Intervista: Can of Soul
Com'è nato il progetto Can of Soul?
Tom: Il progetto è nato nel 2012. Avevo da tempo sviluppato diverse idee, pronte per essere arrangiate e registrate, ho ritenuto che i tempi fossero finalmente maturi. Non intendevo attendere ancora con il rischio di perdere l'ispirazione e l'intenzione propria dei brani.
Qualche anno prima, era nata un'intesa musicale con Silvio, che aveva collaborato su un paio di brani dei Why Out, e ci eravamo ripromessi di registrare qualcosa insieme. E' un professionista assoluto con un curriculum invidiabile, è stato del tutto naturale che fosse la prima persona da contattare. Arrangiatore formidabile, l'album è stato registrato nel suo studio, con il risultato che hai potuto apprezzare.
L'altro motore del progetto è Alex Motta: batterista, e non solo, preparatissimo, con cui condivido diverse situazioni musicali, la passione per l'Hard Rock ed il piacere per la sperimentazione.
Grazie al loro contributo, alla fiducia ed all'immediata adesione senza preconcetti, che ho potuto realizzare Hearreality.
So che l'album Ë una sorta di concept fantascientifico, come Ë nata questa idea? E perchÈ proprio questo concept?
Tom: Sono un appassionato di Sci-Fi, per cui le tematiche che volevo sviluppare dovevano essere rappresentate da un elemento che ne facesse immediatamente risaltare la connotazione tecnologico-esoterico-spaziale.
"Canî of Soul" è un moniker che si lega perfettamente a ciò che intendevo sviluppare nelle songs.
Mi intrigano: il paranormale, la fantascienza, il grottesco e lo steampunk, e quindi ho deciso di creare dei personaggi che agissero nei brani, ognuno di loro con sfumature diverse, che si percepiscono anche nelle differenti sonorit‡ che caratterizzano le canzoni.
Il progetto è stato realizzato prevedendo la possibilità di un'evoluzione multimediale, in cui ogni brano è da intendersi come la colonna sonora delle vicende trattate nelle liriche. Quello che hai potuto leggere è solo un sunto, di poche righe, dello storyboard che è discretamente complesso e si dipana in diverse cartelle.
Ho scritto i testi con l'idea che potessero non necessariamente essere letti consecutivamente seguendo la trama indicata. E' stata una sfida importante: rendere godibili le canzoni anche senza essere a conoscenza del concept, fruibili in ascolti indipendenti.
Ogni brano avrà una cover personalizzata con illustrazioni significative che richiamano le argomentazioni trattate, alcune sono già in rete.
La canzone Beyond My Wayward Zen Garden è forse la più enigmatica dell'album. Come è nata?
Tom: E' l'ultimo capitolo del concept, tratta della detenzione in un satellite spaziale adibito a carcere. Il protagonista è imprigionato ed è cosciente del fatto che la pena gli è stata comminata a vita; oltre alla cella in cui è costretto, le uniche distrazioni visive sono costituite dai sistemi stellari che circondano il satellite e dal giardino Zen, all'interno della base, che ogni detenuto è costretto a manutenere quando gli viene data possibilità di uscire dalla cella.
Volevo creare delle atmosfere psichedeliche che sublimassero situazioni claustrofobiche, contrasto estremo nell'immensità spaziale, attraverso la meditazione, la malinconia, ampie dosi di isterismo e la rassegnazione della condizione umana di cui trattano le liriche.
Tecnicamente ho cominciato dagli effetti e dall'OM, di seguito ho scritto il riff che senti subito dopo l'incipit del brano. Lo sviluppo degli arpeggi che costituiscono le strofe principali ed il chorus, sono scaturiti successivamente, in maniera molto naturale. Il lungo e psichedelico solo finale di Silvio è l'epilogo ideale, a mio parere, di un brano così complesso e sfaccettato; mi fa molto piacere che tu l'abbia apprezzato.
My Queen, invece, è una delle più melodiche, raccontaci qualcosa in merito.
Tom: E' lunico brano di cui non ho scritto le ottime partiture musicali, che sono state abilmente create da Alex. Io ho realizzato le linee vocali e le liriche, successivamente abbiamo arrangiato il tutto insieme a Silvio.
E' un brano molto evocativo ed elaborato, al limite del prog melodico, splendido il lavoro di Stefano e Matteo agli archi.
Alex: My Queen è un pezzo nato dall'idea di costruire una mini-rock opera che intrecciasse melodie rock (sulla scia delle ballad) con altre che rimandassero alla musica classica. Lo spunto iniziale ha preso forma nella mia mente mentre ascoltavo "Love to Love" degli UFO..anche se poi ho voluto costruire qualcosa di diverso, non solo per quanto riguarda la struttura del brano. Grazie anche alle idee di Silvio Masanotti per quanto riguarda gli arrangiamenti, ne è risultato un brano splendido.
Come avete scelto la cover Bette Davis Eyes? Perché proprio questa?
Tom: Inizialmente ho sviluppato il concetto di Bad Devil Eyesî, visibile nella cover del singolo, che identifica un personaggio sovrannaturale di "Hearreality", una demonietta piuttosto violenta, presente nel concept.
Creato il personaggio avevo bisogno di ritagliare all'interno dell'album uno spazio da dedicarle, il testo originale (è vero che i fatti si svolgono in una Terra distopica, ma i riferimenti geografici sono i medesimi) si attagliava bene alle caratteristiche ed al carattere della creatura, per cui mi è sembrata la scelta più corretta. L'assonanza tra il titolo ed il concetto è perfetta.
E' stato molto divertente per noi riarrangiarla in chiave hardrock; inoltre il brano è un cult famosissimo, originariamente pop/folk '70, poi mainstream pop negli '80.
Devo dire che sta avendo un buon riscontro ed abbiamo ricevuto richieste da diverse radio.
C'è una song alla quale sei/siete più legati? Quale vi rappresenta al meglio?
Alex: onestamente sono legato a tutti i pezzi del disco, non a uno in particolare... c'è stato un gran lavoro nella costruzione del concept e vederlo poi prendere forma pian piano fino alla fase finale da una bella soddisfazione!
Tom: idem, ogni brano è come un figlio! Il processo compositivo e di arrangiamento ha assorbito tantissime energie mentali e fisiche. Se cercate potenza, ascoltate quelli più ritmati come "Solid ...", se volete riflettere o vi sentite malinconici focalizzate quelli pi˘ tranquilli ed intimisti tipo "...Snake" se volete farvi un trip ascoltate "Beyond My Wayward..."!
Tom, come hai fatto a creare un progetto che unisse così tante menti creative, coinvolgendo un buon numero di musicisti?
Tom: Come ti ho accennato ho scritto tutti i brani ad eccezione delle partiture musicali di My Queen, e non ho avuto dubbi quando ho dovuto scegliere i musicisti.
In pratica mi sono rivolto ad amici che suonano o hanno in precedenza suonato con me/noi: Mik Villa (Why Out), Alessandro "Ajeje" Petrone, Mauro Bonfanti (Hand of Doom Milano).
Il tasso tecnico è stato ulteriormente elevato grazie alla presenza di professionisti quali: Daniele Comoglio, Stefano Cabrera e Matteo Trotta, buoni amici di Silvio, e di Riccardo Corso.
Ognuno è stato scelto per lo stile con il quale suona lo strumento, in modo differente rispetto agli altri, si possono apprezzare le diverse sfumature di sound e stile all'interno dell'album.
Sottolineo il contributo importante di Silvio ed Alex, nonchè la creatività illustrativa di Ajeje, che da anni si occupa delle illustrazioni dei nostri progetti, con il quale ho sviluppato i concept grafici che lui ha così incisivamente elaborato in 3D.
Quali sono le tue, le vostre influenze musicali?
Alex: Principalmente il rock '60/'70...Doors, Who, AC/DC, gli Stones, UFO, i primi Van Halen e tantissimi altri...ma nella mia discoteca sono presenti anche molti dischi jazz.
Tom: Black Sabbath in primis, sono uno di quelli che pensa che senza di loro il Metal non sarebbe mai nato. AMO i '70 con tutto quello che hanno prodotto: Bowie, la disco dance funky "suonata" veramente, la psichedelia...
Ho un duplice filone di influenze, quella Hard che include: ACDC/Kiss/B. Idol/Rainbow/Deep Purple/A. Cooper. Quella più pesante, rappresentata dalle band Doom e Thrash degli anni '80/'90.
I cantanti che prediligo sono quelli che esprimono personalità, senza alcun pregiudizio di genere, da B. Idol a R.J. Dio, da John Waite a Chuck Billy, da Huey Lewis a Glenn Danzig, Geddy Lee, Mike Patton...
Avete progetti futuri (tour, video, ecc)?
Tom: L'intento primario, in questo momento è quello di realizzare il video del primo singolo, non ti anticipo nulla, sarà una sorpresa, attualmente sto valutando diverse soluzioni.
Stiamo impostando degli showcases e non ti nascondo che parecchi fans ci hanno chiesto di realizzare dei live, si tratta di far collimare gli impegni dei musicisti principali...ci stiamo lavorando.
Tom, continui a collaborare con le altre band quali Why Out e Stygma?
Tom: I Why sono una sorta di "Comune" musicale, nella quale hanno suonato anche professionisti affermati; continuano ad esibirsi, raramente, in alcune situazioni interessanti come cover band. Quest'anno ricorrerà il decimo aniversario della fondazione, per cui stiamo valutando nuove iniziative, vi terremo aggionati sicuramente.
Gli Stygma sono un'esperienza di gioventù di un ventennio fa, che non ha avuto purtroppo seguito, però qui ricorre il ventennale dalla fondazione...chissà...se qualcuno si farà vivo...
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