che lega voi ai Matia Bazar, il pezzo mi pare essere più che di una semplice cover, anzi, ha una sua forma ben definita... I paragoni tra la tua voce (mi riferisco a Lady Godyva) e Antonella Ruggero li lasciamo ai GRANDISSIMI ESPERTI dei "talent show", per me sei stata davvero originale...
LADY GODYVA: infatti non volevamo coverizzare banalmente, volevamo rendere “nostro” quel brano, inserirlo alla perfezione nel disco senza rischiare che affogasse tra gli altri brani. Per me coverizzare in questo senso non significa suonare tale e quale, non avrebbe senso, ma sfidare se stessi e vedere quanto ci si può spingere oltre. Sperimentare e non dare mai nulla per scontato, rischiare si, a me piace molto. Non è stato semplice, ma alla fine la volontà ci ha premiati tutti. L’idea di fare la cover di Ti Sento nella sua versione inglese è nata una mattina, improvvisamente. Conoscevo alla perfezione la versione in italiano, ma quella in inglese mi mancava… mentre ero sul tubo (youtube) a cercare qualcosa degli anni ’80 da coverizzare ecco spuntare I FEEL YOU dei Matia Bazar, wow la versione in inglese di TI SENTOOO. È stato amore a primo ascolto e in pochi secondi il link del brano era già arrivato sulla mail di Botys con un messaggio breve e conciso: QUESTA è LA NOSTRA COVER PER ALIEN HEART! Lui rispose immediatamente, garantendomi il massimo per l’arrangiamento di questa canzone e con G.G. incominciarono a lavorare sulle chitarre per dare quel suono potente che adesso ascoltate sull’album.
E come procede la promozione del disco? Avete qualche data live imminente da segnalare ai nostri lettori?
G.G.GOHM: proprio lo scorso 8 marzo abbiamo tenuto il nostro “release party” per presentare per la prima volta “Alien Heart” dal vivo presso il Demodè Club di Bari. È stato davvero incredibile, è venuta più gente di quella che ci aspettavamo e abbiamo potuto invitare sul palco con noi diversi ospiti tra cui i precedenti chitarristi della band che sono miei cari amici… è stato emozionante e il pubblico davvero caloroso! Inoltre stanno cominciando ad arrivare molte richieste da vari promoter e locali sia dall’Italia che dall’estero e credo che presto definiremo un po’ di date, anche se tutti noi siamo d’accordo nell’idea di concentrare i nostri sforzi solo sulle proposte più interessanti… almeno per il momento. Per il resto ci stiamo già rendendo conto che la “Scarlet Records”, che è partner della nostra etichetta “Southern Brigade Records”, insieme a “Vivo Management”, sta già facendo un eccellente lavoro di promozione e distribuzione. Riceviamo ogni giorno richieste di interviste, ottime recensioni e il disco sta già andando forte su Amazon, Cd Baby e altri siti di download a pagamento. Proprio in questi giorni infine arriverà in tutti i negozi del mondo tramite le varie distribuzioni e a quel punto crediamo che, sempre nei limiti che questo mercato in crisi impone a chiunque, anche parecchi CD “fisici” verranno acquistati e apprezzati dagli amanti della nostra musica.
Cambiando tema, nel corso degli anni la vostra formazione è cambiata più di una volta, soprattutto nel ruolo del chitarrista. Fermo restando che i cambiamenti sono una parte integrante della vita di tutti i giorni e di conseguenza anche all’interno del panorama musicale, quanto hanno pesato queste situazioni all’interno della band a livello compositivo e umano? Visti i risultati, avete dimostrato di avere davvero una bella tempra!
LADY GODYVA: siamo coriacei, si. La pazienza e l’accettazione dell’altro è alla base, anche se devo dire che noi litighiamo spesso, ma abbiamo un nostro equilibrio in questo. Abbiamo cambiato bassisti e chitarristi, perché Nick per un periodo uscì dal gruppo e fu sostituito da due bassisti. Come chitarristi, dopo Frahn abbiamo avuto Anto e Moris. Sono pienamente d’accordo con te, i cambiamenti fanno parte della nostra vita e non bisogna averne paura, anzi, spesso questo produce la possibilità di cambiare in meglio. La vita è una continua perdita e siamo costretti spesso a staccarci da persone, cose o luoghi che amiamo, ma si va avanti, è un ciclo continuo che per i Godyva fortunatamente non si è mai fermato.
L’Italia come si sa non dona tanto spazio a band come la vostra, anche per via di una sostanziale chiusura mentale a livello di gusti musicali. Sicuramente in puglia siete un caso più unico che raro, e nel vostro genere siete, passatemi il termine, i “vichinghi pugliesi” musicalmente parlando. Detto ciò, come sono stati i vostri inizi? Avete qualche consiglio da dare per le “nuove leve” del rock?
LADY GODYVA: adoro questo tuo soprannome “i vichinghi pugliesi”, mi piace! Non è stato tutto semplice, anzi. Dietro alla nostra bella faccia si nascondono periodi difficili, incomprensioni, disagi, avere una band oggi, far si che sia una band di tutto rispetto e mantenere questo concetto nel tempo, non è facile. Bisogna essere forti di carattere, bisogna superare e andare oltre determinati modi di pensare; la possibilità, la disponibilità e i periodi non del tutto positivi a volte non aiutano. Noi siamo stati fortunati ad avere avuto attorno a noi quasi sempre persone che hanno creduto e credono tuttora in noi, ma sinceramente, dopo tutto quello che abbiamo dovuto fare, sbatterci su e giù per le date, rischiare e investire su noi stessi in questi anni, posso solo dire alle nuove leve che bisogna farsi le ossa dure per sopravvivere in questo mondo musicale. Poi dipende da quello che si vuol fare con la propria musica. Io ho voluto metter su questo progetto per avere delle gratificazioni e darle anche ai miei compagni di musica, non sono il tipo che investe il proprio tempo e denaro inutilmente o tanto per fare.
Oltre al gothic, quali sono le vostre maggiori influenze musicali? Prediligete qualche genere/gruppo in particolare?
G.G.GOHM: Per quanto mi riguarda la musica che più ascolto per personale diletto spazia dall’Hard Rock o Metal Classico al Thrash Metal, ma mi ritengo una persona che è in grado di ascoltare di tutto e di apprezzare qualsiasi tipo di musica purché produca nel mio animo delle forti emozioni. Questo certamente mi accade molto più spesso con il rock ed il metal, ma sporadicamente riesco a trovare vibrazioni interessanti anche nella musica classica, nel Jazz “classico” (assolutamente odio tutto quello pseudo-jazz moderno fatto di mere dimostrazioni di tecnica e teoria musicale!), nel blues e, molte volte, anche in particolari colonne sonore cinematografiche, soprattutto quelle di autori come Nino Rota, John Williams e Ennio Morricone.
Adesso siete sotto contratto con la Southern Brigade e distribuzione Scarlet Records. Magari è presto per tirare delle somme, visto il poco tempo, ma così a pelle, siete pienamente soddisfatti di questa nuova avventura?
G.G.GOHM: Beh assolutamente si, come ti dicevo poc’anzi, stiamo già vedendo i primi risultati del lavoro di Scarlet Records in merito alla promozione e, per quanto riguarda la nostra etichetta produttrice, “Southern Brigade Records”, non possiamo esimerci dall’esprimere la grandissima gratitudine che sentiamo nei loro confronti. Fin dai primi incontri con i ragazzi di “SBR” c’è stato un grande feeling. Poi i nostri sentori positivi si sono riconfermati nel momento in cui ci hanno messo a disposizione i propri “Golem Dungeon Studios” per registrare l’album in tutta tranquillità e con il top del top del top degli ingegneri del suono, ovvero il grande Giuseppe Dentamaro che si potrebbe senza esagerazione definire il “Guru” delle produzioni musicali! E tutti gli altri dettagli che fanno parte del processo di creazione di un album musicale non sono certamente da meno! Per esempio adoriamo visceralmente anche il grande lavoro che “Coolgraphics”, la ditta di grafica e progettazione art work legata alla SBR, ha realizzato per Alien Heart; Southern Brigade Records ci supporta anche logisticamente per i nostri eventi, ci mette a disposizione tecnici e strumenti e ci da un continuo sostegno in ogni circuito possibile… senza troppi mezzi termini, credo sia davvero una tra le migliori etichette indipendenti del momento!
Che cosa avete in serbo per il prossimo futuro? Qualche concerto all'estero? Diteci qualcosa di più a riguardo...
LADY GODYVA: come date stiamo lavorando con il nostro booker inglese per un mini tour in uk ad ottobre, poi saremo a Cosenza il 2 di aprile, il 5 aprile a Milano e speriamo vivamente di essere richiamati al MFVF in Belgio quest’anno. Ci stiamo lavorando. Tra qualche mese uscirà il nostro nuovo video I FEEL YOU che verrà curato dall’Accademia del Cinema di Bologna, infatti la prossima settimana saremo nel bolognese per le riprese.
Ok, siamo giunti alla conclusione di questa intervista. Ringrazio uno ad uno i Godyva, che si sono sottoposti alle nostre domande. Se avete qualcosa da aggiungere o qualcuno in particolare da ringraziare avete carta bianca! Un grande in bocca lupo a tutti voi da MetalWave.
G.G.GOHM: Intanto ringraziamo voi di “MetalWave”, anche a nome di Enyo, Nick e Botys, per questa intervista e per la vostra stima e simpatia. Inoltre vorremmo rinnovare i nostri ringraziamenti a tutte quelle persone che insieme a noi ce la stanno mettendo tutta per spingere questo lavoro di cui siamo tutti estremamente entusiasti… Ottavio Marzo, Domenico Bottalico e tutto lo staff di “Southern Brigade Records”, la “Vivo Management”, Giuseppe Dentamaro dei “Golem Dungeon Studios”, Claudio Grilli di “Coolgraphics”, il nostro fotografo Tommaso Montenegro di “Winter Sorrow Photos” e poi ancora gli amici preziosi come Antonello Cimbasso, Carmine Cristallo, Francesco “PacMan” Bellezza, Ivan Piepoli che, chi in un modo, chi in un altro, hanno partecipato alla realizzazione di “Alien Heart”.
Ovviamente grazie infinite anche a tutte le persone che ci siamo dimenticati di citare e ai vostri lettori che hanno letto questa intervista!
LADY GODYVA: crepi il lupo! Mi associo ai ringraziamenti di G.G. ma i miei più sentiti ringraziamenti vanno a tutti i nostri fans che ci stanno seguendo con grande entusiasmo e stanno alzando le vendite di ALIEN HEART in tutto il mondo! GRAZIE di cuore! Per chi ancora non avesse acquistato l’album consiglio di visitare il nostro web store ufficiale su http://www.godyva.it Alla prossima!
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Intervista di Digprog Articolo letto 2898 volte.
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