Ulver + Void Ov Voices
18.02.2010
Band:
Ulver
Void Ov Voices
Luogo dell'Evento:
Sala Espace
Città:
Torino
Autore:
Clode»
Visualizzazioni:
1832
Live Report
In quello che è con tutta probabilità il primo giorno dove si riesce ad intravedere la fine di questo freddo inverno mi appresto a partire alla volta di Torino, meno male che hanno inventato i navigatori, per assistere ad un evento davvero eccezionale, il primo show in terra italica degli Ulver band che, dopo i primi dischi che spaziavano dal folk al black, ha deciso di intraprendere un discorso musicale davvero originale fatto, oggi, di suoni ed immagini che faranno davvero fatica a lasciarci. Sono due le cose che saltano immediatamente all’occhio quando si entra nella sala Espace, la prima è il palco, dove a farla da padrone ci sono i computer portatili degli Ulver che hanno la funzione di riprodurre al meglio i suoni che compongono il loro complesso sound, la seconda è un megaschermo ben visibile sopra la batteria che durante tutta l’esibizione dei lupi norvegesi avrà il compito di trasportarci, con immagini a volte molto forti ma sempre attinenti al testo del momento, dentro queste note sognanti. Il concerto inizia con qualche decina di minuti in ritardo per dar modo alla massa di persone, radunatasi all’esterno del locale, di entrare, ecco una cosa che non vedevo da tempo: uno show in un club praticamente sold out, questo ci fa capire che, nonostante la crisi, le persone rispondono in massa quando si tratta si supportare una band di qualità ed originale come gli Ulver, strano anche il fatto che i nostri non siano stati chiamati nella solita Milano ma nella decentrata Torino (piu’ una seconda data a Ravenna).
Ma veniamo al concerto vero e proprio che, idealmente, si è diviso in due parti ben distinte. La prima è quella che ha visto sul palco il supporter della serata, un singolo individuo incappucciato che i piu’ attenti ed informati avranno riconosciuto come Attila, ex Mayhem, che questa sera è fautore di una prestazione a dir poco imbarazzante. E’ molto difficile riuscire a mantenere un certo contegno quando davanti a te un musicista si esibisce in una performance di tre pezzi per un totale di 45 minuti con il solo ausilio di un microfono ed una pedaliera per suoni, che ripete la voce all’infinito, effetti ed altro. Voltandomi di sovente ho avuto modo di vedere il dubbio serpeggiare sulle facce degli astanti che ha presto lasciato spazio, prima ad una certa dose di soffocata ilarita’ generale, poi ad un senso di noia senza nome, tanto che alla fine dello show ho sentito molti lamentarsi di aver perso inutilmente quasi un’ora della propria vita.
Per fortuna il discorso Ulver è ben diverso, i nostri, coadiuvati sul palco da altri tre musicisti e da vari strumenti come il gong ed un timpano piazzato al centro dello stage, aprono le danze con Eos, brano tratto dall’ultimo Shadows of the Sun. A farla da padrone è la carismatica personalità del leader della band, Garm, che con la sua voce sognante ci trasporta in altre dimensioni. Intanto, nello schermo dietro di loro corrono le immagini prima dell’interno di un piano durante Like Music, poi di una leggiadra fanciulla d’altri tempi che balla nuda ma coperta solo di due enormi ventagli di piume, poi ancora le forti immagini di un parto o di una parata nazista.
I brani sono estratti principalmente dai loro ultimi lavori, quelli piu’ intimistici per intenderci: Shadows of the Sun, Themes from William Blake’s The marriage of Heaven and Hell, Blood Inside e Perdition City. Impeccabile, invece il lavoro del fidato polistrumentista Daniel O’Sullivan che passa dal basso alla sei corde alla tastiera senza battere ciglio integrandosi perfettamente nel suono Ulver, giungamo, cosi’, alla conclusione di questo concerto/esperienza con la conclusiva Not Saved e le parole di Garm “It’s fuckin over” c’è lo ricordano.
Uscendo dal locale si potevano vedere volti decisamente contenti e con ancora negli occhi e nelle orecchie quella meraviglia chiamata Ulver, alcuni, per lo stupore, preferiscono tacere ma per tutti uno solo, sono sicuro, è il pensiero più ricorrente: The Rest is Silence…chi non c’era non potrà mai capire.
Immagini della Serata
Recensione di Clode Articolo letto 1832 volte.
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