Slash Featuring Myles Kennedy and the Cospirators
16.11.2014
Band:
Slash Featuring Myles Kennedy and the Cospirators
Luogo dell'Evento:
Pala Alpitour
Città:
Torino (TO)
Autore:
Papi»
Visualizzazioni:
2735
Live Report
Il 2014 è stato per Torino una grande anno per quanto riguarda i live: in tutto l’anno si sono esibiti diversi artisti di grosso calibro, esponenti di generi completamente diversi, come, per citarne alcuni Fates Warning e Dream Theater, o Steve Hackett, i Fleshgod Apocalypse o i maestri del thrash Onslaught… e potrei continuare per un bel po’. Oggi però parliamo di Slash, ossia il protagonista di questo live report, accompagnato da un frontman di eccezione come Myles Kennedy e i Cospirators.
Il riccioluto chitarrista ha suonato per circa due ore in uno show intensissimo e travolgente, per la prima volta da solista nella città piemontese ( è bene precisarlo, dal momento che forse i lettori più anziani si ricorderanno che il chitarrista si era esibito con i Guns n’ Roses negli anni novanta, per la precisono nel 1992 allo Stadio delle Alpi).
Inizio col dire che essendo arrivato al Pala Alpitour in netto ritardo, mi sono perso l’esibizione del gruppo spalla, di cui tra l’altro non sono riuscito nemmeno a capire il moniker. Pazienza, sarà per un’altra volta.
Dopo un rapido cambio di palco e con un palazzetto ormai gremito e trepidante, i Nostri salgono sul palco alle 21 precise, con un’accoppiata assassina, “You’re a Lie”, tatto da Apocalyptic Love e il primo travolgente e attesissimo classico dei Guns n’ Roses ,“Nightrain”, che tocca, a detta del sottoscritto uno dei vertici massimi della serata. Ma la scaletta continua sparata al massimo e sebbene Myles Kennedy sia un frontman eccezionale, viene però messo un po’ in ombra dal carismatico dal carismatico chitarrista, armato come sempre di cilindro in testa e della sua Gibson Les Paul.
Nel corso della serata verranno sciorinati con grande entusiasmo alcuni pezzi forti dall’ultimo lavoro in studio della band, come World On Fire o Beneath the Savage Sun, che non sfigurano affatto, o Withered Delilah, che forse potrebbe risultare come l’unico episodio debole di tutta la performance. Tuttavia, la folla è venuta per risentire i vecchi classici immortali dei Guns n’ Roses e il buon Saul Hudson lo sa bene e dunque infarcisce la scaletta con alcune perle indimenticabili tipo You’re Crazy, dove per una volta sentiamo il bassita al microfono con una buona prova o la vecchissima Mr. Brownstone, piazzata all’ultimo minuto per la folla festante.
E’ evidente il fatto che Myles Kennedy e gli altri musicisti siano riusciti a creare un’amalgama perfetta in piena sinergia con Slash: non sbagliano un colpo, suonano tutte le canzoni con energia e passione e, nonostante un’acustica non proprio perfetta, creano comunque un muro rimico incredibile.
I riferimenti alla band madre di Slash comunque non si fermano qui, a metà scaletta verrà riprosta in tutta la sua potenza You Could Be Mine, brano pestone e sottovalutatissimo (a mio avviso uno dei migliori della discografia dei Guns) e la trascinante Rocket Queen, in cui Slash ci delizia con una lunghissima jam session a metà brano. E poi il botto con un finale da manuale, con le due song più attese di tutte la serata, l’apoteosi, con tanto di standing ovation anche sugli spalti e pogo sotto il palco: Sweet Child O’ Mine, interpretata da Kennedy in modo superbo e la devastante Paradise City, super anthem intramontabile, con un assolo finale da paura, che manda tutti a casa con un sorrisone stampato sul volto, proprio come lo smile proiettato sul fondale del palco.
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