Krysantemia «Lay Down Forever» (2012)
Recensione
Il full length di debutto dei modenesi Krysantemia, presentato dalla band come thrash metal e su metal archives (a sproposito) come Death Thrash e che propone 9 tracce più intro per 38 minuti e mezzo di musica, esce autoprodotto a seguito dell’EP targato 2009.
Ma sfortunatamente, il debutto sulla lunga distanza è drammaticamente niente di che. Basta ascoltare l’opener “Dark wedding (Infernal Love reborn)”, che possiede un chorus molto fiacco e riffs e arrangiamenti assolutamente già sentiti e superficiali, per rendercisi conto di questo. Ma purtroppo non si tratta di una falsa partenza: ben presto il disco mostra dei difetti di songwriting dei musicisti che non propongono pezzi brutti, e anzi pare che sappiano tenere bene gli strumenti in mano; ciò che manca completamente è la fantasia e l’originalità dei brani, non debitori al thrash old school, ma che non possiedono neanche dei groove coinvolgenti tipici del metal più moderno.
Purtroppo, l’identità della band esce fuori inesorabilmente col passare dei minuti: “Lay down forever” è un disco ancorato agli stereotipi del thrash metal, che non va quasi mai veloce e quando lo fa è per poco tempo, con una voce buona ma estremamente monotona e incapace di dare ai brani quell’originalità che richiedono a gran voce. E il tutto cozza fortemente con un andamento della band fin troppo statico, per nulla vivace e poco sorprendente, con dei ritornelli che non spiccano perché sono uguali nel feeling delle composizioni alle strofe, e poi mancano degli assoli potenti, degli stop n go, manca la rabbia che ti fa sbattere la testa per una intera canzone, manca fondamentalmente qualsiasi cosa in grado di sostenere l’attenzione dell’ascoltatore per delle composizioni che tra l’altro sono annacquate da una lunghezza eccessiva. La seconda parte del disco mostra canzoni più brevi, ma comunque poco o per nulla incisive. Brani che rispecchiano al meglio questa condizione sono “Enjoy the suffering”, una canzone che mostra un inizio tipicamente metalcore/deathcore, che non è male, ma il brano prosegue in quel modo: fisso, canonico e statico, senza un ritornello che spicca o senza cambiamenti significativi, e “The black december”, una canzone che semplicemente incapsula al meglio tutte le pecche compositive di questo disco e che passa via senza slanci.
Insomma: mi spiace davvero per questi ragazzi modenesi, ma “Lay down forever” è un album che è come la sua copertina: scialbo, incolore, senza personalità, generico, qualunquistico, e proponibile come demo forse, ma non certo come album. È stato un passo più lungo della gamba clamoroso per me, e consiglio ai Krysantemia di apportare una maggiore vivacità e tiro alla propria musica e di osare parecchio di più pur rimanendo all’interno del loro genere senza sconfinare in altri. Nei frattempo mi spiace ma io l’acquisto di questo disco non lo consiglio, a causa della sua mancanza di personalità e di vivacità.
Track by Track
- Lay Down Forever (Intro) 55
- Dark Wedding (Infernal Lovers Reborn) 50
- Your Pain 55
- Enjoy the Suffering 50
- Subliminal Prophecies 55
- The black december 45
- At the Altar of the Cruel Saints 60
- Fight to Forget 55
- Rotten Beauty 55
- Dawn Necrotic and Torn 55
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 70
- Qualità Artwork: 50
- Originalità: 50
- Tecnica: 65
Giudizio Finale
54Recensione di Snarl » pubblicata il 09.03.2013. Articolo letto 2179 volte.
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