Bloodshed Walhalla «Second Chapter» (2021)
Recensione
Finalmente arrivo anche io a sentire qualcosa dei Bloodshed Valhalla, una one man band da Matera chiaramente influenzata dall’immaginario nordico e tematiche alla Bathory del periodo viking, e questo “Second chapter” è in realtà il loro sesto full length e ci propone 4 brani per la considerevole durata di quasi 68 minuti. E diciamo sin da subito che “Second chapter” è un disco temerario, perché con brani così lunghi (tra 15 e 28 minuti di durata) è facile allungare troppo il brodo, oppure fare brani che per la metà della durata annoiano, oppure ancora fare brani che in realtà sono solo tanti brani attaccati l’uno con l’altro (“At war with satan” dei Venom è un esempio), ma incredibilmente la band di Drakhen riesce a centrare l’obiettivo abbastanza bene.
“Reaper (Baldr’s dreams)” è infatti la canzone più lunga del disco, e i BV riescono a farla durare così tanto individuando tutta una serie di riffs atmosferici e melodici, ma anche cantabili, che non perdono d’efficacia col passare dei minuti. Ne risulta in tal modo un brano che non va avanti in maniera narcolettica, ma che tiene alta l’attenzione proprio per questo, il che sinceramente non è poco. Poi certo: gli ultimi 5 minuti del brano sono eliminabili, ma non è tanto un problema. E fortunatamente il resto del disco è così, proseguendo questa formula sicuramente collaudata ma che si deve anche saper sfruttare bene, e risultati si vedono in una “Hermodr”, graziata da un mood da ballad intensa e una certa coralità alla Manowar, anche se la palma di brano migliore del lotto spetta a “The prey”, che semplicemente ricalca quanto su detto nel migliore dei modi e con un senso melodico notevole e a tratti curiosamente mediterraneo, confermato nella conclusiva “After the end”.
Questo è “Second chapter”: un album non tanto in stile Bathory quanto piuttosto che suona come epico e melodico, con un po’ di manie di grandezza e forse perfino con difetti, come la mancanza di qualche assolo di chitarra che avrebbe reso il tutto più comunicativo e più tipicamente metal allo stesso tempo, nonché una certa mancanza di climax nei brani che suonano un po’ troppo “corali e basta”, ma diciamocelo: i fans di questo stile musicale non hanno problemi con certi egocentrismi musicali smisurati, e poco importa se il prodotto è di nicchia e un po’ settoriale: non è forse tutto il primo viking così, con le ridondanze di gruppi come i Falkenbach a essere diventate un marchio di fabbrica? Per questo motivo, apprezziamo i Bloodshed Valhalla per ciò che sanno fare e che ci hanno dato in quest’album, e consideriamo i difetti succitati come un po’ di carattere del disco. Disco consigliato per gli amanti di tutta la saga che sta tra epic, viking e pagan metal, specie se bevete birra unicamente dal corno che vi portate sempre a ogni concerto.
Track by Track
- Reaper (Baldr's dreams) 75
- Hermodr 75
- The prey 80
- After the end 70
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 75
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 75
- Tecnica: 75
Giudizio Finale
74Recensione di Snarl » pubblicata il 09.02.2022. Articolo letto 945 volte.
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