Intervista: Post-Traumatic-Stress-Disorder

Nessuna Descrizione Quando l'espressività si fa musica! Questi PTSD ci propongono un crossover dai toni oscuri e malati, e in sintonia con il loro nome, sono in grado di trasportarci fin nelle più recondite pieghe di una mente devastata da disturbi psichici. Per ulteriori dettagli vi rimando alla loro recensione che troverete nelle nostre pagine. Andiamo a leggere quali sono i pensieri della band!

 

Ciao ragazzi! Allora, fate una breve presentazione del vostro gruppo, e illustrateci brevemente il significato di un nome così particolare!

Ciao! Allora il PTSD, ovvero disordine postraumatico da stress, è una patologia che riassume lo stato emotivo espresso nella nostra musica. La nostra intenzione è quella di trascrivere tutti gli stati di tensione e di angoscia del ptsd, di rappresentarli concretamente nelle canzoni. Infatti, ogni brano ha un suo carattere, che si forma attraverso i vari passaggi: l'alternanza tra momenti di furia e di malinconia, passaggi emotivamente coinvolgenti che si accostano a parti claustrofobiche e di malessere psicologico; tutte caratteristiche che vanno a formare un unico carattere instabile, presente in tutto l’album. “Burepolom” è un mondo surreale,onirico dove le sensazioni e gli stati d'animo piu negativi prendono forma e si sviluppano in realtà con una propria vita e un proprio punto di fine.

Ci potete dire sulla vostra storia? Ci sono stati cambi di line-up?

I P.T.S.D. si formano nel 2006 dalla rottura della formazione underground dei Voltage; con l'ingresso del chitarrista Yorga c’è stato un sostanziale cambiamento nell’anima della band, unita alla nostra voglia di rinnovamento ha portato in seguito alla creazione di un progetto concreto con una propria identità e una propria idea musicale. Per tutto il 2006 abbiamo rodato la formazione attraverso live, eseguendo vecchi brani dei Voltage per poi far spazio alle nuove creazioni. Nell’estate 2007, finito il lavoro compositivo, decidiamo di realizzare “Burepolom” nel Castriota Studio di Senigallia, dove siamo riusciti ad esprimere in pieno il senso musicale del disco, grazie anche alla grande esperienza del ingegnere Alessandro Castriota. Finalmente nel 2008 catturiamo l’attenzione del produttore Francesco Palumbo della My Kingdom Music, il quale ci propone un contratto discografico. Al momento stiamo realizzando un video-clip e abbiamo avuto l’ok da parte della “Brunetti” per avere l’endorsement per i concerti live. Infine, grazie a Myspace, ci siamo messi in contatto con il regista Richard Terrasi della Dark Vision Film, che ha scelto alcuni dei nostri brani da inserire nel suo nuovo film “Am I Evil”.

L’album “Burepolom” è stato il primo traguardo discografico per tutti o avete già avuto altre pubblicazioni in passato?

Beh...possiamo dire che è il primo album che siamo riusciti a pubblicare, ma non la prima esperienza in uno studio di registrazione. Infatti, qualche anno prima avevamo registrato l’album “As The Falling Rain” al Red House studio di Senigallia, che per vari problemi non abbiamo potuto pubblicare.

Parlateci del vostro disco, “Burepolom”, e diteci (se c’è) qual è la traccia più rappresentativa del disco e perché.

“Burepolom” nasce e si conclude come concept album. Il proseguire dei brani evidenzia uno stato progressivo di disagio e malessere interiore. Gli stessi titoli delle canzoni sono a loro volta per lo più sintomi o patologie del malessere. Il disco è ambientato a Burepolom, gulag della Russia del nord: usiamo questo luogo, emblema di torture e soprusi, per esternare situazioni di malessere descritte nei testi e immaginate in questo posto infernale. I personaggi, nostri alter ego, descrivono nelle note della nostra musica e raccontano, nei testi vari episodi simbolici, tutte queste sensazioni. Appunto perchè è un concept è difficile identificare una traccia più rappresentativa, perché ogni brano rappresenta un passaggio e quindi sono tutte allo stesso livello.

Riguardo al suono del disco, c’è da dire che è veramente curatissimo, qual è la vostra strumentazione?

Devo dire che ancora non abbiamo una strumentazione di altissimo livello, ma siamo riusciti a sfruttare al meglio la strumentazione discreta che abbiamo. Per quanto riguarda la batteria, utilizzo un set Tama Starclassic e un set piatti sabian aax e hhx. Per il basso, siamo dotati di testata e cassa mark bass; le chitarre sono state registrate con finale Brunetti Silver Bullet e cassa Randall, più vari multi effetti valvolari. A parte la strumentazione, il lavoro più grande per quanto riguarda i suoni è stato svolto dal grandissimo Alessandro Castrista, che ha fatto un ottimo lavoro in fase di ripresa e missaggio.

Il disco che ho avuto il piacere di ascoltare ha un arrangiamento variegato: come vengono composte le canzoni in casa Ptsd?

A parte le varie proposte individuali, i brani vengono composti la maggior parte delle volte tutti
insieme durante le prove; attualmente il modo di comporre è molto spontaneo, buttiamo giù quello che ci viene in mente, ma in questi ultimi giorni abbiamo sentito l’esigenza di creare un nostro schema di lavoro, in modo da poter organizzare le idee e poter sfruttare al massimo il nostro potenziale creativo.

Quali sono le influenze principali della vostra musica e del vostro sound?

Il nostro sound è alimentato dalla fusione delle diverse esperienze musicali dei membri della band. Per questo motivo la nostra musica non è facilmente classificabile, perchè ognuno di noi mette la propria esperienza al servizio del gruppo.

Avete date in programma?

Attualmente siamo in trattativa con vari agenti per analizzare quale potrà essere la strategia
migliore per la tournèe promozionale.

State componendo nuovo materiale?

Stiamo realizzando le tracce che andranno a comporre il nuovo album. Un paio sono “concluse” (lo metto tra virgolette perché non si finisce mai di sistemare e provare nuove soluzioni), ma il lavoro è ancora lungo...stiamo a vedere cosa ne esce fuori!!

Cosa ne pensate della scena italiana underground?

Beh…la scena underground è senza dubbio la più prolifica in Italia riguardo idee e passione, il lato negativo è che ormai pochissime persone investono in gruppi emergenti e, se alla base non hai mezzi o soldi da investire, è davvero difficile emergere. Devo dire però che negli ultimi tempi, grazie ai social network tipo Myspace è diventato più facile pescare del materiale buono. Un buon sistema di scrematura che aiuta molti professionisti nel settore a ricercare nuovi talenti...devo dire che è servito molto anche a noi!!

Avete aneddoti, o anche episodi particolari da raccontare riguardo la vostra esperienza come band?

Eheh...ne avrei parecchi da raccontare, ma non voglio sconfinare nella volgarità...

Intervista di Madhatter Articolo letto 1648 volte.

 


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