Maeormid «Zenit» (2013)
Maeormid
Titolo:
Zenit
Nazione:
Italia
Formazione:
Hati :: Bass, Drums, backing Vocals
Midgard :: All instruments, Vocals
Genere:
Black Metal
Durata:
28' 5"
Formato:
CD
2013
Etichetta:
Autoproduzione
Distribuzione:
---
Agenzia di Promozione:
---
Recensione
Un tempo (ormai 10 anni fa, circa) nel black metal i dischi fotocopia consistevano nella seguente formula: copertina nera con uno qualsiasi in facepainting, black metal nudo e crudo clonato a qualche volto noto (Darkthrone su tutti) e produzione modesta. Oggi c’è un altro stereotipo: nella strenua voglia di staccarcisi da questo trend, si è creato un trend a sua volta, caratterizzato da copertine colorate, produzioni pulitissime (anche troppo), un’ostentata voglia di suonare diversi dal cliché di cui sopra, e con influenze spesso di Burzum o Alcest.
Il problema è che per me è anche peggio così, perché in questo modo si ottengono dischi anche non da buttare, ma che per quanto provino ad essere diversi e originali, falliscono per mancanza di sperimentazione, o perché semplicemente i pezzi sono tutt’altro che memorabili. È proprio questo il caso dei perugini Maerormid, una band che in questa release di 28 minuti di musica per 3 tracce + outro strumentale non fallisce il proprio obiettivo, ma semplicemente non entusiasma e ci propone 4 brani emuli delle coordinate sonore dei due gruppi arcinoti suddetti, non brutti ma per nulla personali, dotati di linee melodiche banalotte, arrangiamenti spesso semplici e minimali e spesso con troppa chitarra solista, la quale oltre ad essere troppo insistita, dà anche un tocco metallico che cozza troppo con una musica che invece è molto soft e che finisce per rendere il genere della band troppo moscio per essere metal e inopportunamente dotato delle spigolosità del depressive e del metal per essere solo atmosferico. Certo, punte di originalità nei riffs ce le abbiamo a tratti nell’opener “Un terzo risveglio”, ma non bastano due buoni riffs a salvare la barca, soprattutto se gli arrangiamenti di cui sopra e le scelte ritmiche insistono nella loro semplicità e nella loro quasi forzata voglia di andare piano. Non aiutano le scontatezze della solista, come l’assolo a 5 minuti circa di “Oceano stellare”, o di “Memento”.
In conclusione: l'EP non catastrofico, ma che per me non è né carne né pesce ed ha tutti i difetti delle ormai moltissime bands che navigano tra questi lidi compositivi. Questo “Zenit” non ha l’intimismo di Alcest, non ha un tocco psichedelico, non ha niente di Burzum se non la lentezza e la ripetitività (quest’ultima neanche troppo insistita), non ha scariche metal potenti ma d’altra parte non ha la delicatezza eterea che ci si aspetta perché certi elementi metal sono ficcati a forza, non ha riffs o trame melodiche originali: ha solo un sacco di stereotipi di questo genere, come le chitarre acustiche e le voci languide e pulite che però, anche qui, non hanno niente di speciale come idee. Risultato: non c’è nessun pregio in particolare, o perlomeno io non l’ho trovato, e ciò che esiste come pregio è derivativo, tra cui una copertina francamente troppo astratta e di difficile comprensione. Anche a me piace Alcest, ma per favore smettiamola di pubblicare dei “riassunti per sommi capi” del suo songwriting come questo; e questo vale per tutte le bands che si cimentano in qualcosa di simile. Senza offesa.
Track by Track
- Un terzo risveglio 60
- Oceano Stellare 55
- Evoluzione e stabilita' 50
- M 50
Giudizio Confezione
- Qualità Audio: 60
- Qualità Artwork: 55
- Originalità: 55
- Tecnica: 65
Giudizio Finale
56Recensione di Snarl » pubblicata il 19.02.2013. Articolo letto 1874 volte.
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