Algol «Complex Shapes» (2012)

Algol «Complex Shapes» | MetalWave.it Recensioni Autore:
BlackWingAngel »

 

Recensione Pubblicata il:
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Visualizzazioni:
1717

 

Band:
Algol
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Titolo:
Complex Shapes

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Cristiano Agostini: Lead Guitar
Raffaele Benvegnù: Keys
Andrea Donadon: Guitar
Alessandro Fabris: Vocals
Alessandro Mantelli: Bass & Vocals
Matteo Ventura: Drums

 

Genere:

 

Durata:
40' 55"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2012

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Algol è sia una stella che un linguaggio di programmazione, entrambi, nei loro campi, hanno avuto un peso più o meno importante per l'evoluzione di scienze come l'astronomia e l'informatica. In questa recensione, per ovvie ragioni, ci occupiamo degli 'Algol', gruppo che ha le sue basi nella città di Padova ed in particolare di 'Complex Shapes' loro ultima fatica in studio. La prima caratteristica che salta all'occhio di questa produzione è la partecipazione di nomi decisamente importanti nel panorama metal mondiale come Dan Swano e Paul Speckmann, nomi che hanno fatto parte o dato i natali a realtà come Bloodbath e Master oltre a Koen Romeijn dei Detonation. La parte grafica, oltretutto, è stata curata da Travis Smith, che ha curato le copertine di gruppi come Nevermore ed Iced Earth solo per citarne alcuni. Tali personaggi non possono dare che lustro ad un prodotto dal mio punto di vista abbastanza controverso, caratterizzato da luci ed ombre sotto molti aspetti. 'Complex Shapes' è un insieme di tante influenze che vanno dai Rage di XIII, ai Children of Bodom, passando per capisaldi del death melodico come i Dark Tranquillity e gli In Flames dei primi dischi, non disdegnando, soprattutto negli inserti di tastiera, strizzate d'occhio a sonorità un po'più progressive. Luci ed ombre perché questo prodotto ha dei picchi notevoli di sapienza compositiva e abissi dove si nota uno smarrimento quasi generale della forma canzone e della consistenza tematica del pezzo. 'Dream/Demise' ad esempio è un esempio di quanto detto in precedenza: la voce di Dan Swano riesce a dare un tocco caldo ed originale nell'alternarsi con lo scream tagliente di Alessandro Fabris, frontman del gruppo, creando melodie molto interessanti che si sposano bene con la struttura armonica del pezzo. Lo stesso arrangiamento in questo caso si dimostra anche estremamente maturo e consapevole, infatti ogni strumento è inserito sapientemente, ritagliandosi il suo spazio e giocando il proprio ruolo. La stessa forma canzone è giustamente dosata, proponendo cambiamenti di dinamica e di atmosfere nei momenti opportuni, catturando l'attenzione dell'ascoltatore e creando una interessante tensione emotiva. Brani come 'Whiteout'o la title track 'Complex Shapes' invece, perdono queste caratteristiche e sembrano molto più acerbi ed inconsistenti, denotati esclusivamente da una furia cieca tesa a spingere all'estremo la pazienza dell'ascoltatore, senza lasciargli alla fine nulla di significativo, come se la loro composizione sia riferita ad un altro momento del percorso formativo della band. La produzione e la scelta dei suoni è coerente con il genere proposto, quindi molto naturale ed acustica, non eccessiva né tanto meno plastificata, ogni strumento è messo bene in evidenza, unica nota dolente forse i suoni di tastiera che in alcuni casi potevano essere scelti con maggiore cura per amalgamarsi meglio con il suond proposto. Una nota decisamente interessante è lo spazio molto ampio lasciato al basso che in alcuni frangenti ha parti isolate di ottima fattura, discostandosi dallo stereotipo del genere che vede tale strumento quasi accessorio e teso al rafforzamento della base ritmica. 'Complex Shapes' nel suo complesso è un disco claudicante, forse alcuni pezzi avrebbero avuto bisogno di una maggiore attenzione in fase di composizione, cercando di evitare passaggi forse un po' troppo banali o ripetitivi. Si sente fortemente l'impronta del metal italiano che ancora è ancorato a sonorità abbastanza datate, se non anacronistiche, ma che, se sapientemente dosate, possono ancora dare delle soddisfazioni. L'impressione di fondo è quella di una mancanza di un'identità ben definita che ogni tanto emerge ma che altrettanto spesso si perde. Se i nostri riusciranno ad affrontare la composizione con maggiore consapevolezza potrebbero dare i natali a produzioni di buona qualità. Ciononostante, promossi, ma con riserva.

Track by Track
  1. Your Lies 75
  2. Fragments of Me 75
  3. Still in my Eyes, Burning 75
  4. Gorgon 75
  5. Subvert 65
  6. Dreams/Demise 80
  7. Complex Shapes 60
  8. Whiteout 65
  9. Empire of Sands 75
  10. Hate Serenades 70
  11. N.O.F.T. 65
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 75
  • Qualità Artwork: 75
  • Originalità: 65
  • Tecnica: 80
Giudizio Finale
72

 

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