Intervista Flash: Orphan Skin Diseases
Visto che siete alla prima intervista in questo sito, perché non presentate ai nostri lettori quando ed in che modo avete iniziato il vostro percorso nel mondo underground?
Prima di tutto un saluto ai lettori del vostro sito, è un piacere fare questa chiacchierata con voi. Noi cinque siamo in giro da un bel po’. Ci conosciamo da tanto e in altre occasioni era già successo di suonare insieme. Abbiamo fatto parte del movimento underground fiorentino che negli anni 90 era molto vivo. C’erano molte occasioni per fare musica e capitava spesso di condividere stage con altre band facendo nascere delle collaborazioni molto interessanti che permettevano di suonare con ottimi musicisti creando delle contaminazioni tra vari generi. Presentandoti la band, dico che gli Orphan Skin Diseases sono: Maxx Becagli - drummer, già dei No Remorse e degli Outlaw, Gabriele Di Caro - voce, negli anni Outlaw e Sabotage, Juri Costantino - basso, Creations, David Bongianni - chitarra, Virya e Tombstone e Dimitri Bongianni - voce e chitarra, nei Virya.rn
Da quali generi e bands è influenzato il gruppo?
Abbiamo background diversi per ognuno dei cinque elementi degli Orphan Skin Diseases, e infatti il nostro sound deriva dal mix delle varie influenze di ognuno di noi. Anche se la fa da padrone l’heavy metal. Come potete sentire dal sound di Dreamy Reflections, nostro disco di debutto, uscito il 13 luglio 2018. Contaminazioni Dark, Thrash, Grunge escono fuori all’improvviso ascoltando i brani. Alla fine siamo cresciuti musicalmente negli anni in cui i generi citati erano al top su tutto panorama musicale mondiale, oltre alla pop music.rn
So che potrebbe non essere facile farlo, ma potreste commentare il vostro ultimo lavoro?
Dreamy Reflections è un viaggio introspettivo, che racconta storie, che affondano in stati d’animo e scene di vita vissuta dentro le quali si racconta il mondo contemporaneo. Sicuramente è un lavoro spontaneo dove la fase compositiva non è stata vincolata a un genere o pianificata a tavolino, abbiamo dato libero sfogo al naturale fluire delle note e delle lyrics. Naturalmente in fase di arrangiamento e di editing è stato poi rifinito anche in modo attento e meditato. Ma la composizione verte proprio sulla spontaneità e l’assoluta voglia e desiderio di esternare quanto abbiamo dentro.rnAbbiamo voluto affrontare tematiche sociali che nascono da episodi della nostra vita personale.rnCome per la suite “Just one more day” e “Leave a light on”, che sono nate in concomitanza di due perdite di persone molto care per tre degli elementi del gruppo. Serenamente ti diciamo che siamo molto orgogliosi di come è stato prodotto Dreamy Reflections.
La scena metal underground è indubbiamente inflazionata da tantissmi gruppi, per cui (spesso) risulta necessario presentare delle composizioni che si facciano notare nel marasma delle varie scene musicali. Ritenete che le vostre canzoni abbiano da dire qualcosa in più o di diverso da quello che è già stato detto nell'affollatissimo mondo metal?
Siamo convinti di aver detto la nostra. Perché abbiamo raccontato le nostre storie, raccontato i nostri segreti, le paure, le angosce ma anche le gioie e le esperienze, senza rete, senza costruire artefatti. Crediamo di non averlo fatto né meglio né peggio di altri. Noi abbiamo raccontato noi stessi.rn
Cosa pensate del panorama underground nazionale?
La scena underground è ormai, o forse lo è sempre stata, un qualcosa di nicchia, chi cerca il mainstream bisogna si rivolga ad altro. Esistono molti gruppi con potenziali pazzeschi ma che nessuno considera. Sia a livello compositivo, sia a livello di musicisti. In Italia purtroppo non esiste una cultura musicale vera, che porta a sostenere la live music originale. Da anni qui da noi va per la maggiore la cover band, con il solo scopo di fare “compagnia” per una serata tra amici. Ma non è inteso il circuito della live music come un qualcosa su cui pensare, interessarsi e investire. D’altra parte il mondo digitale e interattivo ha ormai annientato oltremodo ogni interesse, che prima poteva essere solo appagato partecipando in prima persona ai concerti o agli eventi. Se allarghiamo il ragionamento capisci che questo vale per tutte le arti nel nostro Paese.
La carriera di un gruppo musicale (pur breve che possa essere) è sempre costellata di avvenimenti più o meno positivi. Cosa vorreste cancellare e cosa ricorderete per sempre della vostra esperienza di gruppo, dagli inizi inizi sino ad ora?
Carriera è un parolone. Non interpretiamo il nostro cammino come una carriera. Ma bensì più ad un sistema intrecciato di sogni e di episodi che ci ha legato assieme. Siamo una famiglia. Nel bene e nel male. E ci diciamo sempre le cose per come sono. Senza barriere nè altro. Senza filtri. Non cancelliamo niente e non lo cancelleremo. Nel bene e nel male cerchiamo di vivere intensamente ogni cosa che questa esperienza nella musica ci ha dato. Ad esempio, il giorno dell’uscita di Dreamy Reflections, le forti emozioni e i sentimenti provocati dall’affetto degli amici che hanno organizzato il release party, rimarrà con noi per sempre. rn
Come giudicate il veicolo Internet per la promozione della scena musicale?
Già ti ho anticipato la risposta nella domanda precedente. Internet è un’arma a doppio taglio. Valido se utilizzato per accedere ad informazione di massa a basso costo (per chi deve informarsi). Non valido per chi invece vorrebbe poter esprimersi in modo del tutto naturale, facendo parlare la musica da un palco senza vizi nè altro. Internet è un po’ questo. Ricordo le ore che passavamo nei negozi di dischi a vedere copertine a saggiare qualche brano del disco dei nostri idoli. Leggere golosamente le recensioni dai giornali e aspettare l’uscita di un disco come un bambino aspetta la mattina di Natale. Adesso apri internet e vedi anche se durante la registrazione di un album avevano mangiato pesante o fatto pipì. Troppo social interattivo e poco rapporto sociale tra individui. rn
Visto che ne stiamo parlando.... quanti CD originali acquistate ogni mese? E quanti ne ascoltate?
Il panorama musicale mondiale e underground ultimamente non ci sta conquistando. Tendiamo un po’ tutti ad ascoltare materiale “vecchio”, musica che ha fatto la storia. Comunque direi che quando escono cose interessanti le acquistiamo, contribuiamo all’industria musicale di grosso spessore come per quella underground.
Cosa vuole fare il vostro gruppo da grande?
Suonare. Fare musica. Questo è il sogno di ogni musicista, poter fare ascoltare la nostra musica. E non diventare mai grandi se questo dovesse essere un qualcosa per cambiare chi siamo. Cercheremo di restare onesti con noi stessi e con chi ci ascolta ed ha apprezzato Dreamy Reflections e quello che noi Orphan Skin Diseases cerchiamo di raccontare nella nostra musica. Davvero, bella domanda, cosa volete fare da grande? La cosa bella è che quando suoniamo ci divertiamo davvero come bambini. Quindi cercheremo di continuare a raccontare le nostre storie e a contestare le cose che non ci piacciono di questo mondo come abbiamo fatto in Dreamy Reflections.rn
Ok, ragazzi! Lo spazio a nostra disposizione sta per terminare, ma voglio lasciarvi carta bianca per l'ultimo messaggio. A voi la parola, siete liberi di esprimervi!
Innanzitutto grazie per l’attenzione e per quanto fate per la musica. Voi che parlate di musica siete come “la resistenza”. E ai lettori diciamo di essere curiosi. Di essere liberi dai preconcetti e di interessarsi di ogni cosa, fino in fondo. E di non mollare mai un sogno. Qualunque esso sia, purché non sia dannoso per il prossimo. E di rispettare la parola di ognuno, anche se non condivisa. E basta con tutta questa merda che ognuno di noi si sente di poter scagliare facilmente verso il prossimo. Rapporti umani e condivisione di passione. Questo farà sì che potremo dire la nostra a questa società opulenta. Stay Rock!!!
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