Kolossus «The Line of the Border» (2020)
Recensione
Disco di debutto per Kolossus, una one man black metal band proveniente da Genova e capitanata da Helliminator, coadiuvato nientemeno che da Vicotnik dei Dodheimsgard nel brano “Norge”, e con questo “The line of the border” ci propongono circa 42 minuti e mezzo di una musica che dal nome potrebbe far pensare a qualcosa tipo Behemoth, e che invece va a suonare in maniera abbastanza personale, con un sound che propone moods massivi e potenti tipo “Eld” degli Enslaved, ma a cui si alternano sorprendentemente delle influenze più sperimentali, corali e con voce pulita tipo ultimi Enslaved, nonché un certo feeling stile primi Dodheimsgard di “Monumental possession”, che esplodono dalla seconda metà dell’album.
L’ascolto a dire la verità risulta molto difficile invero, per via di una qualità sonora abbastanza scadente e confusa, dove è difficile sentire le chitarre durante “Fog”, mentre in “Sin” i volumi cambiano e devi impegnarti all’ascolto per capire cosa stia suonando la batteria o per sentire le voci pulite nella pur buona “Journey”. La situazione migliora leggermente verso la seconda parte dell’album, che trovo la migliore, nonché quella dove Kolossus si fa notare con un sound particolarmente personale e interessante, che sa spaziare tra l’epicità di “Journey” e la tirata solennità di “Reborn”, forse il miglior brano del disco per il fatto che la musica mescola queste due influenze in maniera pressoché perfetta, mentre si fa notare anche “Norge”, crepuscolare e vagamente più tragica, seppure troppo corta e che poteva durare di più.
Insomma: “The line of the border” ha ottime idee e uno stile personale che promette bene, ma d’altro canto suona in maniera pessima e decisamente questa qualità sonora ne penalizza la riuscita, rendendo abbastanza difficile l’ascolto e carpire le pur buone sfumature della musica, declassando quest’album da “molto buono” a “buono ma di nicchia”. Essendo il disco di debutto, una certa immaturità e qualche acerbità sono tollerabili, ma per il futuro questo difetto dovrà essere sanato assolutamente. Nel frattempo, “The line of the border” è consigliabile per gli amanti del black metal sperimentale, tanto più se orientati verso certo industrial black.
Track by Track
- Abyss - Intro S.V.
- Fog 70
- Chains - Intermezzo S.V.
- Sin 70
- Journey 75
- Reborn 75
- Shores - Intermezzo S.V.
- Norge 70
- Glimmer 70
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 45
- Qualità Artwork: 65
- Originalità: 70
- Tecnica: 70
Giudizio Finale
70Recensione di Snarl » pubblicata il 20.04.2020. Articolo letto 1434 volte.
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