Intervista: DGM
Ciao ragazzi! Per iniziare presentate brevemente la vostra band: chi siete, cosa fate, da dove venite!
Andrea :: Ciao a tutti! Per chi non ci conoscesse, siamo i DGM, prog metal band per 3/5 romana (io al basso, Fabio Costantino alla batteria, Emanuele Casali alle tastiere), 1/5 romagnola (Simone Mularoni chitarre) e 1/5 partenopea (Mark Basile alla voce). Abbiamo all’attivo sei album, e stiamo in questi giorni registrando il settimo disco che uscirà sempre per la Scarlet Records.
Proseguendo su questa strada, raccontate ai nostri lettori la storia della vostra band, che si districa già tra diversi album e cambiamenti di line-up, magari con riferimento anche a come è cambiata la scena metal attorno a voi.
Andrea :: La prima formazione della band risale al 1996 anno di uscita del primo “Change Direction” che vedeva coinvolti Diego Reali (chitarra), Maurizio Pariotti (tastiere), Marco Marchiori (batteria), Luciano Regoli (voce) e Gianfranco Tassella (batteria). Già dal secondo disco “Wings Of Time” la line-up cambia con l’arrivo di Fabio Costantino alla batteria, attuale drummer dei DGM. Successivamente anche il cantante ed il bassista lasciano la band. “Dreamland” è il terzo capitolo che vede l’entrata di Titta Tani e durante il missaggio di “Dreamland” vengo reclutato io al basso. “Hidden Place” è il quarto lavoro in studio: Maurizio Pariotti lascia il posto di tastierista a Fabio Sanges. Con la stessa line-up nasce “Misplaced” e l’ultimo “Different Shapes” ha visto l’entrata di Simone Mularoni alla chitarra e di Emanuele Casali alle tastiere. Dopo l’ultimo disco è entrato il nuovo singer Mark Basile, con il quale stiamo lavorando al settimo CD.
Parlando di come sia cambiata la scena nel corso di questi anni, beh...diciamo che la scena è sempre in continuo mutamento sia per generi musicali che per standard qualitativi, periodi dove il metal è stato influenzato da vari generi e con i quali sono nati nuovi filoni: il nu-metal ad esempio, il black melodico solo per citarne alcuni, ma ce ne sono un infinità. In tutto questo i DGM sono stati sempre fedeli ad un loro modo di fare musica, nonostante i musicisti che ne hanno fatto parte hanno sempre avuto differenti influenze musicali ed hanno portato piano piano ad un sound più moderno. Quindi diciamo che il far parte di una scena non vuol dire per forza mutare con essa.
“Different Shapes”, come ho avuto modo di scrivere anche nella recensione, è un disco complesso, ricco ma allo stesso tempo anche molto godibile e accessibile. Parlateci un po' del processo creativo dietro questo lavoro e di quali sono i contenuti, a livello musicale e lirico.
Andrea :: Essendo stato il primo disco che vedeva tra le file il nuovo chitarrista Simone Mularoni, il processo compositivo dell’intero album è cambiato rispetto al passato. Simone si è dimostrato una persona molto prolifica nel comporre i pezzi e nonostante le sue influenze è riuscito ad entrare appieno nello stile della band fin da subito, riuscendo a portare al tempo stesso una ventata di freschezza nel sound e una spontaneità generale che ha reso il processo di scrittura estremamente facile e sereno. I testi sono stati curati in maggior parte dal nostro vecchio cantante, alcuni di essi sono stati scritti a quattro mani da tutti noi ed in essi si fa molto riferimento alle sensazioni di ognuno di noi relative a vicende di vita quotidiana, chiaramente rivisitate a modo nostro.
Qual è il pezzo che considerate il più rappresentativo del disco e perchè?
Andrea :: Difficile rispondere, anche perché ognuno di noi ha il suo pezzo preferito. Stilisticamente parlando credo che non ci sia un pezzo, ma è presente una triade che rappresenta appieno quello che i DGM sono oggi, “The Alliance”, “Some Day One Day” e “A Man I’ll Never Be”. Queste tre canzoni racchiudono tutti gli elementi che a livello compositivo possono dare ai DGM una sorta di personalità stilistica.
Come vivete questo periodo di cambiamenti all'interno del metal, in cui i mostri sacri faticano a riconfermarsi, cominciano ad accusare l'età, e sembra finita l'età dell'oro per il metal classico-power-progressive-etc? Quali sono i lidi verso cui secondo voi si sposteranno i gusti dei giovani metalheads?
Andrea :: Ipotizzare quali saranno i trend del futuro credo sia pressoché impossibile e di sicuro ce ne saranno sempre di nuovi, una cosa che da un lato è buona perché porta sempre nuove influenze, dall’altro potrebbe essere deleteria per band che suonano un particolare genere da anni. Per quanto riguarda i DGM, ciò non rappresenta un grosso problema, abbiamo la nostra idea ed il nostro modo di fare musica e per ora, nonostante i differenti generi e i nuovi trend, la nostra schiera di fans è rimasta quella, anzi è anche cresciuta. E’ vero che l’età dell’oro di alcuni generi è arrivata quasi al tramonto, ma a quante pare ci sono parecchi nostalgici che tengono sempre vivo questo ricordo, eheheheh!
Dato che molti lettori, me compreso, sono interessati anche al lato tecnico della musica, vi andrebbe di elencare la vostra strumentazione, chitarre, bassi e ampli? Sono quelli con cui avete registrato il disco?
Andrea :: La mia strumentazione è la seguente: Yamaha TRB1005, Yamaha BBG5A, MusicMan StingRay 5, Cort Artisan B5. Hartke 350 4x10-1x15, Hughes and Kettner BassKick 707. Ho usato il BB per registrare “Different Shapes” passando per un AMPEG. Fabio usa Sonor Designer, piatti UFIP dei quali è endorser e bacchette signature della Roll.
Simone :: Uso chitarre Schecter 6 corde, EMG pickups, corde 10-60 di qualunque marca, ampli variabili, comunque Marshall JCM, Mesa Dual, Peavey 5150 sono i miei preferiti! In aggiunta quasi nessun effetto, un Overdrive artigianale, un WahWah CryBaby e un accordatore! Tutto qui! L'ultimo album è stato registrato con la Schecter mandata in un Dual Rectifier e in un Peavy 5150 versione uno.
Emanuele :: Io uso Korg Triton Extreme 76 tasti (scheda MOSS per i suoni di lead e altre cosette), Clavia Nord Lead 2. All'epoca di “Different Shapes” usavo la Yamaha S90ES, ma adesso l'ho sostituita con Yamaha Motif XS7.
Che ne pensate della scena italiana, underground e mainstream? E come la collocate tra le altre scene a livello europeo, in una posizione di parità, di arretratezza o di primo piano?
Andrea :: In Italia ci sono numerosi gruppi underground che purtroppo non riusciranno mai ad uscire fuori: questa è un triste verità. Oggi come oggi anche se è facile trovare un contratto discografico, visto che molti gruppi si pagano tutto da soli, difficilmente potranno spiccare su altri a causa di una mancanza dei giusti mezzi di promozione. Se parliamo della scena metal mainstream, beh, non ci sono tantissimi gruppi italiani metal che sono in alto e quelli che sono sempre sulla bocca di tutti ci sono ormai da parecchio tempo. Il problema che mette poi l’Italia ad un livello più basso, se paragonato ad altri paesi europei, è che non c’è molta voglia di investire o di rischiare su nuove bands o di spingere generalmente i gruppi in un certo modo. Sembra che molte etichette e molte agenzie cerchino solamente di accontentarsi del minimo incasso danneggiando loro stessi, i gruppi e la scena in generale.
Ricollegandoci alla domanda precedente, cosa vi sentite di consigliare al ragazzino che intende intraprendere la strada del musicista metal oggi?
Andrea :: Di sicuro di essere tremendamente intraprendenti ma mai scorretti. Di non scoraggiarsi, di studiare lo strumento e non lasciare troppo le cose al caso e purtroppo di prepararsi a spendere parecchio: la musica oggi sembra essere diventata un hobby per ricchi.
Quali sono le vostre aspettative per il futuro ed i vostri piani? E più concretamente, cosa vi attende nei prossimi mesi?
Andrea :: Molto semplicemente, da qui a due settimane entreremo in studio per le registrazioni del settimo album. Stiamo già organizzando alcune date dopo l’uscita del nuovo cd e quello che ci aspettiamo è di attirare sempre più persone alla nostra corte con la qualità del nostro lavoro!
Bene, l'intervista è terminata. Vi ringraziamo per la disponibilità e vi lasciamo un ultimo spazio per dire tutto quello che volete. Continuate così, ragazzi!
Andrea :: Ringraziamo te, Jerico e tutto lo staff di Metal Wave per lo spazio concessoci e salutiamo tutti i “web readers” invitandoli ad ascoltare i nostri lavori, nella speranza di vederli presto ai nostri concerti. Ciao a tutti e grazie!
Intervista di Atoragon Articolo letto 3702 volte.
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