Latexxx Teens «Cold Heart An Old Scars» (2013)
Latexxx Teens
Titolo:
Cold Heart An Old Scars
Nazione:
Italia
Formazione:
Kami Kopat :: Lead Vocals - Guitars - Programming
La Nuit :: Guitars
Vinz Askà :: Guitars
Cris La Muerte aka Icy-X :: Bass - Programming-Backing Vocals
Andy Muff :: Drums - Backing Vocals
Genere:
Industrial Metal
Durata:
43' 32"
Formato:
CD
Recensione
Dai e dai, anche l’industrial metal sta innalzandosi un po’ in quanto a quantità e qualità di bands, e l’ennesima prova è data dai Latexxx teens, italiani, che miscelano un po’ di metal, un po’ di punk e un po’ di rock alla base industrial prevalente, per un risultato fresco, godibile e più che accettabile, che ci propone 11 tracce per 43 minuti e mezzo di musica. Una musica che dà in quest’album il meglio di sé nella parte centrale.
Sì perché i primi brani, nonostante alcuni episodi riusciti tipo la classica (ma adatta come opener “Die”), finiscono per avere alcuni ritornelli tipo quelli della seconda e della quinta canzone che soffrono un po’ di voler essere catchy a tutti i costi, finendo per far virare il gruppo su lidi un po’ troppo da “metal commerciale”. Probabilmente la cosa era voluta, ma il feeling non è quello che vorrei sentire da un album industrial. Si migliora nettamente, tuttavia, quando la band amalgama al meglio le sue influenze e ci propone un riffing più massiccio a “love you to death” e “Edge of insanity”, anche se le vere bombe vengono sganciate nella migliore del lotto “World Collapse” e dalla più tipicamente gothic “Crying at the moon”, con i brani conclusivi che mi impressionano un po’ meno, essendo l’ultima una ballad più atmosferica e non proprio necessaria, e “Wendigo” una canzone sì buona ma fortemente debitrice alla famosa “Temple of love” dei Sisters of Mercy. Non stiamo parlando di plagio, ma di soluzioni stilistiche e di riuscita complessiva molto comparabile.
In generale, tuttavia, l’album riesce a filare liscio senza grossi intoppi e a essere tranquillamente godibile, facendo il fondoschiena a molti wannabes dell’undeground industrial che non hanno ancora capito se gli interessa metterci la batteria vera o i beat. Qui, non fosse altro, la compattezza sonora ci sta e proprio per questo motivo l’album è tranquillamente consigliabile agli amanti dell’industrial metal e anche dell’industrial punk, che tuttavia è presente in maniera minore. Non proprio scevro da difetti ma godibilissimo. Ben fatto.
Track by Track
- Die 70
- We only come out at night 65
- Love you to death 75
- Edge of insanity 75
- Crawling 65
- World collapse 80
- Black dream 75
- Call me 70
- Crying at the moon 75
- Wendigo 70
- Lullaby for the end 70
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 80
- Qualità Artwork: 70
- Originalità: 75
- Tecnica: 75
Giudizio Finale
72Recensione di Snarl » pubblicata il 01.03.2014. Articolo letto 1873 volte.
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