Labyrinthus Noctis «Opting For The Quasi-Steady State Cosmology» (2018)
Recensione
Un ottimo esempio di Gothic ed un ottimo esempio di "proprio stile" arriva dai milanesi Labyrinthus Noctis che di sicuro non incute nostalgia per i soliti quattro gatti noti della scena bensì una valida alternativa. Questo terzo loro album si chiama "Opting For The Quasi-Steady State Cosmology" (è più facile da ricordare "Fas Ite Maledicti In Ignem Aeternum") il cui punto forte è certamente la ricchezza del contenuto sonoro e le atmosfere dei brani i quali starebbero bene a mio parere in scene di serie tv o film. Di fatti è l'ottima produzione e maturità artistica di questi ragazzi a giocare un ruolo fondamentale per la buona riuscita di questa loro ultima proposta, una raccolta di tredici brani per niente flat, per niente banali, per niente pacchiani che, pur rimanendo abbastanza fedeli a quelli che sono i tipici colori del genere in questione, risultano allo stesso tempo freschi, pieni di stile ed oserei dire "capaci", che non è qualcosa da dare per scontato oggi come oggi. Ogni angolo dei pezzi è "completo" il che denota una grande e minuziosa considerazione sia dal punto di vista delle partiture sia del lavoro in studio e la prova del nove di tutto ciò è il perfetto amalgamarsi delle sonorità acustiche ed elettroniche al resto degli strumenti, insomma, il lavoro di musicisti in gamba forti di ben quindici anni di attività. Pad, pianoforti, passaggi di chitarre acustiche, synth, perfino organi,cornamuse e addirittura un Sitar (se non ho avuto le allucinazioni)!!
Il concept è ispirato allo spazio (tema già putroppo battuto e ribattuto) ma in maniera delicata, senza troppo compromettere il sound forzando quest'ultimo a tutti i costi a "suonare spaziale" ma accennandolo quando basta e lasciare in mano di due brani un particolare il richiamo a quella tipologia di sonorità ovvero "Kosmonaut Vladimir Komarov" e "Linear A", ma neanche in essi è palese; piuttosto è un fondere la tematica spazio con tematiche "mistiche" (guarda Kiss The Scorpion che secondo me è un ibrido significativo di quello che voglio dire).
La cosa che forse mi è un pò dispiaciuta è stata la scelta di non rafforzare i cantati che suonano a mio parere un pò troppo monotraccia mentre sarebbero potuti essere più incisivi in generale anche se tutto questo viene rattoppato dalla qualità canora della main vox che non è seconda alle Liv Kristine o alle Vibeke Stene. Di tanto in tanto, inoltre, pare che le linee vocali si assomiglino un pò troppo di brano in brano.
Un ottimo disco in sostanza che consiglio ad occhi bendati ai fan del Gothic Metal dal meno catchy e convenzionale al quello di maggior notorietà, per cui fatevi avanti ascoltatori di The Gathering, Tristania e compagnia bella, non rimarrete di certo delusi.
Track by Track
- Reach The Last Scattering Surface 70
- Cygnus-X1 75
- MELANCHOLIA 75
- Negentropy 70
- Lament Of Melusine 75
- Linear A 65
- Kosmonaut Vladimir Komarov 65
- Amborella Trichopoda 65
- Noctis Labyrinthus 65
- Hydrocarbon Lakes 70
- Kiss The Scorpion, or The Ballad Of Lilith And Mars 75
- Wings Of Honneamise 65
- Padre Davvero (Mia Martini) S.V.
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 75
- Qualità Artwork: 60
- Originalità: 80
- Tecnica: 80
Giudizio Finale
70Recensione di Fleshrequiem » pubblicata il 04.09.2018. Articolo letto 1711 volte.
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