Goatcraft «All for Naught » (2013)
Recensione
Nonostante la copertina molto in stile black metal, questa one mand band di Lonegoat proveniente da San Antonio propone un dark ambient interamente strumentale e suonato per tutti i quasi 47 minuti dell’album solo da un pianoforte e a volte (mi sembra) da un clavicembalo, ed è distribuito in 10 brani con 2 intermezzi di una musica che punta quasi sempre su atmosfere mosse e cupe, raramente dalle atmosfere silvestri come nella terza traccia, e più solenne e gotico in altre, come nella quarta e nella decima, nonché frenetico e drammatico nella settima canzone.
Ecco così, semplicemente, descritto questo “All for naught”, un disco ineccepibilmente suonato, composto abbastanza bene (nonostante alla fine si perde con dei brani troppo stringati e di difficile interpretazione in quanto sembrano abbozzati) e proponente diversi mood che non lo rendono assolutamente statico o monodirezionale, che ha il pregio di essere coinvolgente e comunicativo per buona parte della durata del cd senza essere troppo astratto o ripetitivo, e che anzi è consigliabile per qualsiasi metallaro, amante del dark o del gotico con una passione per questo stile musicale, il dark ambient, ovvero una musica che non ha quasi niente a che spartire col metal e che funge molto più spesso da colonna sonora. Provategli a dare un ascolto. Buon colpo per la Forbidden Records.
Track by Track
- Call me judas 70
- Infinite Death 75
- Journey to the depths 65
- Goats will riot 75
- Gate I 65
- Isolation Ripens 70
- Vestibule to the abyss 75
- Laconism of the chaos 65
- Gate II 65
- Everything will die 70
- The rape of Europa 65
- Consciousness is a disease 65
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 75
- Qualità Artwork: 75
- Originalità: 75
- Tecnica: 75
Giudizio Finale
70Recensione di Snarl » pubblicata il 18.03.2013. Articolo letto 3790 volte.
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