Icy Steel «Icy Steel» (2007)

Icy Steel «Icy Steel» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Ryosaku »

 

Recensione Pubblicata il:
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Visualizzazioni:
2936

 

Band:
Icy Steel
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Titolo:
Icy Steel

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Stefano Galeano :: vocals, guitars
Alberto Eretta :: guitars
Roberto Ladinetti :: bass
Alessandro Oggiano :: drums

 

Genere:

 

Durata:
56' 23"

 

Formato:

 

Data di Uscita:
2007

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Gli Icy Steel formazione sarda nata ufficialmente nel 2005, ma esistente già da almeno tre anni, arrivano al debutto presentando come loro primo lavoro un album dal titolo omonimo, composto da ben 10 tracce, un opera evocativa nel quale si può strizzare l’occhio ai tempi andati, alla riscoperta del passato glorioso, scavato attraverso i leggendari anni 80, un passato che non è mai stato cosi presente. Questa opera infatti si colloca già come una realtà del genere sul territorio isolano e in generale nel panorama epic/heavy italiano e oltre confine.
La band ha già mostrato in passato con alcuni demo il suo repertorio ma senza dubbio questa prima opera li consacra, con un puro epic infarcito di personalità e buona tecnica. Il quartetto formato da Galeano, Oggiano, Eretta e Ladinetti mette assieme un ottimo amalgama, fornendo un mix di passione e pochi fronzoli. Il genere Epic si presta facilmente a toni retrò e le canzoni si susseguono l’una dopo l’altra producendo nell’ascoltatore una sensazione che scorre lungo il corpo, che introduce la mente verso spazi e tempi remoti, ma mai dimenticati, periodi dominati da miti e leggende, da atmosfere decadenti.
Il risultato di tutto ciò traspare già nella miscela posta nella composizione dei brani, molto articolati e come detto espressi con grande vigore. All’ascolto poi è piuttosto facile azzardare paragoni, ad esempio con i Manowar o i Warlord o i Doomsword per citarne qualcuno. Ma senza dubbio il loro è un prodotto che va al di là di paragoni superficiali, essendo ricco di spunti, trova il giusto apprezzamento. Pur essendo per certi versi migliorabili alcuni passaggi, complessivamente il risultato dei brani è positivo oltre che uniforme. Dal primo che è una intro fino alla chiusura con la decima traccia, si coglie il frutto di un lento incedere e maestoso, un autentica cavalcata nel passato. Gli Icy Steel si fanno cantori di epiche gesta col loro sound a volte sconfinante anche nel doom, ma comunque plasmato dall’ottima alchimia mostrata da un gruppo ormai collaudato. Lasciamo che la batteria di Oggiano scandisca i tempi della battaglia, lasciamo alla voce di Galeano il compito di narrare queste epiche gesta, fino allo scorrere delle melodie oscure scandite al basso da Ladinetti e alla chitarra da Eretta, dove poche sono le accelerazioni e molto è concesso alla melodia, un sound mai dirompente o esasperato. Il gruppo insomma, si cala nelle parti di narratore e fosca avventure epiche, scontri e battaglie, in grado di trasformare l’ascoltatore in esploratore alla scoperta di questo mondo.
L’esplorazione di questo mondo da una parte ci fa conoscere il sound della band, un sound ruvido ma puro e privo di contaminazioni da tastiere, orchestre e da power metal, dall’altra le sonorità si fanno decisamente guerresche, vichinghe e barbare come da tradizione. Se a quanto già detto poi si assume che i brani sono abbastanza corposi anche sotto l’aspetto della durata media, significa avere a che fare con un ottimo prodotto del genere.
Un approccio evocativo e malinconico assale un pò tutte le tracce in particolare scandisce l’opening track “Riding to the battle” a cui seguono brani che decantano struggenti ricordi o fasi di battaglie vissute realmente sul momento. Dalla successiva la cadenzata e oscura “Me, River” per passare alle note che si insinuano nell’animo in maniera più aggressiva come “The Man Without End” e “Spatial Dinasty”. La contemplazione prosegue sulle note di “Wind of War” che come stile si avvicina alla intro, a cui segue poi la schiacciasassi “Valley of the Dragon” una mid tempo molto ricercata. Con “Secret of Rune” e “I See Steel” si scoprono ennesime narrazioni epiche che forse più di altre si accostano alla scena italiana underground attuale, come in particolare ad esempio ai altri sardi Holy Martyr. Le contaminazioni tipicamente americane si mostrano poi efficacemente in “Corrupted King” fino all’ultima marcia “Pandemonic Rite” anche questa impregnata su tempi più veloci, che conferma l’abilità della band a reggere ben tracce di grande durata, in cui si alternano passaggi strumentali, un autentica poesia in movimento.
Insomma detto questo è fuori discussione l’abilità e la bravura del gruppo nel rivitalizzare un genere non facile e tra l’altro riuscire a farlo con un opera di tale spessore. Si può ancora migliorare perché comunque alcune cose da perfezionare permangono, ma non mi soffermo più di tanto su ciò. La valenza dell’opera è tale da poter guardare serenamente oltre. Un appunto riguardo la registrazione davvero ottima. Per essere la loro prima opera il risultato va al di là di ogni aspettativa. Un vero “must” da possedere per chi ama il genere, ma indubbiamente anche un ottimo acquisto per chi abbia intenzione di avvicinarsi a questo genere. Non ci rimane che augurare al quartetto sardo di ritrovarsi presto all’opera con un nuovo lavoro della stessa notevole fattura.

Track by Track
  1. Riding to the battle (Intro) 70
  2. Me, River 75
  3. The Man without End 85
  4. Spatial Dinasty 85
  5. Wind of War 75
  6. Valley of the Dragon 85
  7. Secret of Rune 75
  8. I see Steel 85
  9. Corrupted King 85
  10. Pandemonic Rite (The Last March) 80
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 85
  • Qualità Artwork: 70
  • Originalità: 75
  • Tecnica: 85
Giudizio Finale
80

 

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