L'endevi «An Eternity» (2012)

L'endevi ŤAn Eternityť | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
1444

 

Band:
L'endevi
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Titolo:
An Eternity

 

Nazione:
Spagna

 

Formazione:
Guille :: Bass
Mario :: Drums
Pater :: Guitars
Jaume ::Guitars
Mamen :: Vocals

 

Genere:

 

Durata:
58' 9"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
2012

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Insomma, partono nel 2007, fanno 2 cd soltanto questi spagnoli L’endevì che propongono una specie di gothic più metal che rock, eppure fioccano le sponsorizzazioni: chitarre, bassi, anfibi, amplificatori e foto. Tutto, praticamente. Si vede che forse in spagna saranno ben famosi.
Ma qui in italia, parliamoci chiaro e tondo: nessuno li ha mai sentiti, e andando ad ascoltare questo “An eternyity” si capisce abbastanza bene perché. Non so chi o cosa spinga gli L’endevì a fare tutti questi contratti, ma sinceramente io non ci capisco granché. Certo, il loro “An Eternity” è ben fatto, dotato di alcuni pezzi belli, e con una gradevole veste grafica, ma perlopiù non mi fa gridare al miracolo. Si tratta di un album che per la maggior parte del disco manifesta alcuni limiti di songwriting, tra cui il fatto di suonare molto (troppo a volte) accompagnando la cantante Mamen e con gli altri strumenti che anche in sede di registrazione non hanno il giusto spazio, inoltre “An eternity” suona quasi sempre o melodico e dolce, o più mosso e meno melodico, quasi senza vie di mezzo. E non finisce qua: a volte l’originalità viene a mancare come nella title track che all’inizio è decisamente troppo simile a “Zombie” dei Cranberries, e spesso il cd è monodirezionale, alternato tra una voglia di fare metal con tanto di raw vocals e con il solito andamento pacato del gothic più soffuso. Ne risulta che anche canzoni che sembrano ispirarsi alla vena più metallara tipo Doro Pesch (“We are the metal”) risultano essere troppo la stessa cosa degli altri brani e inspiegabilmente troppo lunghi, come anche la conclusiva “The maze”.
Certo, ci sono dei bei brani, come “Red ivy”, la vagamente Rammsteiniana “Lament for loners”, “Slug”, “The hole” e “Unjust...”, ma il resto del cd zoppica un po’. Bruttine per esempio sono l’opener “Gold”, “Silent Enemy” e “My crow”, tutte affette da una voglia di estremo troppo accentuata che finisce per rovinare l’atmosfera diafana del cd, mentre delle altre che non mi convincono ne abbiamo già parlato in precedenza.
Insomma: un bel po’ sopravvalutati ma non da cestinare questi L’endevì. Se siete fans sfegatati del gothic metal e del Gothic Rock dategli un ascolto prima di procedere all’acquisto. Per quel che mi riguarda, il cd è certamente migliore di ex miti finitissimi come ad esempio i Lacuna Coil e altre disgrazie discografiche, ma non per questo ci troviamo di fronte ai nuovi Tiamat o Theatre of Tragedy. Disco per completisti.

Track by Track
  1. Gold 60
  2. Red Ivy 75
  3. An eternity 55
  4. Lament for loners 70
  5. Slug 70
  6. We are the metal 55
  7. My crow 55
  8. Silent enemy 55
  9. The hole 75
  10. Unjust unnatural deaths 70
  11. The maze 55
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 65
  • Qualità Artwork: 75
  • Originalità: 60
  • Tecnica: 70
Giudizio Finale
64

 

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