Intervista: Psychofagist

Nessuna Descrizione Gli psychofagist sono una macchina sonora devastante in cui confluiscono miriadi di influenze varie, tra le più strane. dopo l'ottimo split assieme ai colleghi polacchi antigama, ci siamo fatti una chiacchierata col gruppo nostrano per conoscerli più nel dettaglio. leggiamoci il colloquio.

 

Ciao ragazzi ed un caloroso benvenuto in quel di Metalwave. Abbiamo ascoltato lo split assieme ai vostri colleghi polacchi Antigama e ne siamo rimasti estremamente colpiti per la grande tecnica ed enorme fantasia. Ma prima di addentrarci nei vostri brani che ne direste di raccontare ai lettori di Metalwave di voi? Com’è nato il discorso “Psychofagist”?

steF: Tutto nasce nell’ormai lontano ’98, quando io e Marcello ci siamo incontrati al “college” (come vuole la tradizione death metal anni ’90) e abbiamo iniziato a fare musica. Abbiamo passato moltissimo tempo a comporre insieme, chiusi in qualche luogo mentre fuori dalla finestra si alternavano le stagioni. Dopo un po’ di tempo ci siamo messi alla ricerca di un batterista per concretizzare i nostri sogni da adolescenti ingenui e sprovveduti convinti di fare successo nel mondo del death metal tecnico. Oggi, dopo svariati cambi di line-up, ci ritroviamo finalmente con una formazione stabile e ormai insostituibile direi. Questo grazie all’ingresso di Federico “DucaConte” che ha sostituito il nostro precedente batterista nel 2007 portando una ventata di salutismo etilico all’interno del gruppo e aumentando la quantità di gas tossici nella nostra sala prove situata in un luogo segreto nella poco ridente cittadina conosciuta con il nome di Busto Arsizio. Ora, ufficialmente 10 anni dopo la prima uscita, ci troviamo più o meno nella stessa condizione. Forse meno sprovveduti ma sicuramente ancora troppo ingenui nel credere che la nostra musica senza compromessi a livello commerciale possa portarci sul serio da qualche parte.

Quali sono (e in effetti mi rendo conto che potrebbero essere molte) le vostre influenze che, mescolate ed elaborate assieme, danno come risultato il vostro sound così particolare?

steF: In effetti sono molte. Siamo tre attenti ascoltatori e collezionisti di musica. La risposta generica potrebbe essere praticamente qualunque cosa. Più in particolare tutta la buona musica prodotta dal ‘900 in avanti. Quindi tolta la musica classica tradizionale siamo amanti di qualunque genere musicale, anche se trovo la divisione della musica per “genere” parecchio mortificante per un musicista completo. Forse l’unica distinzione dovrebbe essere fatta tra musica “buona” e “cattiva”. In ogni modo io non sono nessuno per fare questa distinzione, anche se ho (come del resto gli altri miei due soci) una vasta conoscenza di “buona musica” per capire se una proposta è interessante o meno. Comunque credo fortemente che Psychofagist sia un’entità autosufficiente che riesce a trarre ispirazione da sé stessa. Come una forma di antropofagia musicale. Sicuramente ci sono degli input esterni che contribuiscono al risultato del prodotto finale ma che in qualche modo non ne influenzano il concepimento.

A questo punto mi viene in mente di chiedervi quali sono i vostri ascolti personali.

steF: Personalmente non ascolto praticamente più metal da un po’ di tempo, fatta eccezione delle band che mi hanno spronato in tenera età a dare sfogo ai miei istinti musicali più animaleschi. Quindi tolti nomi come Death, Atheist, Black Sabbath, Primus, Dillinger Escape Plan, Nasum, Testament, primi lavori di Cryptopsy e Cephalic Carnage, Unsane e pochi altri non mi interesso più all’argomento da parecchio tempo. Questo perché da un certo momento in poi tutti hanno iniziato a fare le stesse cose non mettendoci il minimo impegno o personalità. Uscendo dal metal amo particolarmente il jazz o la musica improvvisata in generale, l’avantgarde (quella vera), Massive Attack e Portishead, Beastie Boys, Vinicio Capossela, Fabrizio De Andrè, Bob Dylan e Tom Waits tra i miei cantautori preferiti e il prog genuino fatto di acidi degli anni ’70. In particolare la sottovalutata scena italiana come Area, Museo Rosenbach, Nuova Idea... Adoro anche band come At The Drive In e alcuni album dei Mars Volta. I Pink Floyd pre e post Syd Barrett… Ma anche i Birthday Party e Nick Cave… Poi Blurt, Crass, James Chance & The Contortions, Zappa, Captain Beefheart, Sun RA, la scena jazz/impro polacca, finlandese, inglese, svedese e norvegese. Schoenberg, Webern, John Cage. Insomma non mi dilungo oltre… Non sono mai stato razzista in campo musicale ma ho sempre tenuto le orecchie ben aperte un po’ su tutto.

In Italia rappresentate senza dubbio una delle realtà più interessanti quanto a Metal estremo ma cosa pensate della scena Metal dello stivale in generale? Lamentele, consigli costruttivi etc.

steF: C’è una scena metal? C’è una scena di qualche tipo in Italia? Questa mi giunge nuova. Credo che il problema sostanziale in Italia sia la totale incapacità nel creare una scena o rete di band o più in generale di musicisti. Questo in qualunque genere musicale e in qualunque altro settore culturale. Tolti gli amici storici con i quali tempo addietro dividevamo il palco spesso e volentieri (bei tempi quelli delle serate con Bastard Saints, Nefas, ETB, Natron, Insane Assholes e tanti altri), non ho mai riscontrato la presenza di una scena di qualunque genere in Italia. Questo perché tutti sono pronti a leccare culi e a stendere lunghissimi tappeti rossi quando fa più comodo (cosa che a volte non nego aver fatto pure noi), ma purtroppo questo non è creare una scena. Ti assicuro che le cose nel resto d’Europa sono molto diverse. In Scandinavia c’è una scena, in Repubblica Ceca c’è una scena, in Portogallo c’è una scena ma in Italia ci sono solo pochi sgobboni che si fanno letteralmente il culo a spicchi, triangoli, cerchi e trapezi per fare qualcosa di buono e utile, ma sono purtroppo come gocce di acqua dolce in un oceano salato che più salato di così non si può.

Affrontiamo il discorso “9 Psalms Of An Antimusic To Come”. Com’è stato lavorare assieme agli Antigama?

Beh purtroppo al momento non abbiamo avuto ancora il piacere di incontrarci di persona. Però devo dire che abbiamo avuto diversi contatti durante i 9 mesi di gravidanza di questo figlio illegittimo e fortemente voluto che è stato questo nuovo split. Si sono sempre dimostrati brave persone e seri musicisti che, come noi altri, hanno sempre dato il massimo per produrre qualcosa di personale e riconoscibile.

Ci sono stati problemi nelle registrazioni della vostra parte dello split? Se sì, quali?

steF: Il problema più grosso come al solito è stato pagare il conto dello studio. Non abbiamo mai avuto particolari problemi in studio, anzi ci sentiamo molto a nostro agio. Non nego un’alta dose di stress e nervosismo ma nel complesso ne siamo sempre usciti vincitori. Forse perché siamo un gruppo “live” e riusciamo a riproporre sempre la stessa dose di energia anche in studio - ovviamente con modalità differenti - ma l’adrenalina è sempre alta. Questo perché riteniamo la nostra attività una cosa molto seria e ci teniamo ai nostri standard qualitativi. Siamo sempre stati i più aspri critici di noi stessi.

Cambiando argomento, è mai capitato un aneddoto strano o simpatico nella vostra carriera musicale? Che ne direste di raccontarcelo?

steF: Alla nostra ultima apparizione all’Obscene Extreme io e il mio compagno di sventure “DucaConte” abbiamo fatto i “bagordi” nel backstage in compagnia di Inevitable End e General Surgery. Dopo svariati ettolitri di birra ingeriti dagli astanti tutti eravamo consci che la situazione sarebbe potuta ulteriormente degenerare e quindi non ci siamo potuti sottrarre dall’ilarità dovuta alla considerevole quantità di alcol ingerito. Da un certo punto in poi ci siamo ritrovati nel mezzo di una specie di circo, o forse zoo è più appropriato. Io venivo intimato dal batterista dei General Surgery di urlare porcherie in svedese a un energumeno degli Inevitable End che, a un certo punto si è avvicinato e mi ha alzato di peso per la cinta. Scoprì poi di avergli detto “stropicciami il culo puttanella”. Nel frattempo “Il DucaConte” aveva decisamente superato quei limiti che separano l’umano dal mondo animale insieme al nostro beneamato booking agent Luuk. La cosa più divertente è che lasciato il party verso le 6 del mattino ci siamo incamminati verso l’hotel. Purtroppo abbiamo sbagliato albergo e complice l’uomo della reception totalmente digiuno dell’idioma britannico ci siamo ritrovati a dormire in una camera che non era nostra (avendo sbagliato albergo), ma bensì dei Master! Diciamo che è stato un siparietto parecchio divertente che ancora ci procura notevole ilarità.

Avete mai avuto freni o stroncature da parte della gente dato che proponete un genere (se così si può denominare) di non semplice digestione?

steF: Ovvio che sì. Di solito riceviamo pareri molto opposti. Diciamo che se non è 0 è 10 o viceversa. O ci odiano o ci amano alla follia. Ovviamente quelle che ci interessano sono le critiche che abbiano un senso. Una delle ultime è arrivata ad un festival in Portogallo a dicembre. Un tizio mi ha avvicinato per dirmi che “a me fate veramente schifo e mi procurate nausea accompagnata da mal di testa, ma ci tengo a dirvi che se anche non comprerei mai e poi mai un vostro disco apprezzo tantissimo la vostra attitudine perché si vede che ci mettete l’anima in quello che fate e siete anche musicisti di un certo livello. Quindi vi rispetto tantissimo anche se mi fatte schifo!” Lo ricorderò sempre come una delle cose più belle che mi abbiano detto a un concerto. Come ricordo anche che avrei voluto essere dotato di K-Way o ombrello per ripararmi dagli sputazzi provenienti da ogni direzione. Ovviamente era ubriaco e come tutti gli ubriachi era stato molto sincero.

Andiamo sulla tecnica. Avete studiato sullo strumento in qualche scuola di musica, conservatorio, da insegnanti privatisti oppure il tutto è risultato dai vostri sforzi personali?

steF: Beh, sempre di sforzo personale si tratta no? Anche se vai da un maestro se a casa non ci metti passione e sangue per svariate ore al giorno non succede proprio nulla a livello tecnico. Personalmente ho studiato chitarra classica per 4 anni con un maestro del conservatorio da cui andavo privatamente. Dopodichè ho proseguito con altri insegnanti con la elettrica sempre privatamente… Questo dagli 8 ai 22 anni circa. Dopodichè stufo di studiare chitarra mi sono dedicato al sax e dopo qualche anno di lezioni private ho iniziato a frequentare i Civici Corsi Di Jazz a Milano. Il DucaConte come me studia duro tutti i giorni e oltre a frequentare l’accademia Del Suono di Milano, prende anche lezioni private con una leggenda del jazz nostrano di cui non farò il nome dato che mi apostrofa sempre con paroline non proprio benevole! Marcello studiò ma da un bel po’ di anni non studia più tanto dato che ormai ha imparato a slappare a qualunque velocità, cosa che gli procura sempre profonda soddisfazione accompagnata da orgasmo multiplo e ininterrotto! Di sforzi personali ce ne sono stati e continuano a esserci. La media di studio giornaliera per me si aggira intorno alle 5 ore, mentre il “DucaConte” sfiora le 6/7. Ma lui ha iniziato dopo.

Per quanto riguarda i concerti. C’è qualche artista noto o meno noto con cui vi piacerebbe dividere il palco?

steF: Bella domanda. Mi sarebbe piaciuto vivere negli anni ’90 e dividere il palco con le band che ti ho citato prima. Oppure vivere nei ’70 e dividere il palco con Zappa, Beefheart o gli Area. Andando ai ’60 ci sono una serie di musicisti in ambito jazz con cui mi sarebbe piaciuto condividere anche solo qualche idea tipo Thelonious Monk, Steve Lacy o Eric Dolphy. Ma credo che rimarranno solo dei sogni.

Avete in mente di registrare un full-lenght da qui a poco tempo? Cosa bolle in pentola?

steF: In pentola sta già bollendo qualcosa di succulento ma penso sia presto per parlarne. Dico solo che è un esperimento mai fatto prima in casa Psychofagist se non per qualche collaborazione marginale. Sicuramente sarà un full-lenght ma il contenuto e il progetto sarà ardito e inedito per noi.

Date nel Centro - Italia sono contemplate al momento?

steF: Al momento non abbiamo nulla in ballo da quelle parti anche se adorando visceralmente la capitale di questo stato di canaglie e farabutti mi piacerebbe molto tornarci.

Domanda più personale. Data la vostra non indifferente dose di creatività, riuscite a far confluire il tutto in un progetto solo (in questo caso gli Psychofagist) oppure avete o avete intenzione di creare anche dei side-project?

steF: Personalmente al momento di cose in ballo ne ho troppe. Ho un quintetto jazz/impro che si chiama Ferrian’s NUTIMBRE, poi ho un nuovo progetto stabile di impro radicale insieme a due ottimi musicisti norvegesi, poi ancora un progetto dark-avantgarde-elettronico con Claudio Milano e Alfonso Santimone chiamato “Adython” di cui è appena uscito un disco. In più il mio progetto solista chiamato dE-NOIZE di cui è uscito il secondo disco giusto un paio di settimane fa. Un progetto molto rischioso dove non mi pongo limiti stilistici… In più ci sono altri progetti estemporanei sempre legati al mondo dell’impro… Insomma di valvole di sfogo ne ho fin troppe. Il DucaConte ha progetti di ogni tipo ma principalmente cover band con cui spera di alzare un po’ di grana. Marcello suona con un altro paio di band ma non sono mai informato di quello che fa se non da qualche conoscente di passaggio più informato del sottoscritto.

Immaginate di poter vedere nel futuro. Come sono gli Psychofagist nel 2020?

steF: Purtroppo credo esattamente nelle stesse condizioni del 2012. Anche se non so se ci saremo ancora. Noi siamo ben consci del fatto che tutte le cose hanno un inizio e una fine. Il giorno in cui non avremo più idee originali da mettere in campo credo che ci faremo da parte. Se al contrario riusciremo a tirar fuori qualcosa di buono e “innovativo” tireremo avanti in eterno… Ma sicuramente al momento non ne ho idea. Quello che è certo è che i primi 10 anni ce li siamo buttati alle spalle e se devo essere sincero mi fa un effetto strano. Da un lato sono stufo di vedere che non abbiamo ancora ottenuto il riconoscimento che senza false modestie meritiamo anche solo per l’impegno e gli sbattimenti di questi 10 anni. Dall’altro ho voglia di guardare avanti perché per qualche motivo credo ancora fortemente in quello che facciamo e sono convinto che prima o poi qualcosa ci tornerà indietro.

Ragazzi, lo spazio termina qui. Intendete aggiungere altro prima di congedarci?

steF: Grazie mille per avermi e averci sopportato e supportato! Lunga vita. Ricordo che tutte le news, comprese date, merch e quant’altro le trovate su http://www.psychofagist.com
per i più eclettici rimando anche alla pagina della mia neonata etichetta per jazz/impro/avantgarde/noise/contemporanea e chi più ne ha più ne metta http://www.denrecords.eu

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Intervista di Carnival Creation Articolo letto 3088 volte.

 


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