Lucynine «Amor Venenat» (2020)

Lucynine «Amor Venenat» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
02.04.2021

 

Visualizzazioni:
1164

 

Band:
Lucynine
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Titolo:
Amor Venenat

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Sergio Bertani :: vocals, guitar, bass, synth

 

Genere:
Extreme Metal / Hardcore / Noise

 

Durata:
1h 6' 56"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
31.07.2020

 

Etichetta:
Inverse Records
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Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
Nee-Cee Agency
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Recensione

Preferisco dirlo da subito: a me tutto sommato “Amor venenat” dei Lucynine, album di debutto, non convince granché.
Presentato infatti con molte etichette musicali come Avantgarde, black, death, hardcore e anche post punk tutto insieme, ci si mette poco a scoprire che in realtà di queste influenze musicali c’è tutto ma in maniera confusa e in percentuali molto variabili. Infatti, se l’opener va effettivamente a fare il verso all’avantgarde dei Solefald, sin dal brano successivo Lucynine sembra andare a finire in un miscuglio di alternative, metalcore e forse stoner nei riffs, con una qualità sonora francamente non all’altezza, dove la batteria è fin troppo alta e la chitarra suona sfibrata, che rovinano anche i momenti smaccatamente happy di “Charlie’s got blue eyes”.
Certo, brani come “Things I’ll never know” o “Apostasia” evidenziano una band che sa variare bene il mood all’interno del proprio brano, ma questo avviene con una struttura che ha molto poco in comune con l’avantgarde e il metal estremo, e che invece va a somigliare molto più a una musica Post e stravagante, a volte anche industrial visto che questa anarchia compositiva è più simile a cose tipo i primi Nine Inch Nails più astratti, salvo poi aggiungere ripartenze metal estremo in “Things…” praticamente casuali e circoscritte, cosa che avviene anche nella dozzinale “Tutto il male del mondo”. C’è tempo per una “Heartectomy” che di colpo cambia completamente sound e va a suonare come un mix di hardcore e metal estremo, per terminare con una cover dei Type 0 negative (decisamente di altra caratura), e con un lungo brano ambient strumentale non necessario. Confusi? Sì anch’io alla fine dell’ascolto di questi quasi 67 minuti di musica.
Ciò che non mi è piaciuto di questo “Amor venenat” non è l’estrema autarchia sonora che anzi approvo, ma il fatto che secondo me i Lucynine sono principalmente una band che spazia tra vari, troppi generi che vanno a sbattere tra di loro invece che formare un sound unico tipo l’Avantgarde, e che funziona invece molto meglio quando si mantiene sul groove, aggiungendoci stranezze Post e Industrial, con le altre influenze francamente evitabili. Non aiuta, come detto, una qualità sonora francamente non all’altezza; ok che con tutti questi generi era impossibile fare un sound che bilanciasse tutto, ma così veramente il suono si ritorce contro i Lucynine.
In conclusione: “Amor Venenat” non è un disco inutile, ma è paragonabile a un tirare pugni alla cieca in tutte le direzioni: qualcuno centrerà il bersaglio, ma altri vanno a vuoto. Elogio la voglia di sperimentare della band, ma qualche influenza va tolta, il sound va sfrondato e si può togliere anche qualche fronzolo di troppo, visto che tanti ingredienti diversi non bastano a fare un buon piatto. Della serie: “il troppo stroppia”, e in questo caso incasina.

Track by Track
  1. Family (feat Grazia Migneco) 65
  2. Nine eleven 60
  3. Vetyver 717 (Feat. Grazia Coletti) 55
  4. Charlie's got blue eyes 65
  5. Things I'll never know 55
  6. Apostasia 55
  7. White roses 65
  8. Anthony Hopkins (Feat. Dario Penne) 50
  9. Roma blue 60
  10. Tutto il male del mondo (Feat. Gianna Coletti) 50
  11. Everyone I love is dead (Cover Type 0 Negative) S.V.
  12. Heartectomy 55
  13. 200335310818 (feat. Claudia Lawrence) 55
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 40
  • Qualità Artwork: 65
  • Originalità: 65
  • Tecnica: 60
Giudizio Finale
59

 

Recensione di Snarl » pubblicata il 02.04.2021. Articolo letto 1164 volte.

 

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