Alma Irata «Deliverance» (2016)
Recensione
Primo full lenght per i romani Alma Irata intitolato “Deliverance” e successivo solamente ad un Ep all’interno del quale otto brani disposti su base rock alternativo ci esternano tutta la rabbia di questa band inserendo nell’ ambito musicale anche elementi grunge e hard rock. Dall’ascolto del lavoro si assiste musicalmente ad una soddisfacente prova che va ad inserire, tra un’andatura e l’altra ,numerosi elementi melodici così contraddistinguendo il lavoro con una propria indole personale senza osare più di tanto e rimanendo con i piedi saldi in terra. Buona la proposta della parte vocale in un clean dai tratti furiosi che offre all’ascoltatore quel ruolo che più le si addice sia nei contesti più modaioli che in quelli più tenaci. I singoli brani si susseguono offrendo un ascolto piacevole che, come sopra detto, pur esternando quella tenacia dai toni aspri e dinamici restano spesso un po’ radicati sulle proprie posizioni limitandosi solo ad offrire un divertimento ad ostacoli. “Colac” con un riff dai toni abbastanza oscuri, offre il trampolino di lancio per un immediato lead solo e una ritmica semplice, quasi un po’ scontata, che ci porta alla successiva “Minimun Wage”, dove un discorso del Cavaliere in lingua inglese spiazza un attimo per poi essere scalciato da una ritmica spinta e robusta al punto giusto all’interno della quale una voce calda e propositiva si fa spazio in una ritmica dai toni dinamici e poco statici; si prosegue con “Crushed Bones”, dove a rendere piacevole l’ascolto è il refrain di chitarra che si ripropone nel ritornello e la discreta prova del cantato; si giunge poi a “Between two Lines” un brano un po’ scontato nei contenuti e non troppo coinvolgente a causa di una ritmica sin troppo ripetitiva; le successive “Three Steps to Evil”, dove un giro di basso stende un bel tappeto rosso per l’insinuante ritmica non troppo varia ma fantasiosa nei contenuti e la successiva “Perfect Lips”, più dinamica e rocchettara capace di farci sorridere e divertire nelle sue piccole accelerate tra alti e bassi; è poi la volta di “Viper Tongue”, un brano un po’ troppo statico nei contenuti che ci porta al finale con “The Ship” semplice ma strumentalmente ben suonato. Il disco indubbiamente andrebbe un po’ ritoccato per qualche piccola falda dovuta, ad avviso di chi scrive, sulla troppa radicalizzazione in alcuni punti ritmici che a lungo andare potrebbero annoiare; questo non significa affatto che non sia stato suonato con il giusto carisma e convinzione, elementi questi ritenuti fondamentali per la realizzazione di un lavoro in cui si crede e per il quale gli Alma Irata, sono convinto, saranno in grado di offrici un ottimo lavoro nel loro prossimo traguardo.
Track by Track
- Colac 65
- Minimum Wage 70
- Crushed Bones 65
- Between Two Lines 60
- Three Steps to Evil 60
- Perfect Lips 70
- Viper Tongue 60
- The Ship 70
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 65
- Tecnica: 65
Giudizio Finale
65Recensione di Wolverine » pubblicata il 12.11.2016. Articolo letto 1242 volte.
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