Logic of Denial «Art of Psychophagy» (2006)

Logic Of Denial «Art Of Psychophagy» | MetalWave.it Recensioni Autore:
InnerPain »

 

Recensione Pubblicata il:
--

 

Visualizzazioni:
1832

 

Band:
Logic of Denial
[MetalWave] Invia una email a Logic of Denial [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina MySpace di Logic of Denial

 

Titolo:
Art of Psychophagy

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Alessandro d'Antone :: Chitarra, Backvocals
Mattia Gatti :: Main Vocals
Davide Iori :: Basso
Mattia Belli :: Batteria

 

Genere:

 

Durata:
18' 58"

 

Formato:

 

Data di Uscita:
2006

 

Etichetta:

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

I Logic Of Denial nascono a Reggio Emilia (RE) nel 2003 prima come Collapse, poi con l’attuale moniker dal 2006 e diversi cambi di line-up. La formazione odierna composta nell’aprile scorso, dopo aver registrato un live-studio, dà alla luce quest’ultimo lavoro, un promo di cinque brani intitolato “Art Of Psychophagy”. Diciamo che l’originalità dichiarata dalla band stessa, sinceramente non l’ ho ben percepita, anzi mi sembra che nonostante i quattro anni d’attività ci sia ancora da lavorare su parecchie cose. L’influenza principale viene da un sound prevalentemente death con inserti più affini alle mode degli ultimi tempi tra hardcore e metal-core, utilizzati prevalentemente come stacchi o break, che presi singolarmente sono riffs dinamici e classici da headbanging, ma che nel complesso delle canzoni non sono sempre compatibili al resto. A mio parere gli arrangiamenti di chitarra sono spesso scarni e ripetuti allo stremo, stesso discorso per la ritmica della batteria, in generale manca molta dinamica e le tracce sono un filone continuo dall’inizio alla fine, se non per qualche raro cambio di ritmo. Discorso più complesso sulle linee vocali dove lo screaming di Mattia non è per nulla potente e incisivo, e le metriche sono un po’ troppo irregolari da far sembrare, a volte, un parlato e non un cantato. Il metal è metal, ma la musica ha comunque le sue “regole”, e questo vale per tutti i generi. In aggiunta, anche la produzione pecca e sicuramente non aggiunge valore a quello che la band può dimostrare, cosa che spesso accade nei lavori di band magari qualitativamente valide, ma che non hanno il giusto appoggio a livello di produzione. In sintesi possiamo quindi dire che di nuovo o meglio d’originale c’è ben poco e sotto l’aspetto tecnico bisogna lavorare ancora e rivedere diverse cose. Se l’idea sonora della band è questa, allora bisognerà puntare soprattutto su una diversa produzione che possa garantire qualità e un sound che valorizzi al meglio la proposta musicale.

Track by Track
  1. Lahar 50
  2. Leechlike 48
  3. Enslaved 49
  4. While The Shiny Mouth Sips... 47
  5. Black Tears 48
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 50
  • Qualità Artwork: 60
  • Originalità: 48
  • Tecnica: 50
Giudizio Finale
50

 

Recensione di InnerPain » pubblicata il --. Articolo letto 1832 volte.

 

Articoli Correlati

News
Live Reports
Concerti