Intervista: Bright Horizon
BurdeN :: Ciao! Iniziamo questa intervista riassumendo brevemente la storia della vostra band, i Bright Horizon…
Gabriele :: Ciao Andrea ti ringraziamo per l’intervista che ci stai
concedendo. I Bright Horizon “nascono” in un pomeriggio del lontano1996,
quando proposi a Gabriele Taormina (con il quale, sin dalla primissima
adolescenza, ho condiviso molteplici progetti musicali) di formare la band.
Inizialmente volevamo “limitarci” a riproporre i brani che facevano parte
del nostro background musicale.
Decidemmo, quindi, di realizzare il CD “Our Influences” (1997) e di
partecipare al tributo (indetto da Vitaminic e mai edito) su Renato Zero,
del quale proponemmo una versione rivisitata in chiave Prog della celebre
canzone “Triangolo”, da noi stessi arrangiata e registrata in un brevissimo
lasso di tempo (15 giorni circa). Per quanto concerne il verace repertorio
dei Bright Horizon, abbiamo registrato nel 2001 la demo “Daybreak” ed il
recente “Oneiric Reality”, primo Full-Length Album della Band.
BurdeN :: Come sono stati accolti da critica e pubblico le precedenti pubblicazioni?
Mimmo :: Eccezion fatta per “Our Influences” cd registrato per puro
“divertissement” e mai fatto realmente circolare ( anche se ci siamo resi
conto, ultimamente, che alcune songs dell’album come “Sultans of Swing” e
“The Silent Man” sono talvolta presenti nei maggiori programmi di P2P!!) in
cui ci siamo persino interscambiati i ruoli di musicisti e che quindi resta
un prodotto di nicchia ed “ignoto” al pubblico, possiamo dire che la demo
“Daybreak” ha riscosso discreti apprezzamenti da parte della critica
(soprattutto straniera), mentre la cover “Triangolo” è stata ritenuta una
delle più valide da quelli di Vitaminic. Nonostante siamo soliti considerare
“Oneiric Reality” come unico, “vero”, cd dei Bright Horizon non neghiamo
certamente l’importanza dei nostri precedenti lavori, grazie ai quali
abbiamo iniziato a conoscere le metodologie di registrazione e di
autoproduzione.
BurdeN :: Il vostro nuovo prodotto discografico, “Oneric Reality” è per quanto mi riguarda un disco veramente Completo, quanto tempo c’è voluto per raggiungere una simile coesione stilistica? I cambi di stile sono molteplici.
Gabriele :: Grazie Andrea per le belle parole che continui a spendere
nei nostri confronti. Effettivamente il parto di Oneiric Reality è stato
lungo e doloroso! Fortunatamente sono tante le affinità all’interno della
band, seppure ogni componente dei Bright Horizon abbia influenze proprie
come si evince dai disparati generi musicali insiti nel nostro album (dal
metal al jazz, dal funky al rap, dalla musica classica all’hard rock
melodico). Teniamo a sottolineare, comunque, che il nostro lavoro,
nonostante sia così accurato e certosino, non nasce mai a tavolino! Del
resto non vi sono monarchi nella band! Siamo abbastanza aperti mentalmente
per accogliere ogni idea utile per la realizzazione del prodotto finale.
Trattandosi poi di un Concept album è normale che ognuno dei tasselli ( sia
prettamente musicali che lirici e grafici) doveva essere messo al posto
giusto. Speriamo di esserci riusciti, noi siamo, comunque, molto soddisfatti
ed abbastanza orgogliosi della nostra “creatura”.
BurdeN :: A livello di line-up immagino gli ascolti preferiti da voi siamo tanti e soprattutto diversi, quali sono le proposte che alla fine vi accomunano?
Mimmo :: Fermo restando che spesso i nostri ascolti dipendono dal nostro mood
interno,
quello che ci accomuna è l’amore per la buona musica. Non ci piace
catalogare e racchiudere una delle maggiori arti, all’interno di uno
specifico genere anche se essenzialmente, siamo cresciuti tutti e tre
ascoltando e suonando le canzoni dei grandi gruppi Hard Rock ed Heavy Metal
degli anni 70 e 80.
BurdeN :: Progressive Rock è una definizione che vi rende giustizia secondo voi? Oppure per la vostra essenza “progressiva” vi spinge a non rinchiudersi in schemi precostituiti?
Grabriele :: Rifacendomi alla precedente risposta di Mimmo non posso
non concordare col suo point of view anche per quel che concerne la
catalogazione del genere musicale proposto dai Bright Horizon. Ci hanno
accomunato a disparate bands del filone progressive rock: dai Jethro Tull ai
Rush, dai nostrani Shoggoth agli Iq, dai Dream Theater ai Queensryche, dai
Cliffhanger ai Black Jester. Seppure questi paragoni importanti ci
lusinghino non poco, noi preferiamo ritenerci un’entità “autonoma”, del
resto crediamo che ogni gruppo lo sia. Siamo consapevoli, comunque, che per
orientare le scelte degli acquirenti, è doveroso che ogni buon giornalista
sappia ben “etichettare” lo stile di musica proposto da una band.
BurdeN :: Sono curioso di sapere come si sviluppa il processo di songwriting in una band come la vostra, soprattutto quando si parla di canzoni come “Discophobia” e “Abitta Funky”?
Gabriele :: Non è facile descrivere il processo creativo di un
compositore. Per quel che mi riguarda sono solito scrivere sulla partitura
musicale ogni tipo di idea che mi passa per la mente, che sia un riff di
chitarra, un’armonia vocale o sonora, un tempo di batteria. Nessuna
preclusione quindi! L’importante è cercare di non arrestare il processo
creativo e fortunatamente, fino ad adesso, le ispirazioni e le idee non sono
mai mancate. Ritornando alla tua domanda su come nascono canzoni come
“Discophobia” e “Abitta Funky” se per la prima song, la composizione è stata
abbastanza naturale poiché abbiamo lavorato su un tema da me stesso creato
qualche anno fa, il secondo brano ha richiesto un po’ di tempo in più. Siamo
partiti dal giro funky di Mimmo Garofalo per poi “sbizzarrirci” ed
addentrarci in territori tipicamente jazz e rap!! Queste due composizioni
sono state quelle che hanno maggiormente spiazzato la critica ed il
pubblico: c’è chi le ama alla follia e chi (soprattutto i puristi del genere
progressive) li ritiene troppo sperimentali e totalmente fuori contesto. Del
resto non possiamo certo pretendere che le nostre canzoni riscuotano pareri
univoci nei nostri ascoltatori. A noi piacciono molto ( ma siamo ovviamente
di parte!! hehehe)
BurdeN :: Pur essendo un album autoprodotto “Oneric Reality” vanta una produzione professionale e soprattutto adeguata al genere, dove è stata realizzata?
Gabriele :: Da quando ho formato i Bright Horizon, ho sempre cercato
di sfruttare tutti i ritagli di tempo da dedicare alla musica, questo mi ha
portato a scegliere di avere uno studio in casa.
Jyzza…, questo è il nome che diamo al nostro studio di 25m2: completamente
insonorizzato, e dotato di un buon PC, una scheda audio professionale, un
Mixer digitale ed inoltre è fornito dei migliori sistemi di svago: TV,
playstation, acquario, freccette, alberi di mandorlo, etc, hehehehehehe.
Per quanto riguarda la realizzazione audio, ho passato diversi mesi a
studiare i programmi che ci hanno consentito di registrare e di sviluppare
una certa professionalità, anche se con un sistema pro-tools la resa sarebbe
stata non solo qualitativamente migliore ma anche più facile da realizzare.
Il computer mi è servito anche per i lavori grafici, cosa che ha richiesto
lo stesso impegno dedicato alla musica, infatti era chiaro fin dall’inizio
di fare un cd con un booklet da 8 pagine e che quest’ultimo doveva contenere
tutti i testi e almeno 5 disegni originali che riguardassero il tema di
“O.R.”.
BurdeN :: Sempre rimanendo in tema di produzione negli ultimi anni praticamente tutti possono realizzarsi un cd in casa con l’ausilio di un semplice Pc, come vedete questa possibilità? Non è sempre meglio affidarsi a chi lo fa di professione?
Gabriele :: Ovviamente registrare in uno studio professionale è tutta
un’altra cosa, ci sono dei tecnici del suono preparatissimi e strumentazioni
da paura, tutto quello che devi fare è suonare, al resto penseranno loro.
Naturalmente tutto questo è molto costoso, ma se il budget lo permette… è
la scelta più logica.
Tuttavia abbiamo optato per l’auto-produzione perché questo ci ha consentito
di interagire completamente con “O.R.”, mi spiego meglio è capitato di
registrare, per esempio, tastiere e provare centinaia di effetti diversi per
poi scegliere il centunesimo, difficilmente questo si potrebbe fare in uno
studio di registrazione professionale.
La libertà di decidere ci ha portato anche a prediligere regolazioni e
missaggi completamente inusuali per i canoni, ma infondo il fascino
dell’album sta anche in questo.
BurdeN :: Torniamo a parlare di “Oneric Reality”, come pensate di muovervi per la produzione live? Come si esprime dal vivo la vostra musica?
Gabriele :: In questi mesi saremo impegnati a 360° nella divulgazione
del nostro materiale ma al contempo pensiamo di ri-arrangiare i nostri brani
in vista di prossime serate live. Questa decisione è dovuta all’enorme
complessità di alcuni dei nostri brani che richiederebbero l’uso di 3
chitarre e di 2 tastiere nello stesso istante. Ultimato il periodo di
ri-arrangiamento bisognerà trovare due session-men (basso e batteria)
all’altezza.
In alternativa a tutto ciò, potremmo anche decidere di proporre le versioni
originali delle songs, utilizzando magari alcuni suoni in playback. Siamo
consci, comunque, che così facendo, una cospicua parte dei nostri fans non
vedrebbe di buon grado la nostra scelta. Vedremo cosa fare a tempo debito.
BurdeN :: Preferite la dimensione studio o quella del palco?
Mimmo :: Come ben sai sono due cose assai differenti: la prima molto
tecnica e ricercata che richiede lo studio continuo di un singolo assolo o
riff; al fine di rendere perfetta ogni singola nota e l’altra che invece dà
libero sfogo all’improvvisazione e che può variare, quindi, in base allo
stato d’animo dell’artista. In quanto chitarrista prediligo senza dubbio
questa ultima dimensione. E credo che anche i due Gab, condividano il mio
pensiero. C’è poi da considerare l’importanza del confronto diretto con il
proprio pubblico: salire su un palco ed esibirsi e` sempre altamente
emozionante!
BurdeN :: Cambiamo discorso, come vedi la scena italiana progressive? Sia rock che metal.
Gabriele :: Ci sono gruppi molto interessanti sia in ambito prog che
in quello più prettamente metal. Mi riferisco ai vari Deus Ex machina,
Eldritch, Juglans Regia, Montefeltro, Daemonia, Lacuna Coil, Rhapsody, Fire
Trails, oltre ad alcuni dei gloriosi gruppi del passato quali Pfm e Banco
che continuano a riscuotere ottimi apprezzamenti anche se, ahimé, per lo più
all’estero.
BurdeN :: Secondo te come mai tutte quelle gloriose prog bands italiane degli anni 70 sono sparite? Chiudendo effettivamente in Italia una scena musicale davvero competitiva.
Mimmo :: Come diceva Gabriele alcune bands continuano a resistere ma
sono soltanto una piccolissima parte di quelle che calcavano con enorme
successo, i palchi del passato. E’ un peccato che il mercato odierno sia
così reticente nei confronti degli artisti storici che suonano progressive
rock (anche se qui il discorso è generale poiché eccezion fatta per i grandi
nomi del Progressive Rock e Metal, non viene mai concesso molto spazio alle
bands dedite a questo particolare stile musicale che rimane quindi,
essenzialmente di nicchia). Alcuni gruppi poi, hanno preferito esplorare
altri orizzonti artistici, forse perchè altamente frustati dal siffatto
status quo e cimentarsi in repertori più propriamente pop rock, perdendo
forse un po’ della credibilità ottenuta nel passato.
BurdeN :: A voi la conclusione, grazie per la disponibilità…!
Gabriele & Mimmo :: Ringraziamo tutti i nostri sostenitori che con i loro attestati di stima
continuano a farci vivere questa realtà onirica (ihihi) e ovviamente Andrea
per lo spazio, gentilmente concessoci. Invitiamo, inoltre, tutti i lettori
di Metalwave a visitare il sito http://www.brighthorizon.it , a scaricare i nostri
brani e/o lasciare un messaggio sul nostro GuestBook. Grazie ancora! Keep on
Bright !
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