Fen «Epoch» (2011)

Fen «Epoch» | MetalWave.it Recensioni Autore:
June »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
1619

 

Band:
Fen
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Titolo:
Epoch

 

Nazione:
Regno Unito

 

Formazione:
æðelwalh - synths, backing vocals
Theutus - drums
The Watcher - vocals, guitars
Grungyn - bass, backing vocals

 

Genere:

 

Durata:
1h 9' 46"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2011

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

I Fen fanno parte di quei gruppi che da una manciata di anni uniscono al black metal le sensazioni più tipiche di quello che generalmente viene citato come “indie” o “post-rock”; merito (o colpa?) di una serie di etichette indie che si sono fatte coinvolgere dal viscido sound nato in scandinavia.
Le contaminazioni al black originale non sono certo una novità, a partire dagli Arcturus (ma forse anche prima) si è sperimentato in tanti sensi; quello di unire delle trame accostabili all'indie è solo l'ultima tendenza. Pure il post-rock stesso, che ha origini nella seconda metà degli anni '80 non è più un genere musicale moderno, ma per il suo ampio piglio atmosferico, malinconico, volutamente intricato e difficilmente commercializzabile, aleggia da sempre sulle produzioni indipendenti.
Ora lo straziato suono di chitarra black metal sembra unirsi bene alle variazioni brillanti del post-rock, creando un metal arcigno, ma melodico e più facilmente abbordabile. Molti puristi storcerebbero il naso nel sentire tanto rock anni '90, ma secondo la mia modesta opinione queste derivazioni non differiscono molto dalle infiltrazioni gothic che furono dei Cradle Of Filth anni fa e che in molti, dopo aver criticato aspramente, impararono ad apprezzare. In questo lavoro però poco resta, appena un cadavere, del buon vecchio metal: qualche blastbeat furioso, delle vocals marce e una produzione sonora acida e frastagliata. Si accentua invece l'atmosfera riflessiva, il riff emotivo, il basso che tanto si avvicina alla darkwave, come certe vocals evocative, trattate con delay e riverbero; ascoltare ad esempio la coda di “Carrier Of Echoes” o la traccia “Half-Light Eternal”. Anche quelle melodie di chitarra che si distinguono dal marasma sonoro ricordano molto i giri utilizzati dalle gothic band della stessa epoca, come l'icipit di “Gibbet Elms”.
Il presente disco non si discosta molto dal precedente, era forse un po' più rozzo, ma utilizza le stesse trame; il rischio che appare è quello di consumare rapidamente il copione, rimanendo senza idee o riproponendo le stesse. Ci si accorge di questo per via di una formula compositiva a tratti facilmente prevedibile. Le emozioni che ci comunica sembrano più causate dallo stordimento della chiassosa e riverberata registrazione, che da composizioni particolarmente sentite. Al di la di questo, diversi momenti sono particolarmente ben riusciti: la già citata “The Gibbet Elms” unisce in modo convincente gothic rock e sporadiche aperture depressive e “Ashbringer”, traccia conclusiva molto eterea e contemporaneamente furiosa e veloce, per nominare giusto due titoli. Purtroppo resta l'amara sensazione finale che questo sia solo un momento trendy di quella parte di underground più in vista e che presto interesserà a pochi.

Track by Track
  1. Epoch 65
  2. Ghosts Of The Flood 70
  3. Of Wilderness And Ruin 65
  4. The Gibbet Elms 70
  5. Carrier Of Echoes 70
  6. Half-Light Eternal 65
  7. A Warning Solace 65
  8. Ashbringer 70
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 70
  • Qualità Artwork: 70
  • Originalità: 70
  • Tecnica: 70
Giudizio Finale
68

 

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