Intervista: Sawthis

Nessuna Descrizione Ci siamo fatti una piacevole chiacchierata con la combo abruzzese dei Sawthis (precedentemente noti come Sothis) i quali stanno per pubblicare "Youniverse", ultima fatica che abbiamo ascoltato in anteprima, apprezzato e recensito per voi. Ora non vi resta che leggere cosa ha avuto da dirci un disponibile e simpatico Michele Melchiorre, batterista della band.

 

Ciao ragazzi e bentrovati nello spazio interviste di Metalwave. Non siete certo nuovi di qui anche se siete passati nei meandri di questa webzine prima, con “Fusion” (2006) sotto il nome (omofono) di ‘Sothis’ e dopo, rilasciando “Egod” nel 2010 col vostro attuale moniker “Sawthis” e a proposito di questo, che ne direste di iniziare col ricordarci il perché della scelta di abbandonare il vecchio moniker per trovarne un altro? Dobbiamo considerarla come una nuova pelle?

Il cambio di nome risale proprio al 2010, in prossimità dell’uscita di “Egod”, e fu un fuori programma che dipese da una controversia che intrapresa da un gruppo omonimo californiano nei nostri confronti.
La cosa irritante di tutta quella vicenda fu che noi detenevamo il nome da prima di loro ma, non avendo mai registrato il nome come “marchio”, avremmo potuto far valere le nostre ragioni solo nei paesi in cui eravamo già stati distribuiti. Questo ci parve troppo limitante quindi decidemmo di cedere il nome e cambiare il nostro in Sawthis: un nome, come tu hai notato, omofono, che ci ha evitato il trauma di sentirci chiamare in modo diverso on stage. Abbiamo salvato il salvabile, ovvero il feeling: la cosa più importante.

Come dicevamo, “Youniverse” è il secondo capitolo dal cambio di nome che è stato è stato inaugurato con la pubblicazione del buon “Egod” nel 2010. Quali sono le differenze tra “Egod” e “Youniverse” e quali sono i cardini che tengono insieme questo disco, nella fattispecie cosa avete da raccontarci in merito alla gestazione della vostra ultima fatica?

“Youniverse” è l’album più organico della nostra discografia perché è stato composto nel arco di tempo minore di sempre. Se “Fusion” era un best-of delle nostre prime composizioni ed “Egod” aveva avuto una gestazione interminabile, “Youniverse” è stato un album composto e prodotto quasi in tempo reale. Il risultato è una maggior omogeneità dei brani. Stilisticamente gli album sono molto diversi, a parità di matrice, perché, mentre Egod era un album basato sulla contaminazione, Youniverse è un album composto per trasudare feeling da tutti pori. Credo che questa nostra esigenza derivi dall’intensa attività live che ci ha portato a mixare due dimensioni, quella dello studio e quella live, trasformando l’una nell’estensione dell’altra.

Ci sono state difficoltà nella composizione del suddetto materiale? Se sì quali?

Le difficoltà esistono sempre quando si cerca di fare musica di qualità (come noi cerchiamo di fare nel nostro piccolo) e derivano direttamente dalle proprie aspettative. Siamo molto esigenti con noi stessi e cerchiamo di non fare mai passi falsi: tutto ciò che viene rilasciato col nome Sawthis deve essere perfetto, compatibilmente con i nostri limiti. Ma mai come questa volta, siamo stati tutti direttamente coinvolti nello sviscerare le potenzialità di ogni incipit, ognuno col suo ruolo. Lo dimostra il fatto che ognuno di noi ha il suo pezzo preferito, cosa rara per noi in altri tempi.

Questa è una domanda che ormai è diventata di rito per le band intervistate anche perché molti lettori sono sempre più curiosi. Che tipo di attrezzatura utilizzate e quali sono i vostri strumenti musicali?

Bella questa domanda!
Io uso, come set di piatti, Meinl Mb20 (il top, a mio parere, per chi ama suoni brillanti e con molto sustain), poi ho un set “vintage” composto da un rullante Tama da 21 pollici e Iron Cobra Power Glide di primissima generazione perfetti per chi ha l’esigenza di pestare ma a sostenute velocità.
Alessandro, il nostro cantante, non si separa mai dal suo fedelissimo microfono Shure Beta 58, tanto da prenderlo costantemente a morsi, mentre Gae, il nostro bassista, ha appena iniziato una nuova relazione violenta (lui, col basso, aizza risse sul palco) con un Fender Aerodyne, dopo aver strapazzato per anni un Thunderbird. . Adriano e Janos, le nostre due asce, usano Gibson Les Paul e Blade.

Torniamo al disco. Quali sono i temi affrontati? Di cosa trattano i testi?

L’imput lirico di “Youniverse” è la sindrome da personalità multipla ed è stato interamente sviluppato da Alessandro, che ha curato tutti gli aspetti del concept lirico.
Ogni brano è la trasposizione musicale di una determinata personalità dello stesso “soggetto” com’è evidente dal titolo dell’album. “Youniverse” è la perfetta prosecuzione di “Egod” ma, se Egod trasudava suicidio e narcisismo da tutti i pori (due aspetti, a mio avviso, profondamente legati), in “Youniverse” ritroviamo lo stesso “uomo” che ha superato il suicidio introiettandosi ed estraniandosi dal resto del mondo. Ma, mentre il chiudersi in se potrebbe sembrare un palliativo, in “Youniverse” diventa un percorso, intimo ed individuale, che porta alla conoscenza del luogo in cui albergano le emozioni, i pensieri e i sentimenti di ogni uomo: un mondo così immenso da essere assimilabile ad un universo, il “tuo universo”, appunto! Ecco il perché di “Youniverse”.
Ci sono molti parallelismi tra l’universo e la mente umana: entrambi sono “luoghi” (o “non luoghi”) sterminati ed in gran parte inaccessibili e sconosciuti.

Cosa è cambiato dai tempi di ‘Fusion’ (nome del gruppo e assestamenti nella formazione a parte)?

La compattezza che c’è tra noi è la differenza più lampante rispetto al passato ed ha permesso di rendere credibile questo progetto, portandolo ad un livello superiore. Nulla ci sfiora e tutto il nostro impegno è canalizzato nella musica. Ma, se devo dirla tutta, al vera differenza rispetto al passato, da cui derivano tutte le altre, è l’età. L’età cambia il modo di vedere le cose e quindi anche la musica. Io amo ogni singolo secondo della nostra discografia: ogni canzone mi riproietta in un nanosecondo al periodo in cui stavamo componendola. Questo trasforma “Fusion” in un album fatto con l’amore, la presunzione, la passione, le ambizioni, le ingenuità e le speranze dei Sawthis di una vita fa. “Egod” è un album che ha salvato parecchie vite, prima di tutte la mia, e “Youniverse” è l’album che ha riportato tutti noi alle posizioni di partenza, pronti, ancora, a mettere in gioco tutto. Altrimenti, senza una sfida, si muore.

Cambiamo discorso e affrontiamo l’argomento “scena metal italiana”. Considerazioni, rabbie, soddisfazioni o tanto rancore?

Sensazione agrodolce. L’impressione è quella di un’occasione persa. Qualche anno fa ( e non mi riferisco all’ondata power ma alla scena italiana di tre/quattro anni fa) sembrava proprio che l’Italia potesse finalmente dire la sua in campo hard & heavy. Poi, di colpo, il nulla! E oggi siamo tornati ad essere l’italietta delle miserie, delle invidie, dei sabotaggi, delle polemiche. E’ tutto così miserabile. Non so perché ma, anche chi avrebbe avuto l’esperienza e le capacità per puntare in alto, non ha avuto le palle per farlo. Mettici che i locali di genere si sono polverizzati, mettici anche che le bands italiane sono abbandonate al loro destino e prive di considerazione (o qualcuno pensa che i Metallica facciamo tutto da soli?) e la frittata è fatta. Il risultato è che, delle bands italiane, parlano solo le bands italiane. Noi non ci facciamo una birra insieme da sei mesi: il nostro luogo è la sala prove! Tutto il resto non ci interessa ma, per chiudere, una cosa mi frustra moltissimo: la consapevolezza che le bands italiane che meritano ci sono e sono veramente, veramente tante. Peccato!

Quali sono i vostri ascolti musicali favoriti?

Alessandro e Gae sono quelli più avanguardistici del gruppo e sono sempre iper aggiornati su ogni nuova tendenza da veri headbangers: io li consulto come un’enciclopedia quando voglio aggiornarmi! Janos è il figlio illegittimo di Hetflield e con lui puoi parlare solo di sesso e di Metallica: concetti che, per lui, spesso si confondono! Adriano ama tutto quello che è marcio e con un gran groowe mentre io sono quello emarginato della band perché ascolto roba inascoltabile per gli altri. Attualmente ascolto molta musica etnica ma il metal è sempre il mio amore intramontabile. Diciamo però che, tranne qualche caso eccelso (Tool su tutti, Disillusion (meravigliosi), Alter Bridge, Soilwork ecc… : gente che fa musica col cuore e con la testa), io sono ancora legato alla scena degli anni ’90 e dintorni: Sepultura ( su tutti), Gorefest, Grip Inc., Machine Head, Fear Factory, Arch Enemy e molti altri. Purtroppo però ascolto metal da troppo tempo per non notare che i Gojira sono i Morbid Angel con la voce di Devin Townsend e i Lamb Of God sono i Testament e gli Annihilator che vanno a farsi una birra insieme. Ma questo è solo il mio parere: spero non siate d’accordo! L’importante però è continuare a cercare.

Parlando di esperienze passate, qual è, come band, un aneddoto che terrete sempre nel cuore e che quindi ricorderete con maggiore attaccamento emotivo?

Io ne ricordo un paio che mi inorgogliscono ogni volta che ci ripenso e che porterò con me fino alla fossa. La prima riguarda la data a S. Pietroburgo in occasione del “Kairos European Tour 2012” con Sepultura e Hatesphere: in quell’occasione non potevamo suonare perché i Seps ebbero enormi problemi tecnici che li portarono a prolungare il sound-check fino a cinque minuti dal inizio del concerto. Bene, in quei cinque minuti noi montammo il nostro set e, appena arrivò la fiumana di gente sotto il palco, iniziò a chiamarci per nome e chiederci canzoni di “Egod”. Alla fine del concerto poi, cannibalizzarono il nostro stand fino a disintegrare il merch che avevamo con noi. Insomma, serata memorabile che ti ricarica per altri duemilasettecento anni.
Il secondo e ultimo aneddoto riguarda Peter dei Vader (per me una semidivinità) di cui fummo opener-act per ben dodici date nel Blitzkrieg-V tour 2011: avevamo appena finito il nostro show quando, passando di fronte al suo camerino lo sorpresi mentre cantava scanzonato il ritornello di “Mr. Zero” (opener di “Egod”), lui mi vide, mi sorrise e mi disse: “ Yeah men, great sound!”: un tuo idolo che canta una tua canzone: può esserci di meglio?

Immaginate ora di trovarvi ben dieci anni nel futuro. Chi sono i Sawthis del 2023 e cosa fanno?

I Sawthis, oggi come in futuro, li troverete sempre nei posti più malfamati del pianeta!
A noi piace il contatto con la gente, ci piace il feedback del palco, il sudore, l’alcol e l’adrenalina, è questo che ci rende vivi e che, eventualmente, ci porterà a varcare l’anno domini 2023, cirrosi permettendo!

Terminiamo qui la chiacchierata ma se lo desiderate potete aggiungere tutto ciò che volete.

Bene, in chiusura posso solo ringraziare te, Francesco, per la bella chiacchierata e tutto lo staff di metalwave per il supporto. Saluto anche i vostri lettori a cui dico: Il 30 settembre esce il nostro terzo album “Youniverse”, buttateci un’orecchio e, non si sa mai, potreste trovare una quarantina di minuti di musica che vi farà stare bene! Per il resto ci vediamo on stage, di fronte ad una spinatrice oppure sul nostro profilo facebook http://www.facebook.com/sawthis
Stay Sawthis! Check you hate!

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Intervista di Carnival Creation Articolo letto 3079 volte.

 


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